da on. Marzia Ferraioli
(deputato di Forza Italia)
AGROPOLI – Chi voglia raccogliere notizie sull’Ospedale di Agropoli (e gli interessati sono tanti) potrà andare a cercarle nel Burc della Regione Campania, sezione Macroarea della Provincia di Salerno : è inquadrato lì, nel Piano ospedaliero della Regione Campania 2019, come Ospedale di Zona disagiata, munito di un Presidio di Pronto Soccorso.
Nella stessa sezione Macro-area, si legge, anche, che l’Ospedale di Agropoli è una Unità ospedaliera, destinataria di una dotazione di 20 posti letto e che il Presidio di Pronto Soccorso è una Struttura in deroga.
Ma che significa “Ospedale di zona disagiata”? Che significa Struttura in deroga e perché si parla di Struttura in deroga?
Sono Ospedali di zona disagiata quelli che insistono su territori orografici, esposti a problemi di viabilità e di trasporti: Ed è, in ragione del suddetto disagio e delle suddette difficoltà ,che li si indica come Ospedali di zona disagiata. Comunque , sono pur sempre Ospedali , che, al pari degli altri, si fanno carico di interventi di pronto soccorso, potendo avvalersi dei “…necessari servizi di supporto, dell’accesso in urgenza/emergenza, della osservazione, della stabilizzazione, della cura del paziente – ove compatibile – o del trasferimento secondario, se necessario…”. Lo impongono, del resto, sia le indicazioni che si possono leggere nel Burc, sia la necessità di assistenza medica di emergenza/urgenza che incombe nei periodi estivi, perché la zona disagiata ,su cui l’ospedale di Agropoli insiste, è anche zona turistico/balneare.
Quanto alla locuzione Struttura in deroga è a dirsi che trattasi di struttura che non beneficia dei parametri standard delle strutture non in deroga.
La deroga richiede, ovviamente, finanziamenti e può, porsi come eccezione sia a regole generali che a regole specifiche: si pensi, ad esempio, alla instabilità di una struttura ospedaliera che “va in deroga “ solo per un tempo di 12 mesi, in attesa o in vista di una successiva, eventuale,rivalutazione. È’ quanto è’ accaduto, ad esempio, al “mantenimento in deroga “ della ostetricia di Polla, che sarà rivalutata, ancora una volta, tra 12 mesi.
Evidente è, nel termine deroga, l’idea di precarietà, se è vero che, nel mentre la dichiarazione di zona disagiata è permanente e non incorre in smentite, la deroga o la non deroga sono del tutto discrezionali. Se poi la amministrazione regionale non coltiva la deroga che ha concesso, non fa investimenti, non eroga fondi, inevitabilmente lancia presagi di una futura, imminente, chiusura.
Agropoli a questo gioco non ci sta. L’ospedale di Agropoli va reinserito nella rete ospedaliera campana. Vuole uscire dalle “ oscillazioni della categoria in deroga” e non vuole essere più esposta a discrezionalità, non sempre motivate.
Il tema serio è la presenza di taluni che fanno il bello e il cattivo tempo su un territorio che va liberato da intollerabili conflitti di interesse
Una chiusura dell’ Ospedale, in passato, vi è già stata e nessuna riconversione è mai stata effettuata. L’Ospedale nuovo fu depredato e, poi, chiuso con catene e con lucchetti.
Agropoli non vuole né caramelle né punizioni.
Esige attenzione e rispetto alle necessità di ogni cittadino.
La politica “di un premio o di un castigo” non paga.
E che non ci si rifugi nel tema distanze tra l’Ospedale di Agropoli e quello di Vallo della Lucania, sede di DEA di 1 Livello, perchè i tempi di percorrenza e i collegamenti non sono né agevoli nè rapidi: manca una rete autostradale e le strade che collegano i due Comuni, benché distanti solo 34 Km, versano in condizioni di totale abbandono e, spesso, sono soggette a frane e a continue interruzioni della circolazione nei due normali sensi di marcia. Stampa ed interrogazioni parlamentari ne hanno dato più che conto. I tempi esorbitano dagli spazi temporali ordinari e, certamente, non rientrano nei canonici 60 minuti di distanza da un ospedale.
Allo stato – e risulta al punto 9.3.2 del Burc RegioneCampania (paragrafo L’organizzazione dell’area di assistenza in emergenza) – l’Ospedale di Agropoli si riconferma ancora nella categoria degli Ospedali in zone particolarmente disagiate. E il fatto che non sia stato dotato delle strutture delle quali ogni Presidio ospedaliero necessita, per i compiti e le funzioni che gli appartengono, sembra sia stato considerato del tutto irrilevante. Ci si trova di fronte ad una scelta in evidente contrasto con il “Regolamento recante definizione degli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi all’assistenza ospedaliera”, di cui al Decreto Ministeriale 70/ 2015. Intraprenderò ogni iniziativa parlamentare possibile.
É giunta l’ora di pretendere una decisione seria e definitiva: le altalene non ci piacciono”.