Aldo Bianchini
MONTE SAN GIACOMO – Ai primi spetta sempre l’onore ma anche l’onere di rompere dei tabù ovvero degli schemi preordinati che, in pratica, governano la vita associativa di oggi, come di ieri.
Questa volta l’onore, ma soprattutto l’onere, è toccato ad uno dei figli più illustri non solo del Vallo di Diano ma anche dell’intera regione Campania; l’onore di ricevere un riconoscimento che ancora non è molto conosciuto (è la sua prima edizione) ma che si ripromette di esserlo nel breve volgere di qualche anno quando le condizioni organizzative saranno necessariamente riviste, riorganizzate e professionalizzate al meglio; l’onere di averlo ricevuto nel paese che gli ha dato i natali, Monte San Giacomo, dove quasi tutta la sua famiglia d’origine vive e lavora proficuamente e laboriosamente; a cominciare dalla mamma, la scrittrice Barbara D’Alto, che era presente tra il folto pubblico festante.
E’ toccato, manco a dirlo, a Michele D’Alto (medico – cardiologo – ricercatore) rompere quei tabù di cui prima e di salire sul palco dove un volenteroso presidente di un’associazione locale, ben supportato (meno male !!) dal sindaco Raffaele Accetta, gli ha consegnato il riconoscimento denominato “San Giacomo d’oro” proprio nel pieno della festa patronale del 25 luglio per la quale accorrono tutti i sangiacomesi e in tanti arrivano anche dall’estero. Il momento migliore, quindi, per festeggiare ed omaggiare, da quest’anno per il futuro, i sangiocamesi doc che si sono distinti nel paese d’origine e nel mondo per le loro qualità professionali, istituzionali, commerciali, imprenditoriali, sportive, ecc. ecc.
Michele D’Alto è stato il primo di una lista che si annuncia lunga ed interessante per i prossimi anni, soprattutto quando il livello organizzativo farà almeno il pari con l’idea concettuale; la manifestazione dell’altra sera nella piazza di Monte San Giacomo è stata lacunosa sotto molti punti di vista, ma è emerso con molta chiarezza lo spirito che l’ha animata e che sicuramente l’animerà in futuro; anche perché la scelta dei personaggi cui con segnare il riconoscimento viene fatta dalle tante associazioni che hanno sede sia nel paesino inerpicato sulle pendici del Cervati che in tante altre nazioni del mondo, a cominciare dagli Stati Uniti d’America per finire alla Germania ed alla Svizzera dove il fenomeno della “migrazione lavorativa” è stato sensibilmente più alto che in altri Paesi.
Ma chi è Michele D’Alto ?; la risposta a questa domanda doveva venire dal palco della festa di San Giacomo; io ero presente in prima fila e posso testimoniare che in parte è mancata, anche se il sindaco ha cercato di illustrare alla folla di presenti le caratteristiche e le qualità scientifico-professionali del notissimo cardiologo sangiacomese.
Cerco di provare a dare io una risposta più composita, e per farlo ripropongo, pari pari, ciò che ho avuto modo di scrivere nell’aprile del 2018 sempre su questo giornale:
- Michele D’Alto viene da una famiglia della buona borghesia locale caratterizzata da una esponenziale professionalità di tutti i suoi componenti; una famiglia che è stata in grado di dare all’intera comunità sangiacomese momenti di crescita, ed a gran parte delle nuove generazioni obiettivi di svolta etico-sociale. A mio opinabile giudizio Michele D’Alto appartiene a quella generazione di medici che ha ereditato tutti i pregi ed ha scremato tutti i difetti della generazione precedente costituita, in massima parte, da personaggi connotati da un odioso e radicato “don” che per decenni aveva innalzato una vera e propria barriera tra l’essere medico e l’essere cittadino normale, sebbene dal profilo professionale anche elevato. Insomma Michele D’Alto rappresenta quella specie di “passaggio” dall’epoca in cui in ogni paese c’erano, si e no, un paio di medici a quella in cui fortunatamente i medici sono tanti e nessuno viene più apostrofato con il “don”; un passaggio che ha sensibilmente umanizzato il difficile rapporto tra medico e paziente nell’ottica dell’abbattimento degli ultimi sprazzi di un antico e brutto retaggio che, forse, è alla base anche del problema odierno dell’aumento delle aggressioni nei confronti di questi professionisti che nella stragrande maggioranza dei casi lavorano e operano sempre e soltanto nell’ottica del giuramento di Ippocrate.
Questo sul piano personale e familiare, su quello professionale, invece, Il dott. Michele D’Alto è specialista in cardiologia. È responsabile dell’U.O.S. “Management cardiocircolatorio dell’ipertensione polmonare” presso la Cardiologia SUN dell’Azienda Ospedaliera Specialistica dei Colli – Monaldi – Cotugno – CTO di Napoli. È Stato Docente nella scuola di Specializzazione in Cardiologia. Inoltre, è membro di diverse società scientifiche ed è autore di pubblicazioni in Peer-Reviewed di livello internazionale e nazionale.
L’ultimo grosso successo, in ordine di tempo, per il cardiologo sangiacomese risale al maggio di quest’anno quando dal 9 all’ 11 ha organizzato e diretto il convegno internazionale di Capri sulla “ipertensione polmonare”; un convegno dal titolo suggestivo ed accattivante “Mettiamola alle corde” che fa trasparire tutto l’impegno professionale ed organizzativo che Michele D’Alto ha profuso, insieme ad una squadra di capaci e tenaci professionisti, nella lotta contro una delle malattie più subdole e letali che si conoscono. E nel corso del convegno il nostro cardiologo ha lanciato anche uno degli slogan più efficaci della medicina moderna: “hit hard and hit early” ovvero “colpisci forte e colpisci subito”.
E sono state proprio queste caratteristiche che, anche se non stimolate, sono prepotentemente venute fuori dal suo breve ma conciso discorso-ringraziamento che a braccio ha pronunciato dal palco della festa sangiacomese: volontà, applicazione, professionalità e, soprattutto, lavoro di squadra; questo l’importante messaggio che Michele D’Alto ha lanciato ai tanti giovani dell’intero Vallo di Diano che studiano, si sacrificano, viaggiano ogni mattina; a tutti loro Michele ha detto che devono mettere alle corde ogni problematica e devono sempre agire in maniera forte e subito. Soltanto così, ha concluso, si apriranno le strade del successo; un successo che lui personalmente ha inseguito per anni piegandosi sui libri ed acquisendo un bagaglio di esperienza diretta sul campo tra mille sacrifici.
Un successo che, oggi, lo ripaga pienamente; un successo che gli viene riconosciuto con stima ed apprezzamento dal suo paese, Monte San Giacomo; ed essere profeta in patria non è assolutamente impresa facile.