Aldo Bianchini
SALERNO – Continuano gli incontri con l’avv. Gaspare Russo (già presidente della Regione Campania, già presidente della CCIAAA e già sindaco di Salerno) che in questa puntata ha incentrato la sua attenzione sulla lunga telenovela della realizzazione dell’ampliamento del raccordo autostradale SA-AV che è in gestazione da alcuni decenni e che si avvia a tagliare il traguardo del lavoro pubblico più lento della storia, così come della destinazione del Campus.
Presidente, ancora una volta si ritorna a discutere del raccordo autostradale che dovrebbe collegare Salerno ad Avellino e viceversa; la questione nasce molti anni addietro. Ce la può spiegare ?
- E’ una lunga e complicata storia.
Cercherò di ricordare i momenti salienti. Nel 1980 fu varato un piano da parte dello Stato, della regione Campania e dell’ANAS per la grande viabilità.
A noi interessa, in particolare, quella relativa all’area salernitana.
Nelle priorità di questo piano decennale dell’ANAS era previsto il prolungamento dell’autostrada CE-Mercato S.S. fino ad Eboli-Contursi.
Non sfugge a nessuno che questa realizzazione, sulla quale tutte le forze politiche e sociali, come al solito, si erano dichiarate di accordo, in prosieguo non fu mai realizzata.
Probabilmente dovrebbe esistere negli archivi dell’ANAS un progetto di massima. Come al solito non se ne fece nulla.
Va da se che se questo tronco a regime autostradale fosse stato realizzato, l’area salernitana sarebbe ritornata beneficiaria a vantaggio dell’imponente traffico ordinario e, quindi, sarebbe stato sottratto alla circolazione internazionale e nazionale Nord-Sud.
La conseguenza ovvia sarebbe stata che l’area salernitana, sottraendo la circolazione nord-sud, sarebbe stata beneficiata, semplificando non soltanto la circolazione ordinaria, ma soprattutto apportando un decisivo contributo in favore dei traffici diventati impossibili dal porto mercantile di Salerno, ivi comprese LE V IE DEL MARE.
Presidente, e poi cosa è successo ?
- Dopo il terremoto del novembre del 1980 la Regione fu obbligata a predisporre in tempi brevissimi un piano regionale di sviluppo.
Con la legge post-terremoto (Legge n. 219/81) la regione fece questo piano, che successivamente fu anche approvato dal CIPE, con l’indicazione delle opere da realizzare nei vari settori di intervento, la dotazione dei finanziamenti necessari, l’indicazione degli Enti che dovevano attuarlo.
Io allora ero presidente del gruppo regionale D.C. e senza false modestie devo dire che con la conoscenza della situazione e per il ruolo che rivestivo ero l’unico soggetto predisposto.
Come risulta dagli atti pubblici e dai successivi interventi in Consiglio Regionale il piano da me formulato fu approvato all’unanimità, anche se formalmente presentato dalla Giunta Regionale.
E perché non fu mai attuato ?
- Né il Comune capoluogo, né la CCIAA, né la Provincia, né il Consorzia Aree Industriali si attivarono minimamente per utilizzare i fondi stanziati, che come sempre è successo nelle pubbliche amministrazioni in caso di inattività da parte degli Enti destinatari, vanno cancellati e persi.
Presidente, in questo calderone finì anche il raccordo SA-AV ?
- Finì tutto, forse per il raccordo Mercato SS-Salerno-Eboli si salvò episodicamente soltanto qualche lotto. Insieme alla politica la grande assente fu l’ANAS. Viceversa si salvò un unico intervento: la creazione a Fisciano del Campus Universitario.
E come mai si salvò soltanto il Campus ?
- Si salvò perché io nel piano, e lo dico con orgoglio e senza tema di smentita, avevo inserito nel piano la realizzazione del Campus Universitario a Fisciano con un finanziamento di 80miliardi delle vecchie lire e con la destinazione come Ente attuatore all’Università di Salerno. Debbo aggiungere che non vi era mai stata alcuna richiesta di finanziamenti per questa via legislativa da parte delll’Università.
Presidente, quindi il Campus è stato realizzato per un suo diretto intervento ?
- La storia è questa. Alla riunione del CIPE il ministro avellinese Salverino De Vita creò qualche problema e fece diminuire leggermente lo stanziamento. Ma non si poteva opporre per almeno due verità; in primo luogo perché il piano predisposto dalla Regione con l’indicazione del deposito finanziario e degli Enti attuatori era stato indicato con chiarezza e poi perché, a parte i rapporti tra me e il gruppo avellinese della corrente di base, di cui uno dei principali esponenti era proprio il ministro De Vita, si sarebbe creato su u n problema fondamentale una rottura politica che non conveniva a nessuno.
Presidente mi tolga un a curiosità. Perché l’Università è stata creata a Fisciano e non nel centro di Salerno o nelle zone adiacenti dove avrebbe trovato una collocazione più imponente ed austera ?
- La risposta non può esaurisri in poche battute ma va affrontata con l’organicità del clima e delle scelte dell’epoca che non dipendevano soltanto da me.
Erano collegate ad una serie di realizzazioni per rafforzare il rapporto tra la Città e il Campus