da dr. Vincenzo Mele
SALERNO – Nella giornata del 31 Luglio Primo Levi avrebbe compiuto cento anni. Nato nel 1919 a Torino da una famiglia di origine ebrea, si diplomò nel 1937 al Liceo classico “Massimo D’Azeglio”, dove ebbe come compagna di classe la futura autrice e traduttrice Fernanda Pivano; successivamente si iscrisse alla facoltà di Chimica presso l’Università di Torino. Ma le Leggi Razziali erano dietro l’angolo e Levi, laureatosi con lode nel 1941, lasciò Torino nel ’42 per lavorare in una fabbrica svizzera di medicinali a Milano entrando, contemporaneamente in contatto con Partito d’Azione per la lotta antifascista. Dopo l’Armistizio del 1943 si rifugiò in Valle d’Aosta, ma venne arrestato dalla milizia fascista e portato a Carpi da dove, nel Febbraio del 1944, venne deportato insieme ad altre 6.500 persone al campo di concentramento di Auschwitz.
Ammalatosi di scarlattina riuscì a sfuggire alle terribili “Marce della Morte” e, per una serie di fortunate coincidenze, riuscì a sopravvivere e a salvarsi, grazie all’arrivo dell’esercito sovietico ad Auschwitz il 27 Gennaio 1945.
Il ricordo di quell’esperienza lo segnò profondamente trasformandolo in ateo convinto; tornato in Italia scrisse il suo primo capolavoro letterario: “Se questo è un uomo”, edito nel 1947.
Nonostante il rifiuto di case editrici come l’Einaudi, si fece avanti la De Silva che pubblicò il manoscritto. Nonostante la critica favorevole, tra cui un’ottima recensione da parte di Italo Calvino in un articolo de “L’Unità”, solo 1.500 copie furono vendute a Torino. Tuttavia la prima opera di Primo Levi fu uno dei primissimi romanzi dedicati al tema della Shoah.
Una seconda riedizione del libro nel 1955 trovò un grandissimo successo sia di pubblico che di critica, grazie anche all’interesse delle giovani generazioni alla vita dei prigionieri nei lager tedeschi. Grazie all’inatteso successo mondiale, Levi continuò a scrivere e pubblicò, nel 1963, “La tregua”, romanzo autobiografico dove egli raccontò il viaggio di ritorno da Auschwitz alla natia Torino.
“La tregua” ricevette il Premio Campiello nello stesso anno e, dopo essere andato in pensione nel ’75, dedicò il resto della sua vita alla scrittura. Dopo il romanzo “La chiave a stella” nel ’78 che ricevette il Premio Strega nel ’79 pubblicò un altro romanzo, sempre legato al ricordo dei lager, “Se non ora, quando?” che fruttò a Levi sia il Premio Campiello che il Premio Viareggio nel 1982.
Pubblicò una raccolta di saggi nel 1986: “I sommersi e i salvati” dove trattò ancora una volta il tema dell’Olocausto. Primo Levi morì in seguito ad una caduta nella tromba delle scale a Torino l’11 Aprile 1987, a 67 anni.
Primo Levi fu omaggiato dal cinema con il riadattamento de “La tregua” diretto da Francesco Rosi nel ’97 con John Turturro nei panni dello scrittore ebreo; nel 2006 Davide Ferrario diresse il documentario “La strada di Levi” dove ripercorse le tappe fondamentali del ritorno a casa dello scrittore, con la voce narrante dell’attore Umberto Orsini.
La Rai, nella giornata del suo centesimo compleanno, ha voluto ricordare lo scrittore tramite i suoi canali televisivi e radiofonici.