I tempi correnti, Giannino di Lieto, una scrittura poetica che rende lezione

 

di Giovanni Maria di Lieto (figlio dell’Autore)

SALERNO – “Ferragosto, festa più mondana che letteraria, oggi purtroppo è diventata una ricorrenza rumorosa e spesso frustrante, legata al consumismo, e alla necessità di un divertimento fine a se stesso, che lascia più ricordi deludenti che percezioni di emozioni necessarie” (Ottavio Rossani, Blog Poesia del Corriere della Sera del 14 agosto).

La “Occasione” va còlta all’opposto e non sprecata per ricordare Giannino di Lieto, una delle voci più significative del Secondo Novecento italiano.

Giannino di Lieto (Minori, 1930 – 2006) è stato una figura esemplare della poesia italiana del Secondo Novecento, sempre incline allo smarcamento rispetto alle mode o alle tendenze imperanti (Massimo Migliorati).

È stato un poeta che ha svolto un raffinato discorso in modo tutto proprio, al di là dei comuni moduli della poesia italiana. Alla ricerca della Poesia Nuova, di una propria visione della poesia, della parola, della storia (“piccole grandi parti di vivere consumato per amore”).

L’Autore torna a noi – oltre le Mode – con “Estate”:

Estate

stagione

delle nudità vive

dei labili incontri

vanità delle cose

cieche nella luce

persiane stese

bestemmie gridate

dai vapori alle barche

che portano limoni

noi ci ritroviamo

bambini

soli

sulle rive del giorno

con la mano piena

di fulgide conchiglie.

Giannino di Lieto

da Poesie, Padova, 1969

 

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