Aldo Bianchini
TEGGIANO – Questo pomeriggio nella “Sala Refettorio del Complesso Monumentale della Pietà” di Teggiano alle ore 18.00 verrà presentato al grande pubblico il lavoro letterario del dr. Francesco Castiello (Senatore della Repubblica per il MoVimento 5 Stelle, presidente della Fondazione Grande Lucania, giornalista-pubblicista, autore di numerosi saggi e monografie in materie antropologiche e già presidente della Banca del Cilento) che porta il titolo de “Il fascino del mito da Ovidio a Paolo De Matteis” (Edizioni dell’Ippogrifo) che dopo la pubblicazione di “Guida di Elea – secondo Parmenide” lascia pensare e sperare ad una completa trilogia nell’immediato futuro”; la presentazione già di per se suggestiva sarà arricchita dal contributo musicale di Antonio Cimino al fianco di Francesco Langone alla chitarra.
Ho letto, in queste ultime settimane, alcune recensioni sul libro del prof. Castiello e pur facendo mie la maggior parte delle ipotesi prodotte dai vari critici letterari, a cominciare dall’ottimo Enrico Maria Ariemma autore addirittura di una lunghissima postfazione inserita nell’opera, e pur condividendo pienamente l’analisi fatta da quest’ultimo, non sono d’accordo sulla lettura univoca data all’opera, sia nei vari e distinti racconti più simili a sceneggiature già belle e pronte che a storie romanzate, sia nella raccolta delle immagini riprodotte nel libro; non sono d’accordo, ad esempio, sul ruolo che nel romanzo storico e fotografico hanno svolto (secondo i critici) i due grandi personaggi citati nel titolo o almeno il vero ruolo che l’autore ha inteso affidare agli stessi: Ovidio e Paolo De Matteis, il primo grande poeta e scrittore dei decenni immediatamente prima della nascita di Cristo, il secondo pittore cilentano (nato a Piano Vetrale) vissuto a cavallo tra il XV e il XVI secolo dopo Cristo.
Nel romanzo, o almeno dalle recensioni, sembra che il prof. Francesco Castiello si sia avvalso forzatamente, quasi come una necessaria e ineludibile esigenza letteraria, della presenza dei due grandi uomini di cultura vissuti in epoche completamente diverse ma funzionali al discorso della ricostruzione storiografica che il senatore porta avanti lungo tutte le 400 e passa pagine dell’enorme lavoro, cioè una ricostruzione dei miti e della mitologia dell’antica Grecia.
Il senatore Castiello, invece, sceglie Ovidio soltanto perché quasi contemporaneo di Virgilio e lo elegge a suo accompagnatore ufficiale (alla stregua di quello che fece Dante con Virgilio) nel lungo viaggio che lo porta anche ad incontrare e ad enfatizzare un suo antenato conterraneo come Paolo De Matteis per dare assoluta completezza al suo impegnativo lavoro di ricerca e di traduzione per iscritto della vita, dell’avventura e del mito di personaggi che, pur non essendo forse mai esistiti, hanno contribuito alla formazione delle coscienze dell’intera umanità nel corso dei millenni; vite, avventure e miti che da sempre colpiscono l’immaginazione dell’uomo in età giovanile ed a volte si radicano nei soggetti più predisposti ad accogliere i messaggi mitologici della Grecia antica.
Probabilmente, ma posso anche sbagliarmi, è accaduto proprio così al giovane Francesco Castiello, divenuto poi studioso – letterato ma anche specialista di finanza e addirittura senatore della Repubblica, che fin dalla giovinezza ha avvertito sempre la necessità di confrontarsi con quegli antichi, e spesso affascinanti, modelli di vita che hanno comunque segnato la storia di epoche irripetibili.
Ed ecco, allora, che l’autore per dare più forza ed autorevolezza al suo scritto sceglie due personaggi simili ma diversi e, prendendoli quasi per mano, si lascia accompagnare nel periglioso tragitto che va da Alfeo e Aretusa fino alla Venere nella fucina di Vulcano, passando per Leda e il cigno.
Per carità, nessun paragone tra Dante e Castiello; difatti l’autore non lascia neppure immaginare un simile accostamento che ho pensato e ipotizzato soltanto io nell’ottica del piacere di produrre dei commenti e non soltanto notizie.
Da ogni parola, da ogni riga, da ogni pagina del libro promana verso l’esterno l’insopprimibile esigenza dell’autore di mettere nero su bianco gli esiti della sua grande passione e dei suoi onerosi studi per dare sfogo a tutti i pensieri che lo hanno accompagnato in questi ultimi decenni e che da questi non è stato distratto neppure dalle sue variegate attività lavorative e professionali.
E’ lui, quindi, il vero protagonista del libro; un protagonista che non si fonde nelle figure dei suoi accompagnatori che trascina al suo seguito con la grande capacità di esserci senza apparire; una capacità che, mi piace sottolineare, appartiene soltanto a pochi eletti.
Nel corso del pomeriggio di oggi l’opera del sen. Castiello verrà presentata a Teggiano e, spero, diffusa in grande quantità per consentire ai lettori di ripercorrere individualmente lo stesso viaggio dell’autore alla riscoperta del fascino del mito e, come scrive don Gianni Citro nella prefazione, “della mitologia greca che ci attraversa, come un fiume in piena, nel corso fluido e rigenerante di questa profonda enciclopedia di favole originarie”.