Aldo Bianchini
SALERNO – Venerdì 15 febbraio 2019 nella sede dell’Associazione Lucana “G. Fortunato” di Salerno è andata in scena, almeno tra quelle cui ho direttamente assistito, una delle più belle serate di sempre.
A cominciare dalla partecipazione dei soci, amici e parenti che hanno riempito al di là di ogni più rosea previsione la sede sociale, tutto è apparso in chiave superlativa tendente al meglio.
L’occasione per questa serata di successo è stata offerta dalla presentazione ufficiale dell’opera letteraria, con appropriata e completa raccolta fotografica, realizzata dal prof. Rocco Risolia (presidente dell’Associazione) al termine di un lavoro meticoloso ed anche molto difficile; c’è voluta, difatti, tutta la passione e la professionalità del presidente per riprendere e mettere a confronto i tanti dialetti lucani in una ricostruzione capillare, attenta e fedele delle tante tradizioni linguistiche che inondano, tra culture – miti e tradizioni, la terra lucana.
Oltre cinquecento pagine con racconti e foto impresse su carta patinata danno all’opera una significativa importanza che nobilita ancora di più, senza dimenticare i tre volumi della storia dell’associazione di recente pubblicazione, il lavoro svolto con caparbietà da Rocco Risolia nell’ottica di mantenere in piedi un’associazione che si avvia ad essere come una specie di pietra miliare nella lucanità che tantissimi nostri genitori e parenti hanno trascinato qui, in questa stupenda città, che soprattutto negli anni 50 e 60 aveva, forse, bisogno della presenza, della correttezza etica e dell’operosità della gente lucana.
“Questo volume -scrive il presidente Risolia nella sua presentazione del volume- vuole rendere omaggio alla Regione Basilicata ed ai paesi lucani, disseminati sul suo territorio, in una natura ancora incontaminata; paesi ricchi di storia me di nobili tradizioni, abitati da gente semplice e laboriosa, con un bagaglio di valori, tramandati dagli antenati ed un patrimonio linguistico, retaggio di antichi popoli che li hanno attraversati, lasciando tracce della loro civiltà . Ma è anche un riconoscimento ed un apprezzamento a studiosi. Poeti e scrittori, Enti ed Associazioni culturali, Compagnie amatoriali di teatro e gruppi folcloristici, per il loro interessante impegno, la loro abnegazione e la loro intraprendenza, l’amore per la propria terra, il proprio paese, il legame con le proprie radici”.
Ed è assolutamente vero quanto dichiarato dal presidente Risolia che ha avuto l’umiltà di presentare il suo lavoro letterario non tanto per un momento di anche giusta celebrazione personale ma dando all’intera manifestazione del 15 febbraio una chiave di lettura molto più ampia e coinvolgente per un’intera regione che attraverso i personaggi invitati alla cerimonia è stata rappresentata sotto una luce nuova, esaltante e per certi versi anche commovente.
Il gruppo folcloristico “Associazione Culturale Miss/48” di Ruoti, presieduto dall’ottimo Felice Faraone, con canti – balli e suoni ha dato la colorazione giusta alla serata riportando tutti i presenti a quei valori antichi e mai dimenticati dei costumi, delle radici e dei dialetti lucani.
Le poesie di Mario Mastrangelo e Elia Nese, di Domenico Padula e Rosso Campese con versi e aneddoti commoventi ha tenuto inchiodata tutta la platea al tempo che fu, in cui ognuno può ancora viaggiare di fantasia alla ricerca di un qualcosa che troppo frettolosamente abbiamo considerato perduto.
Gli interventi dei docenti universitari, prof. Francesco D’Episcopo e prof.ssa Patrizia Del Puente, hanno dato la giusta caratura intellettuale non solo alla presentazione del libro di Risolia ma anche, se non soprattutto, alla riscoperta davvero interessante ed entusiasmante dei nostri dialetti lucani che in alcuni casi specifici si sono intrecciati, integrati e trasformati nell’ambito dello stesso paese. Senza l’intervento della prof.ssa Del Puente (docente di glottologia e linguistica presso l’Università della Basilicata) non avrei, ad esempio, mai saputo che nel mio paese natale, Muro Lucano, in passato sono coesistiti ben tre dialetti con le radici che affondavano in ben tre culture diverse che nella loro transumanza molti popoli antichi avevano lasciato su quel lembo di territorio.
Presente anche il vice sindaco di Salerno, prof.ssa Eva Avossa, che ha portato il saluto dell’amministrazione comunale; mentre il prof. Mario Senatore ha recitato una poesia in onore della gente lucana.
Ma cos’è in definitiva il dialetto, anzi un dialetto per chi è nato e cresciuto in quelle stupende realtà lucane; per scoprirlo è sufficiente sfogliare lentamente le cinquecento e più pagine del libro di Rocco Risolia “Dialetti a confronto”, dopo la lettura è possibile capire che il dialetto per ognuno di noi è come una specie di documento anagrafico che ci accompagna per tutta la vita e che all’inizio della stessa ci ha fatto distinguere da altri dialetti e da altre realtà.
Mi è piaciuta molto la parte finale della piece teatrale recitata da Gerardo e Pina De Carlo quando hanno parlato delle pinozze (le noccioline americane) che i nostri antenati emigrati in America avevano riportato nei loro paesi di origine trasformando la parola “peanuts” che in lingua statunitense significa proprio “noccioline americane”. Quando arrivai a Salerno, ai primi di settembre del 1958, andai alla festa di San Matteo e non sapevo come chiamare le noccioline, non volevo pronunciare la parola “pinozze” che mi sembrava molto paesana; se avessi saputo la verità ne sarei andato orgoglioso.
L’altro intervento che mi ha toccato è stato quello dell’avvocato Paolo Carbone, presidente onorario dell’Associazione Lucana Giustino Fortunato, quando ha ricordato il suo arrivo a Salerno da ragazzino e con un bagaglio di termini dialettali che sembravano doverlo danneggiare e che, invece, si dimostrarono propedeutici per lo studio del greco e del latino.
La splendida serata è stata conclusa, come sempre, da un gustoso assaggio di prodotti lucani con dolcissime chiacchiere di carnevale; pregevole contorno di una serata davvero molto ben organizzata dal prof. Rocco Risolia per mantenere alta la bandiera di un’associazione assolutamente necessaria per la stessa identità dei tantissimi lucani che affollano Salerno.