Aldo Bianchini
SALERNO – Da diversi anni, ormai, si parla spesso della mitica o famigerata Piazza della Libertà di Salerno che, almeno nelle intenzioni del suo progettista (Vincenzo De Luca, ndr !!), doveva essere tra le più grandi d’Europa e che, invece, è ancora lì incompiuta (tra cedimenti e rinforzi) e immersa nei dubbi e nelle ombre di diverse inchieste giudiziarie che si accavallano l’una sull’altra senza soluzione di continuità e senza una conclusione logica ed accettabile forse perchè incredibilmente disarticolate.
Chiarisco subito, per chi ancora non lo sapesse, che il governatore è anche tecnico progettista (ingegnere, architetto, urbanista … ognuno scelga la denominazione desiderata !!) di grandi opere pubbliche, soprattutto quando si tratta di fontane o di piazze; ad un solo patto, però; che siano le più grandi d’Europa.
Ma torniamo alla realtà di oggi; il 27 maggio scorso ho pubblicato un articolo a mia firma dal titolo “Piazza della Libertà: le tante verità !!”; su quell’articolo è stato postato un commento, lungo ed articolato, da parte dell’ing. Gaetano Perillo (lui sì che è progettista) che, nel ringraziarmi preliminarmente del fatto di averlo citato nel contesto del mio articolo, sciorina una serie di considerazioni che sono quasi tutte condivisibili. Con una eccezione, aldi là della mia riflessione principale che poteva apparire ed appare “retorica e nostalgica” c’è la “storia”, e la storia va sempre e comunque rispettata, e si poteva benissimo lasciare in piedi alcuni elementi della famose chiancarelle e dei magazzini generali che avrebbero avuto, forse, anche un effetto pittoresco nella necessaria modernità della Piazza e del Crescent. Anche nella baia di New York e di Ellis Island, nel pieno della supermodernità urbanistica e tecnologica, sopravvivono i ricordi di un’epoca oramai alle spalle: questa è storia.
L’ing. Perillo ha perfettamente ragione quando dice che nel nostro Paese “portare a termine un’opera di pubblico interesse richiede sforzi titanici, una pazienza infinita, nervi saldi, una conoscenza enciclopedica di norme decreti e regolamenti, reiterati confronti e verifiche affidati a tecnici e specialisti … un iter ovviamente che non può non approdare anche nelle aule giudiziarie, giustamente esigenti e gelose delle proprie prerogative anche sotto il profilo della tempistica occorrente per la definizione delle vertenze”. Chi vorrà potrà leggere per intero il commento dell’ing. Gaetano Perillo cliccando sulla pagina di questo giornale formata e pubblicata il 27 maggio 2019.
Mi preme adesso appuntare la mia attenzione sulle sconvolgenti e snaturate polemiche che sono rimbalzate sull’immaginario collettivo per colpa di una gara pubblica, per l’aggiudicazione dei lavori di messa in sicurezza della Piazza della Libertà, che era stata vinta dall’impresa “Sacco” e contro la cui aggiudica aveva presentato ricorso l’impresa Rcm-Rainone. Una disputa finita con la revoca dell’assegnazione alla Sacco che troppo frettolosamente, si disse, l’allora responsabile dei procedimenti di assegnazione (Alberto Di Lorenzo, ndr !!) aveva concesso. Una decisione che aveva scosso l’intero Palazzo Guerra (Comune di Salerno) e soprattutto aveva adirato il “cerchio magico” propenso a tutelare di più e meglio anche le giuste aspirazioni della Rcm-Rainone. Una decisione che aveva indotto il sindaco di Salerno Enzo Napoli a revocare tutte le rimanenti deleghe in capo al Di Lorenzo che si trovò, così, praticamente nei corridoi del palazzo dopo aver comandato per anni tutto e tutti. Ora Di Lorenzo è approdato addirittura alla “corte della Raggi” nel mitico Campidoglio romano.
Per quanto riguarda, invece, la lunga battaglia amministrativa e giudiziaria tra le due grosse imprese salernitane, guardandomi bene dal criticare la decisione di Di Lorenzo (scaturita, credo, da inappuntabili documenti e riferimenti legislativi) mi preme sottolineare il “peso politico” che le predette Sacco ed Rcm-Rainone hanno avuto ed hanno sull’intera gestione amministrativa del Comune di Salerno.
Entrambe partono alla pari, quasi, sul piano tecnico e strutturale delle rispettive aziende, ma se ci sposta sul piano del “peso politico” le cose cambiano subito e pendono in maniera vistosa dalla parte della Rcm-Rainone per una serie di fattori che gli intelligenti imprenditori di quest’ultima hanno da sempre saputo dare alla loro organizzazione ed al loro modello lavorativo. Basandosi sul principio che un’azienda per poter sopravvivere non deve pensare soltanto al lavoro da fare ma anche alla pianificazione strategica dei rapporti con personaggi e pubbliche istituzioni, che è la cosa più difficile da fare. E se non si riesce a fare questo vuol dire che non si possiede il “famoso quid dell’imprenditore”.
