Di Gaetano Amatruda
(vice coordinatore provinciale di Forza Italia)
SALERNO – C’è, nella città di Salerno, una vexata quaestio che coglie il sentire di una intera comunità.
Il centrodestra cittadino è, da troppo tempo, incapace di opporsi al sistema di potere. Le posizioni dei singoli, che pure esistono e sono apprezzabili, non hanno mai costituto un’alternativa credibile per il governo del capoluogo.
Bisogna invertire questa tendenza e per farlo bisogna, innanzitutto, parlare il linguaggio della chiarezza.
L’ultimo consiglio comunale di Salerno ha confermato la debolezza del centrodestra salernitano, e di Forza Italia in particolare, ha confermato la difficoltà di leggere i fatti, di essere interlocutore autorevole.
Nei momenti più delicati si finisce per cedere alla logica del sistema senza il necessario scatto di reni, con la insufficiente capacità di indicare una direzione di marcia.
L’astensione del gruppo consiliare di Forza Italia sul provvedimento riguardante il nuovo ospedale Ruggi ed il voto favorevole per coprire l’amministrazione sul pasticcio del difensore civico, sono il segno evidente della resa. Forza Italia è ciclicamente colpita della sindrome di Stoccolma.
Peggio ha fatto Zitarosa che ha votato, nei due casi, a favore. Nel carroccio c’è, ed è evidente, l’imbarazzo del gruppo dirigente, coerente e sempre opposto alla logica del sistema, rispetto alle posizioni del consigliere sempre ‘sensibile’ al richiamo deluchiano. Poca roba ma il carroccio dovrà chiarire.
L’ultima assise comunale è dunque, ed è l’aspetto da approfondire, la plastica rappresentazione di Forza Italia e delle sue indecisioni.
L’impegno dei singoli non è sufficiente e le denunce, senza una visione riformista, servono a poco.
Sul difensore civico bisognava opporsi al teatrino proposto dall’amministrazione e rilanciare sulla bocciatura della Giunta e sulla storica allergia dei ‘signori del vaporetto’ ad ogni forma di controllo, ad ogni istituto di partecipazione e vigilanza. La posizione di Forza Italia è stata incomprensibile e la volontà di difendere le prerogative del consiglio comunale, è stato questo il ritornello usato per spiegare la resa, risulta debole. Il politichese che copre improbabili accordi.
Sul Ruggi, poi, la decisione di trasformare l’irrilevanza del pensiero in posizione politica.
Che senso ha, in relazione ad un provvedimento che si ritiene strategico, l’astensione? Non incide nei processi, non consente di costruire consenso e soprattutto non aiuta a strutturate una proposta.
L’idea di essere ‘impotenti’ rispetto ad una progetto che viene presentato come ‘straordinario’, è atteggiamento suicida.
L’opposizione aveva il dovere di denunciare una operazione propagandistica e di andare oltre. Il ‘nuovo Ruggi’ è un regalo ai signori del mattone.
In Campania le aspettative di vita sono fra le più basse in Italia, ci sono meno prestazioni per i cittadini, la specialistica ambulatoriale non è mai stata così in affanno, le prestazioni domiciliari sono ridotte al lumicino, mancano medici ed infermieri, e la soluzione non è arricchire progettisti e signori del mattone.
Bisognerebbe assumere medici ed infermieri, puntare sulle nuove tecnologie, ammodernare le attrezzature ed aumentare le prestazioni ai cittadini.
Si potrebbe prevedere una ristrutturazione dell’attuale nosocomio e potenziare il sistema di rete con Cava e San Severino, sostenere le strutture private e non sprecare risorse.
Per proporre tutto questo servirebbe, però, una visione.
Nelle prossime settimane bisognerà lavorare in questa direzione.
Bisognerà superare i personalismi che hanno impedito ogni crescita, abbattere le rendite di posizione.
È il momento di chiamare a raccolta le migliori energie, quelle nuove e più libere. Nei confini, stretti e asfittici, del centrodestra salernitano (soprattutto quello presente a Palazzo di Città) c’è troppo poco. Sono chiusi nel Palazzo, non interrogano la società.
Non è utile la resa, non servirà a nulla ripetere qualche NO in Consiglio comunale.
Bisogna fare qualcosa in più. Recuperare le migliori esperienze, che pure ci sono, ed immaginare qualcosa di più grande. Uno spazio di confronto e libertà, un luogo dove far circolare idee e progetti. Un posto, insomma, per i visionari del futuro.