da Dr. Alberto Di Muria
Padula-Gli integratori alimentari comunemente noti come “brucia grassi” hanno acquisito una crescente popolarità in quanto vantano la capacità di alterare il metabolismo lipidico e aumentare il dispendio energetico, sostituendosi così al regolare esercizio fisico e ad una dieta sana per raggiungere un adeguato controllo del peso corporeo. L’uso di questi prodotti non è regolamentato e la loro sicurezza ed efficacia sono discutibili. Inoltre, la facilità nel reperirli online ha contribuito ad aumentarne la domanda e la disponibilità.
Recentemente sono stati riportati 4 casi di danno epatico acuto a seguito di assunzione di prodotti a base di estratti di tè verde, caffè verde e spirulina, giunti all’osservazione presso il Dipartimento di Epatologia e Gastroenterologia del Policlinico Universitario di Lubiana (Slovenia).
Nei casi descritti, tutti riguardanti soggetti di sesso femminile, l’epatite è stata sempre giudicata di tipo idiosincratico, cioè una manifestazione di ipersensibilità allergica, sulla base dei test sierologici, che escludevano l’origine virale o autoimmune, e della biopsia epatica. Anche la sequenza temporale, in termini di comparsa dei sintomi e remissione dopo la sospensione del trattamento con l’integratore alimentare, era simile nei 4 casi. Gli integratori sospettati di indurre danno epatico erano rappresentati da spirulina, tè verde, garcinia e caffè verde. Per questi principi attivi sono descritti in letteratura numerosi casi di epatite indotta, che talvolta ha comportato il trapianto di fegato, soprattutto per tè verde e Garcinia cambogia.
L’epatite indotta da integratori alimentari è un fenomeno crescente. Per l’immissione in commercio di questi preparati non sono richiesti studi ad hoc; pertanto, eventuali problemi di sicurezza emergono solo attraverso una sorveglianza post-marketing. La tossicità di un prodotto può dipendere da fattori correlati al soggetto che lo assume e/o al prodotto stesso. Nel caso di integratori a base di piante medicinali stabilire una correlazione tra reazione avversa e assunzione del prodotto è più difficile, a causa della complessità e variabilità della composizione chimica.
Nel caso in oggetto non viene riportata la tipologia di preparato e la composizione dei prodotti oggetto delle reazioni; non si sa quindi se si tratta di prodotti erboristici o di estratti e se questi sono standardizzati o arricchiti. In quest’ultimo caso, la composizione può risultare molto differente. Tali estratti si configurano più come una sostanza allo stato puro che come un preparato tradizionale, la cui sicurezza di impiego può essere giustificata dall’uso prolungato.
I casi descritti confermano che l’uso di prodotti naturali non è per definizione sicuro.