GIUSTIZIA: due ex magistrati litigano sulla Fondazione Menna … dietro cosa si nasconde ?

 

 

Aldo Bianchini

 

SALERNO – Una polemica lunga, inquietante, paradossale, quasi stucchevole; questo il risultato della lunga lite tra due ex magistrati sulla organizzazione sociale e sul futuro della “Fondazione Menna”.

Se due ex magistrati litigano furiosamente coinvolgendo anche altre persone la storia potrebbe, comunque, essere diversa da quella raccontata, arrivando a fare scrivere all’architetto Alberto Cuomo (noto per la sua palese avversione contro certa magistratura) che: “Fanno in qualche maniera sorridere le invettive, lanciate da queste pagine, dall’ex giudice Michelangelo Russo contro la politica culturale proposta dal suo ex collega Claudio Tringali quale presidente della Fondazione Filiberto e Bianca Menna. Sorridere perché nell’attacco a testa bassa di Russo nei confronti di Tringali sembra trapelare una sorta di gelosia per il ruolo ricoperto dall’amico, tanto malcelata da fargli offrire indicazioni su come dovrebbe gestire l’ente … Entrambi i due ex magistrati, infatti, non hanno nascosto, pur quando erano in servizio, la loro relazione con De Luca, ed anzi, al tempo degli arresti del sindaco Giordano, non era raro vedere il procuratore aduso alle manette in compagnia del neo sindaco di Salerno nella sede del Circolo Velico, che qualche anno dopo avrebbe visto la presidenza Tringali” (fonte Le Cronache del 19 marzo 2019).

La lite era scoppiata all’improvviso nel novembre 2018 in seguito allo stanziamento da parte della Regione di 1milione di euro in favore della Fondazione che per meglio gestire contributi e donazioni (si è parlato di un pianoforte e di una novantina di sedie donate dalla moglie di Tringali per scalare la vetta della “Amici della Fondazione”, un’associazione creata alla bisogna per favorire anche l’ascesa della signora) ha demandato tutto il modello organizzativo appunto all’Associazione Amici della Fondazione Menna.

E già il 17 novembre 2018, sempre su Le Cronache, l’ex giudice Russo ha incominciato a sparare a zero sul suo ex collega arrivando finanche a chiedere pubblicamente la restituzione della quota sociale pari a 70 euro in quanto non condivideva niente della politica culturale proposta dall’ex collega.

Per non parlare della vignetta, gustosa ma inquietante, che lo stesso Russo ha pubblicato sempre su “le Cronache” del 1° maggio 2019; se è vero che le vignette parlano più di un articolo o di u8n libro, in questo caso è assolutamente esaustiva perché annuncia la “colata a picco” della prestigiosa Fondazione.

Ma ritorniamo al 20 marzo 2019 quando Michelangelo Russo rintuzza subito il contenuto dell’articolo scritto da Alberto Cuomo: “… E veniamo alla liaisons dangereus che avrebbero contrassegnato le vite parallele, per citare Plutarso, di Russo e Tringali con l’attuale governatore. Questa leggenda metropolitana dell’amicizia che mi legherebbe a De Luca mi perseguita da oltre vent’anni. E’ talmente insistente, seppure del tutto inventata, che prima che il Collegio della Corte di Appello, da me presieduto, giudicasse l,’ex sindaco, condannato in primo grado, dovetti rintuzzare in sede istituzionale, nel 2016, una odiosa interpellanza parlamentare che allertava il Ministro e il CSM sui miei legami presunti con governatore dedotti da elucubrazioni comiche e dai luoghi comuni della leggenda metropolitana predetta. Come il prof. Cuomo certamente sa, la sentenza dell’appello fu di assoluzione per il governatore, che rischiava la carica in caso di condanna. La sentenza di assoluzione fu confermata in pieno dalla Cassazione, con parole elogiative per l’equilibrio del verdetto. E’ forse questa la mia colpa, agli occhi dell’architetto Cuomo, da sempre in antitesi con De Luca. Cuomo lo dica chiaramente  ! Quanto all’amicizia di De Luca con Tringali, va detto che i rapporti tra i due rimontano ai tempi lontani della frequentazione comune dell’oratorio dei Salesiani al Carmine …”.

E’ vero che le leggende metropolitane, come dice Michelangelo Russo, producono soltanto dei luoghi comuni perniciosi e difficili da sconfiggere che lasciano sullo sfondo sfumati e sfumanti dubbi che solo l’attore principale con specifiche denunce può smantellare, se non cancellare, dall’immaginario collettivo della gente; del resto in una eventuale azione giudiziaria anche in sede civile l’ex procuratore Russo potrebbe far valere anche un aspetto che oggi nessuno mette in evidenza: è l’unico degli ex magistrati sessantottini a non aver ricevuto nessun incarico dal sindaco e governatore Vincenzo De Luca (ma di questo scriverò a parte) ed è anche l’ex magistrato che trasse a giudizio un collega giornalista (oggi parlamentare) che fu condannato al risarcimento dei danni provocati dalla diffusione di una mitica e fantasiosa, in quanto mai provata, cena insurrezionale tra Orazio Boccia, Vincenzo De Luca, Claudio Tringali e Michelangelo Russo ai tavoli del ristorante “Il Timone” a poche ore di distanza dal ricevimento di uno dei primi avvisi di garanzia per l’ex sindaco.

Bisogna altresì dire che nel corso di tutta la lunga, stucchevole e paradossale “vicenda Fondazione Menna” l’ex magistrato Claudio Tringali, manifestando un tratto comportamentale etico ed elegante, non si è mai fatto travolgere dalle polemiche e non ha mai rintuzzato gli attacchi nonostante fosse stata invischiata nella vicenda la sua gentile signora.

In questi mesi è entrato a testa bassa nella bagarre anche l’avv. Oreste Agosto (presidente dell’Associazione Liberamente Insieme e storico oppositore contro la costruzione del Crescent) che ha chiesto addirittura l’intervento della Guardia di Finanza e della Procura della Repubblica “per ciò che concerne la destinazione di parte dell’immobile della sede della Fondazione all’uso esclusivo dell’Associazione Amici della Fondazione, presieduta dalla consorte del presidente Tringali”.

E su tutto questo, l’ex magistrato Michelangelo Russo, ritorna ancora all’attacco e chiede a muso duro che l’ex collega Tringali dia delle risposte rapide e convincenti per non mettere in discussione la brillante carriera di magistrato che ha alle spalle.

Un bel guazzabuglio, non c’è che dire, che consente di porre una legittima domanda: “Cosa c’è dietro la Fondazione Menna se per una semplice poltrona e la gestione di pochi fondi si è scatenata tutta questa inquietante vicenda ?”.

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