Al voto per l’Europa

 

da Angelo Giubileo

 

L’Europa è nota culturalmente come “Il Vecchio Continente”. Ma, politicamente, si tratta invece di un’organizzazione recentissima, che vive da circa 70 anni e che da circa una generazione appena, 15-20 anni, è rappresentata dall’Unione Europea, per l’appunto un’organizzazione internazionale politica ed economica che comprende attualmente 28 differenti organizzazioni di stati sovrani e in definitiva i cittadini di 28 paesi membri. La differenza tra cultura e politica è essenziale e tale da farci capire a cosa serva, in concreto, la politica.

Un film americano del 2018, uscito in Italia con il titolo Vice-l’uomo nell’ombra, ripercorre a grandi linee la vita di Dick Cheney, divenuto vicepresidente degli Stati Uniti (2001-2009) con G. W. Bush nell’epoca dell’attacco alle Torri Gemelle e la conseguente dichiarazione di guerra all’Iraq di Saddam Hussein. Su tutte, una scena del film ci offre la chiave di lettura della vita del personaggio intrisa della vita politica dell’epoca. A inizio carriera e di fronte al proprio mentore, già quasi all’apice di una carriera, il sempre più notorio Donald Rumsfeld, il giovane Cheney chiede: “Noi in cosa crediamo?”. Rumsfeld immediatamente scoppia in una fragorosa, eloquente e sardonica risata, a cui non serve aggiungere alcuna risposta. La politica non è un atto di fede o verità. L’abbiamo scritto e ripetuto tante e tante volte, fino quasi alla noia. Ma è sempre bene ripeterlo.

Dalla pace di Westfalia (1648) – che pose fine alla Guerra dei Trent’anni (1618-1648) – a oggi, l’Europa ha attraversato quattro secoli di guerre e di pace, una pace che oggi, come si diceva, dura da circa 70 anni. Una pace, che sempre è dipesa e dipende da una politica capace di regolare in modo efficace, ovvero attuando i compromessi che si sono resi e si rendono necessari, gli interessi utilitaristici delle diverse parti coinvolte nel gioco della grande Scacchiera. La Grande Scacchiera è infatti anche il titolo italiano di un bestseller della narrativa politica, il cui autore, Zbigniew Brzezinsky è stato consigliere per la sicurezza di un altro presidente americano, Jimmy Carter (1977-1981). Nel libro è essenzialmente spiegato perché gli Usa decisero di aggredire mediante l’organizzazione militare della Nato l’allora Federazione Jugoslava di Tito, posta geograficamente al centro dell’allora territorio politico europeo.

Oggi, gli attuali sviluppi della politica europea e internazionale fanno senz’altro presagire almeno l’opportunità – se non la necessità – che l’organizzazione dell’Unione Europea non sia indebolita dagli esiti del voto del prossimo 26 maggio. I partiti sovranisti, altro termine inappropriato come l’altro in uso di populisti, hanno smesso di rivendicare l’uscita dall’organizzazione comune. Consapevoli anche del fatto che perfino la vicenda della Brexit non sia ancora orientata a una soluzione definitiva, tanto che i paesi della Gran Bretagna parteciperanno anch’essi alle elezioni del prossimo Parlamento europeo. Pertanto, è bene che il cittadino europeo faccia i propri conti con quella che è la realtà odierna; evitando di credere o perseguire disegni astratti, che appartengono soltanto alle ideologie dei partiti, e viceversa avendo chiaro che scopo reale e quindi concreto della politica è soltanto quello di garantire e mantenere un efficace compromesso tra i diversi e anche opposti interessi in gioco.

Dal 1979 a oggi, nella composizione dei Parlamenti europei che si sono succeduti, è stata sempre garantita una maggioranza politica di governo in base a un accordo forte e stabile di compromesso tra la destra dei Popolari e la sinistra dei Socialdemocratici. Dopo circa 40 anni, pare proprio che questo accordo di pace debba essere rinegoziato con modalità e termini nuovi, mostrando maggiore attenzione verso la destra degli schieramenti, scelta che traduce una maggiore attenzione sia verso i paesi che a est hanno costituito il Gruppo di Visegrad sia verso i paesi che a sud si affacciano sul Mediterraneo, e tra questi in particolare l’Italia.

 

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