Aldo Bianchini
SALERNO – I tatuaggi sono un problema ? Dal mio punto di vista certamente si. I tatuaggi sono un problema serio perché sono diventati una sorta di “tendenza” delle giovani società di oggi che piano piano si intrufola anche nei soggetti di mezza e di tarda età.
Inizialmente il tatuato veniva quasi additato come un diverso, la tendenza ha fatto sì che i diversi sono quelli non tatuati; oggi, per dirla tutta, bisogna avere almeno un tatuaggio sul proprio corpo e nelle parti più inaccessibili per i tatuati di professione, mentre il resto del corpo viene letteralmente preso d’assalto da enormi e vasti disegni che riportano tanto alla mente i geroglifici di egiziana memoria.
Colpa di chi ? Ovviamente della moda, come dicevo prima ma anche di chi, sportivi e calciatori in primis, ha favorito con la loro propaganda l’espandersi del fenomeno a livello quasi totalizzante.
In giro si vedono calciatori (famoso il caso di Naingolan, nella foto) che sembrano dei mostri, tanto sono stati tatuati sul collo, sulle braccia, sul torace, sulla pancia e sulle gambe (per rimanere alle parti del corpo più visibili); il tutto va bene fino a quando un calciatore o uno sportivo è in attività e viene acclamato per i suoi successi personali, ma cosa succederà quando smetterà di esibirsi pubblicamente e di essere al centro dell’attenzione universale e ritornerà ad essere una persona normale che deve vivere in società.
Non è facile rispondere, anche perché la moda dei tatuaggi è abbastanza recente e tale da non consentire, tranne sporadici casi, di compilare una statistica seria ed affidabile su come vanno a finire le storie di questi mostri imbrattati di vernice. Il problema è molto serio perché a farsi tatuare non ci vuole niente, bastano poche decine di euro; a cancellarli è tutta un’altra storia, occorre tempo, sofferenza fisica e psicologica e molto danaro. Ed i risultati non sono mai troppo soddisfacenti, perché le parti tatuate non ritorneranno mai allo stato d’origine.
In merito a questo fatto, del recupero del proprio corpo, il dibattito sociale e scientifico è lievitato ormai a livello planetario in ragione dell’espansione a macchia d’olio del fenomeno iniziale di chi si sottopone a tatuaggio.
Qualche settimana fa un mio caro amico “M.I.” (già docente universitario Unisa) mi ha scritto una sua riflessione al riguardo:
- Caro Aldo, sere fa, in un incontro informale presenti alcuni medici (dermatologi inclusi), si discuteva in particolare degli effetti potenzialmente dannosi dei tatuaggi. Non tanto al momento di farseli, quanto nell’evenienza prima o poi di volerseli togliere. L’enormità della richiesta di mercato nel mondo (soprattutto tra i giovani) sembrerebbe facilitare l’uso di prodotti (tinture varie ecc.) non sempre omologati (si pensa soprattutto a quelli provenienti da alcuni Paesi orientali tra cui la Cina). Dov’è il problema? Il problema nascerebbe soprattutto allorquando una persona decide, ad esempio, di sottoporsi ad esami clinici particolari (risonanze magnetiche? Radiologiche? Analoghe?). I risultati potrebbero essere condizionati? Altro problema fondamentale: nel momento in cui, magari dopo anni di assorbimento cutaneo del prodotto (specie quello realizzato con tinture non omologate), la persona interessata (ex giovani ad esempio) decide di sottoporsi a lunghi e dolorosi trattamenti per eliminare quei tatuaggi, il sistema linfoide (circolatorio ed immunitario) ne sarebbe danneggiato (come sembra)? E con quali conseguenze per la salute? Come tu ben sai le mode passano prima o poi. E ove la scienza dovesse diffondere prima o poi allarmi concreti per la salute, potrebbero esserci crolli verticali nel mondo per i tatuaggi. Una inchiesta a più puntate da parte tua con pareri qualificati di specialisti ed esperti di settore contattati nel mondo della medicina attirerebbe certamente l’attenzione dell’opinione pubblica nell’interesse esclusivo della salute di tutti. Vedi tu!
Nota Finale: Naturalmente, nel condividere pienamente le considerazioni del mio caro amico, raccolgo il suo invito e cercherò di interessarmi al problema con una maggiore intensità rispetto al passato; avendo sempre rispetto del pensiero e delle motivazioni che spingono una platea sempre più numerosa di giovani verso il mito fasullo dei tatuaggi.