Maddalena Mascolo
MURO LUCANO (PZ) – Una sala gremita, un pubblico attentissimo, una organizzazione ai limiti della perfezione, un presidente molto soddisfatto, un giornalista-scrittore stupito per la calda accoglienza ricevuta, gli interventi del pubblico eccellenti per contenuti, tutti singoli elementi che hanno determinato il successo di una serata trascorsa all’insegna della “DONNA” nel ricordo della “Storie di donne senza storia”della sua femminilità e delle sue capacità di imporsi in una società tuttora, e per certi aspetti, ancora un po’ maschilista. Con queste parole avevo introdotto la narrazione della manifestazione salernitana organizzata dall’Associazione Lucana Giustino Fortunato (presieduta dal prof. Rocco Risolia) per la presentazione del libro “Storie di donne senza storia” scritto dal giornalista e storico Giuseppe D’Amico ed edito da Laveglia & Carlone; le stesse parole ho utilizzato per descrivere la splendida manifestazione organizzata, questa volta, dalla UNITRE (Università delle tre età, incardinata nella sede della Società Operaia) di Muro Lucano per raccontare la cerimonia imbastita per avviare un lungo ed articolato dibattito intorno a “la condizione della donna nell’Antica Lucania Occidentale” sulle tracce proprio del libro di D’Amico.
Il libro, frutto di attento e meticoloso, nonchè professionale lavoro di ricerca mette in risalto una serie impressionante di aneddoti, fatti, ricordi e riflessioni sull’essere donna nei secoli dal ‘700 al ‘900 in una realtà prevalentemente rurale dove essere donna significava occupare un ruolo di assoluta e indiscussa subalternità rispetto all’uomo che molto spesso vestiva i panni del padre-padrone in un contesto socio-culturale che era ancora distante anni luce dalla’agognata, ed ancora oggi non pienamente raggiunta, parità di genere. D’Amico descrive la condizione della donna della Lucania occidentale che, per molti versi, è simile a quella condizione che tutte le altre donne della Lucania (racchiusa nei confini che oggi conosciamo) hanno vissuto per alcuni secoli dal ‘700 in poi.
Nel salone delle feste della Società Operaia di Muro Lucano, quindi, sono accorsi in molti per seguire la presentazione del libro e del successivo dibattito; il presidente di Unitre, Cosimo Ponte, ha fatto le cose in grande affidando la regia dell’avvenimento alla brava e competente collega giornalista Emanuela Calabrese e defilando la sua diretta presenza dietro le quinte dell’ottima manifestazione.
La cerimonia è iniziata con un intervento molto concreto della d.ssa Rosalba Zaccardo (vice sindaco di Muro L.), giovanissima esponente della nuova generazione politica murese, che ha rappresentato la vicinanza dell’amministrazione comunale ad un organismo, quale è la Unitre, utilissimo per la crescita e lo sviluppo culturale dell’intera comunità murese. Ha raccontato anche delle difficoltà, ancora oggi esistenti, per le donne che vogliono fare politica in un ambito che recita ancora molto al maschile. E’ intervenuto, poi, il prof. Giuseppe Autunno (vecchio compagno di scuola del direttore di questo giornale) che ha articolato la sua relazione basandola sui concetti essenziali che nei secoli, anche dal punto di vista filosofico, hanno sapientemente descritto “l’essere donna” in un mondo che l’aveva relegata in ruoli di sudditanza e di supporto allo strapotere maschile. Il prof. Autunno ha anche rivolto domande dirette all’autore sottolineando il contenuto del titolo del libro “Storie di donne senza storia” per offrire all’autore la possibilità di spiegare il senso di quel “senza storia” che, almeno agli occhi del prof appariva un po’ lontano dalla realtà in quanto anche quelle donne dell’antica Lucania occidentale evidenziavano, e come, una loro specifica storia. Infine è toccato all’autore del libro, Giuseppe D’Amico, svolgere la sua relazione che, a quel punto, non poteva non iniziare dalla domanda formulata dall’ex dirigente scolastico Autunno. Quel “senza storia” ha detto l’autore è scritto nel titolo proprio per significare lo stato di assoluta imparità di genere che le donne di quel tempo hanno sofferto sulla loro pelle, anche se non mancarono fulgidi esempi di autentica ribellione che hanno poi fatto da cassa di risonanza e da momento propulsivo per la conquista delle tante parità mai avute, a cominciare dal voto al femminile che è arrivato in Italia soltanto nel 1948.
Tra “a mala nuttata e ‘a figlia femmina” e le prorompenti “donne dei briganti” l’autore ha dissertato in maniera molto articolata e brillante fino alla narrazione che riguarda la mitica Enrichetta Di Lorenzo, vero monumento dell’emancipazione femminile, che ebbe il coraggio di lasciare il marito impostole dalle convenzioni dell’epoca e ben tre figli per dedicarsi anima e corpo al suo amatissimo Carlo Pisacane, l’eroe dei “trecento giovani e forti” (ricordati nella “Spigolatrice di Sapri”) ucciso con i suoi eroi tra Sanza e Padula il 2 luglio del 1857. La ribellione contro le opprimenti convenzioni di Enrichetta rappresentò allora e rappresenta ancora oggi un momento molto forte e significativo nella lotta femminile per la conquista di molti diritti repressi. I due si amarono fino al punto che Carlo Pisacane scrisse: “Mai seguire l’esempio altrui: volere è potere. La donna che si concede ad un uomo che non ama è una prostituta; ma è ancora peggio di una prostituta la donna che si concede al marito che non ama”. Numerosissimi, comunque, gli aneddoti narrati dall’autore; si va dai patti matrimoniali alla pena di morte per un bacio violento, dalle streghe – ruffiane – maare al tempio delle vergini, dalla donna al tempo dell’illuminismo alla macchia per amore, dal coraggio di Enrichetta alla donna nel codice Pisanelli, dalle vedove bianche alla conquista del voto; insomma un excursus intenso e da leggere tutto d’un fiato. Una serie di 30 di slide fotografiche con immagini e colori hanno, poi, arricchito la già coinvolgente narrazione dell’autore.
Come ha ricordato la giornalista Emanuela Calabrese, nel suo articolo per “Le Cronache Lucane”, il libro di D’Amico non è più in vendita perché tutto il ricavato dalla vendita organizzata dalla casa editrice è stato devoluto per la costruzione di una scuola in Colombia.
In chiusura di manifestazione il coordinatore della stessa, il giornalista Aldo Bianchini nativo di Muro Lucano e direttore di questo giornale (che non mancherà di scrivere direttamente su questo avvenimento), ha chiamato il presidente Ponte che, a quel punto, non ha più potuto sottrarsi alla richiesta ed è intervenuto per salutare e ringraziare tutti i presenti.