Don Nunzio: il “pallio” di Bellandi, i moschettieri del Papa e le temute verità

 

Aldo Bianchini

Papa Francesco

SALERNO – Nell’attesa dell’arrivo del “pallio” a Salerno previsto per il prossimo 14 settembre 2019, è stato benedetto sabato 29 giugno scorso in Vaticano direttamente dalle mani del Papa, e consegnato ad Andrea Bellandi per prova, ovviamente, in quanto potrà poi indossarlo soltanto da sabato 14 settembre.

I palli benedetti da Papa Francesco sono stati ben 31 e tutti da attribuire nei prossimi mesi ad altrettanti “arcivescovi metropoliti” sparsi in tutto il mondo e Mons. Andrea Bellandi sarà il prossimo arcivescovo metropolita della diocesi dii Salerno-Campagna- Acerno.

Mons. Andrea Bellandi, arcivescovo di Salerno

I 31 nuovi arcivescovi altro non sono se non i nuovi “apostoli” del Papa per completare il quadro di rinnovamento finalizzato ad un controllo totale della Chiesa Cattolica che “Francesco” sperava di poter attuare all’indomani della sua elezione al Soglio Pontificio ma che, di fatto, è ancora lungi da venire.

Con i nuovi Arcivescovi, però, tenta di realizzare (come si dice nelle Alte Sfere romane) il suo sogno di “mutamento radicale” all’interno della Chiesa e, quindi, li ha scelti uno per uno centellinandoli tra qualche migliaio di aspiranti e, soprattutto, tra micidiali congiure di palazzo mai registrate prima; i cosiddetti “31 moschiettieri del Papa” sono dunque, o dovrebbero essere, personaggi assolutamente devoti al Santo Padre.

Per questo non segreto motivo, si dice sempre in Vaticano, il Papa li ha voluti incontrare uno per uno nel corso di una due giorni (giovedì e venerdi 27 e 28 giugno) di estenuanti “colloqui bilaterali” assolutamente segreti e secretati.

Vaticano, consegna dei palli ai 31 nuovi arcivescovi

I bene informati sostengono che il colloquio più lungo il Papa lo abbia riservato proprio al suo pupillo Andrea Bellandi che verrà a Salerno per ripianare e placare una diocesi che negli ultimi anni ha attraversato molte tempeste tra uragani e maremoti. E c’è anche chi sussurra, ben celato dietro gli ampi tendaggi di Santa Marta, che il nuovo arcivescovo di Salerno abbia avuto addirittura l’ardire di chiedere al Santo Padre di dirgli la verità, tutta la verità, nient’altro che la verità sulla reale situazione della chiesa salernitana da mons. Pierro ad oggi. Il Santo Padre, ovviamente, si sarebbe speso in racconti e consigli basati su quelle poche cose che Lui conosce o che gli sono state raccontate su Salerno; poco, pochissimo, rispetto a quanto accaduto in questa diocesi che un tempo era fiorente e che oggi beccheggia paurosamente. Insomma, come dire che la sfida del Papa è quasi sovrapponibile a quella di Mons. Bellandi che viene a Salerno senza conoscere niente della chiesa praticata e praticante, o almeno conoscendo soltanto quello che i “nuovi sovrani” (dopo la rovinosa caduta di Gerardo Pierro) gli hanno raccontato per continuare a difendere l’esercizio non spirituale ma materiale del loro potere terreno.

Mons. Luigi Moretti, arcivescovo emerito di Salerno

E certe cose, purtroppo, non potrà neppure suggerirgliele l’arcivescovo uscente Mons. Luigi Moretti perché nemmeno a lui sono state raccontate da chi avendo abbattuto la diga di Pierro stava per conquistare il potere curiale.

Ma cosa dovrebbe sapere Mons. Andrea Bellandi ? Tantissime cose, tra le quali quelle più importanti che qui di seguito vengono elencate:

  • il mito carismatico del gesuita don Salvatore Pagano (scomparso qualche anno fa) che riuscì ad avvicinare alla Chiesa diverse decine di giovani divenuti poi sacerdoti;
  • la riorganizzazione della Chiesa salernitana con l’arrivo di tanti giovani sacerdoti tra i quali spiccò subito l’estro e il genio di “don Nunzio Scarano” oggi in caduta libera;

    Mons. Nunzio Scarano con Papa Francesco
  • la scelta di Don Nunzio per gli alti incarichi in Vaticano ieri, e della sua ostracizzazione oggi;
  • la Santona di Montecorvino e del culto promosso dalla stessa in piena antitesi con il dogma della Chiesa ufficiale;
  • la nascita e la crescita de “Il Gregge” i cui esponenti oggi dominano la curia salernitana e provinciale;
  • le diffide proposte contro “Il Gregge” da mons. Pierro;

    Mons. Gerardo Pierro con Papa Giovanni Paolo II
  • i rapporti della curia con le massime autorità politiche cittadine (Pierro andò addirittura a votare per le primarie del PD);
  • le accuse infamanti ma irreali contro lo stesso mons. Pierro che portarono allo scontro rovinoso della Curia con la politica e con la magistratura;
  • le accuse che hanno portato, in questi ultimi anni, mentre ai vertici della curia c’era l’emerito arcivescovo Moretti, alla completa defenestrazione di Mons. Scarano dai vertici dell’APSA;
  • lo sfascio del Tribunale Ecclesiastico e le velenose vendette al suo interno;
  • Per finire allo scandaloso e pericoloso rapporto tra i presunti angelici portatori di San Matteo e la Curia di Moretti.

Ma queste sono soltanto piccole parti di un puzzle molto, ma molto, più grosso che

il nuovo Arcivescovo dovrebbe cercare di ricomporre andando alla riscoperta di tutti quei pezzi mancanti che “astuti artificieri della Curia” riescono da decenni a tenere ben nascosti finanche agli occhi (forse un pò distratti !!) degli osservatori del Vaticano.

da sinistra: don Comincio Lanzara, Mons. Gerardo Pierro, on. Vincenzo De Luca

Per carità, non è il caso qui, da queste righe, di avviare un esame critico della situazione ma mi verrebbe da dire che si stava molto meglio quando (solo secondo i nuovi artificieri) si stava peggio; ovvero ai tempi di don Comincio Lanzara (il sacerdote che ha attraversato quarant’anni di storia della curia salernitana) e di S.E. Mons. Gerardo Pierro che con grande intuito manageriale aveva, tra l’altro, prescelto ed indicato al Papa (San Giovanni Paolo II) l’astro nascente della Chiesa Salernitana, don Nunzio Scarano, che lasciò il suo incarico dirigenziale in  banca per donarsi, animo e corpo, alla Chiesa.

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