Maddalena Mascolo
SALERNO – E’ di appena qualche settimana fa che il prestigioso giornale quotidiano “Il Sole 24 Ore – Plus 24” (di inizio febbraio), a firma di Gianfranco Ursino ha reso di dominio pubblico la notizia che soltanto pochissime banche in tutta Italia hanno fatto e fanno uso dei cosiddetti Trem-Bond; quei “titoli di risparmio per l’economia meridionale” fortemente voluti dall’ex ministro dell’economia Giulio Tremonti all’epoca dei governi Berlusconi.
Una di queste poche banche è, certamente, la Banca Campania Centro (sede legale a Battipaglia) che grazie ad una scelta precisa del suo gruppo dirigente ha cercato sempre di anteporre agli specifici e ineludibili interessi della banca quelli della clientela, o meglio ancora di quella particolare clientela che attraverso l’utilizzo dei trem-bond riesce ad operare al meglio nel mondo della piccola e media imprenditoria.
In pratica i trem-bond sono strumenti molto delicati, rischiosi per la banca e vantaggiosi per i destinatari, e vanno utilizzati dopo un’attenta e selezionante scelta dei clienti da corroborare con la concessione dei flussi di danaro raccolti attraverso i titoli di risparmio acquistati dai risparmiatori privati che nel nostro Paese sicuramente non mancano.
Ai tempi di Tremonti fu calcolato che i trem-bond sarebbero stati capaci, da soli, di dare origine ad un flusso di risparmi pari a circa 3miliardi di euro; una cifra imponente ed abbastanza significativa, comunque in grado di risollevare le sorti di molte zone depresse del Paese, soprattutto se localizzate nel meridione.
Ma i trem-bond essendo nati, almeno nello spirito dell’ideatore, con l’intento di favorire la nascita e la crescita di nuove iniziative imprenditoriali, sono fortemente a rischio perché espongono le banche all’incertezza del recupero delle risorse raccolte dai risparmiatori e concesse alle piccole e medie imprese.
Bisogna, quindi, ottimizzare lo studio delle possibilità di far fronte agli impegni assunti da parte dei riceventi; e per fare questo è necessario avere uno staff altamente professionalizzato ed attento a tutte le evoluzioni di mercato arrivando, in alcuni casi, a prevedere eventuali difficoltà per prevenirle.
Il segreto della Banca Campania Centro stà proprio in questa ottimizzazione dei componenti lo staff utilizzato alla bisogna; e questo ha portato il noto istituto bancario ad impegnarsi prima nella raccolta e poi nella distribuzione dei cosiddetti trem-bond rispondendo all’esigenza di crescita delle imprese del territorio di sua competenza.
Se diamo per scontato che i trem-bond dovevano produrre una raccolta di almeno 3 miliardi di euro all’anno è facile comprendere che negli ultimi sei anni si sarebbero dovute accumulare risorse per ben 18miliardi di euro, una cifra imponente con cui poter risolvere molti problemi legati alla crescita dell’imprenditoria locale. Purtroppo, sempre secondo Il Sole 24 Ore in sei anni è stato utilizzato soltanto 1miliardo di euro, e questo a sancire il fallimento dell’iniziativa non perché l’idea non sia stata valida ma soltanto perché in essa le banche non hanno creduto e non hanno rischiato.
La Banca Campania Centro, invece, lo ha fatto e per questo è cresciuta insieme alla sua clientela.