Aldo Bianchini
CAPRI (NA) – Da oggi e per tre giorni la più bella isola del mondo, Capri, ospiterà nei saloni dell’ Hotel La Palma uno dei convegni di medicina più interessanti degli ultimi anni.
Si discuterà di “ipertensione polmonare”, una malattia insidiosa, pericolosissima e molto difficile da stanare; fino a qualche tempo fa veniva definita “orfana di diagnosi” per via del ritardo con cui i pazienti affetti da tale patologia arrivavano all’identificazione del male che, spesso scambiato per stress o con eccessiva pigrizia, poteva portare a morte sicura.
Protagonista assoluto, ideatore e regista dell’incontro internazionale tra i maggiori esperti del mondo è il giovane medico valdianese Michele D’Alto (fondatore e responsabile del Centro per la diagnosi e la cura dell’ipertensione polmonare all’Ospedale Monaldi di Napoli); un medico che sfugge per caratterizzazione personale e per educazione alle luci dei riflettori che illuminano il palco e spesso danno una visione distorta dell’attore protagonista.
Un medico, Michele D’Alto, che ha scelto di rimanere lì dove ha studiato e dove si è laureato, ovvero nella sua terra di adozione: “Napoli”; e la città partenopea gli sta restituendo, anche se lentamente, tutta l’attenzione che merita grazie alla sua innata umiltà ed alla sua eccellente professionalità.
Per tre giorni Capri ospiterà i maggiori esperti mondiali per accendere i riflettori su quello che attraverso un brain storming il bravo D’Alto ha definito il “‘Fifth Focus on Pulmonary Hypertension” e che sarà utilissimo anche, se non soprattutto, ai giovani medici desiderosi di crescere e di cimentarsi nella lotta contro uno dei mali più insidiosi che l’uomo conosca.
Semplice e chiara, come nel suo costume, la dichiarazione introduttiva del dr. Michele D’Alto: “E’ un appuntamento importante, un brain storming sull’ipertensione polmonare tra i maggiori esperti mondiali. E’ un appuntamento che è diventato un ‘must’ ma che quest’anno ha ricevuto un riconoscimento importante in quanto la Società europea di cardiologia ha voluto dare il suo patrocinio che è per noi il riconoscimento più alto e prestigioso e che ci premia del lavoro svolto. Conosciamo di più la malattia e, fortunatamente, abbiamo anche una nuova consapevolezza non solo su come riconoscerla prima ma anche su come aggredirla. Sappiamo che è pericolosa, che non dobbiamo lasciarle spazio d’azione. E per questo adesso la strategia d’attacco è cambiata e si sceglie la strada ‘hit hard and hit early‘ ovvero ‘colpisci forte e colpisci subito’. E i risultati ci sono“.
Alle dichiarazioni di Michele D’Alto fanno eco anche le considerazioni della dott.ssa Laura Gagliardini (presidente Amip – associazione malati ipertensione polmonare), così riassunte in breve: “Oggi più che mai è importante che i pazienti si sentano coinvolti nel percorso terapeutico, non lo devono solo accettare e subire. Perché serve che siano informati e consapevoli. Anche della gravità della loro malattia. Paradossalmente c’è chi sentendosi meglio pensa che si possa abbassare la guardia, che la malattia sia stata sconfitta. Ma non è così. Bisogna imparare a convivere con la malattia, prendere ciò che di buono viene dalle terapie e inventarsi una nuova vita. Ma per fare tutto questo il rapporto con il medico è fondamentale: ci deve essere un dialogo chiaro, aperto e il medico deve comprendere empaticamente i bisogni e le difficoltà del paziente. Solo così il paziente torna ad essere davvero protagonista. Perché rispetto al passato dove non c’erano speranze e ci si aggrappava a dottor Google, anche quando si trattava di fake news, adesso ci sono concrete risposte e benefici reali. Ma bisogna comprenderli e diventare più consapevoli”.
Quindi se fino a poco tempo fa la malattia veniva inseguita, identificata e combattuta, ora la malattia viene aggredita, fronteggiata e sconfitta “colpendo forte e colpendo subito”; e questo anche grazie agli studi ed alle ricerche scientifiche del giovane medico Michele D’Alto, figlio naturale di Monte San Giacomo e sapientemente adottato dalla grande metropoli partenopea.