Ma i Rainone sono andati anche oltre; difatti la loro organizzazione imprenditoriale è basata anche su un apparato difensivo in grado di pianificare “strategie giudiziarie” di assoluto livello nazionale (la vicenda di cui sopra ne è testimone) con ricorsi al Riesame, al Tar, al Consiglio di Stato e viceversa; una strategia che è stata utilissima anche ai giudici del tribunale di Salerno quando hanno mandato assolti tutti gli imputati del “processo Crescent”. Sulla scorta delle varie azioni messe in campo dai Rainone i giudici si videro servire su un piatto d’argento le motivazioni per l’assoluzione; e questo, scusatemi se è poco, ha sicuramente avuto la sua importanza nella composizione del “peso politico” in favore dei Rainone rispetto ad altre aziende concorrenti nell’aggiudica dei vari lavori pubblici salernitani.
Senza fraintendimenti, è ovvio che “sulla carta” la gara di appalto non può tenere conto del peso politico, ma è tutto il contesto a tenerlo in debito conto; e questo senza togliere niente a nessuno.
Come è suo solito, il dr. Bianchini non manca di sottolineare uno degli aspetti fondamentali da rispettare ogni qualvolta si procede ad una operazione di ristrutturazione edilizia, ma non solo, e cioè il riferimento inevitabile ai richiami della “Storia”.
Negli Stati Uniti, non solo a New Jork ma anche in altre città – vedasi Filadelfia o Boston – è frequente constatare la coesistenza di imponenti grattacieli con edifici del passato, sia pure antico solo di qualche secolo.
Ma anche in Italia abbiamo, ad esempio, Genova dove è stato fatto un eccellente recupero dei magazzini portuali, riadattati ora per sale di conferenze, esposizioni, ecc.
È probabile che anche la vecchia area a ridosso del porto – quella delle cosiddette Chiancarelle – potesse presentare alcune caratteristiche peculiari da salvaguardare nei suoi aspetti più significativi, oltre naturalmente aver verificato che il o gli edifici, per così dire destinati al salvataggio, si sarebbero inseriti in maniera consona nel contesto urbanistico di prevista realizzazione.
Non sono a conoscenza di quali furono a suo tempo vincoli e mandati imposti al progettista incaricato dell’ammodernamento dell’area e della realizzazione delle opere architettoniche relative.
So che il Crescent in particolare fu oggetto di reiterati contrasti e di opposizioni anche in aule giudiziarie. Vennero prospettate soluzioni per un recupero parziale dell’esistente, anche perchè si riteneva prioritario salvaguardare gli aspetti paesaggistici riferiti allo sfondo della costiera.
Le cose sono andate nel modo che sappiamo, ma la piazza e l’ultimo settore del Crescent sono ancora da terminare: la legge del ritardo endemico è sempre vigente!!
A proposito però della Storia, le aree circostanti quella in questione offrono ancora validi motivi per azioni di recupero/restauro.
Lungo via Porto si intravedono dei magazzini non proprio belli a vedersi. Sono tuttora utilizzati o possono essere
adibiti a qualcos’altro dopo idonei lavori di ristrutturazione??
Andando verso il centro sul lungomare adiacente alla Villa Comunale si incontra una palazzina d’epoca (1925) che merita di essere ammirata per il suo inconfondibile stile architettonico: la Casa del Combattente. È la sede locale dei Lions Club e dell’Associazione Nazionale Marinai d’Italia ( per inciso, questi farebbero bene ad esporre una bandiera italiana più presentabile). Purtroppo lo stabile viene tenuto in una condizione molto precaria, con pareti scrostate, stucchi deteriorati e altri segni di una prolungata mancata manutenzione.
Ancora più deplorevole è poi la situazione esistente alle sue spalle.
Qui si vedono i ruderi cadenti di un edificio di incerta destinazione. È quasi addossato sia alla Casa del Combattente che alla Sala Pasolini e non mi spiego come possa essere stato realizzato in maniera così invasiva e fuori norma.
Mantenerli in tale stato non rappresenta una manifestazione esemplare di rispetto della Storia, sia da parte di privati coinvolti che delle pubbliche autorità. Operazioni che dovrebbero rivalutare il passato vengono così neglette e trascurate. Affiora allora il dubbio sulla reale possibilità che uno o due magazzini ex chiancarelle potessero avere davanti a sè anni di vita “rivitalizzata”.
E comunque in questo contesto sarebbe veramente un miracolo se si potesse mettere mano al vicino Centro storico e portare alla luce, opportunamente restaurati, edifici, palazzi, chiese risalenti a parecchi secoli fa.
Quanto alle capacità proprie dei capi di imprese edili, ma non solo, sono pienamente d’accordo che non bastano le sole doti tecnico/organizzative, ma anche come sapersi relazionare con altre realtà preposte alle subforniture e alla logistica. Basilare è poi il rapporto con il mondo politico legislativo e giudiziario che quasi sempre rappresentano punti di passaggio per arrivare al traguardo decisionale finale.
Ho letto recentemente che RCM Costruzioni si è aggiudicato, salvo diversa decisione per un ricorso avverso, un importante lavoro per l’ammodernamento e potenziamento di un Molo del porto commerciale di Taranto.
C’è da complimentarsi per questo successo conseguito lontano dalla sede di normale gravitazione.