Aldo Bianchini
VALLO di DIANO – Non era mai accaduto in precedenza e adesso che la frittata è fatta sicuramente qualcuno farà finta di dolersene.
Il Vallo di Diano, per la prima volta nella storia dell’Ente Provincia, è rimasto (almeno per il momento !!) fuori dal Consiglio Provinciale di Salerno.
Cosa dire a commento se non “bravi sindaci del comprensorio”, siete stati capaci di fare fuori l’unico esponente valdianese che negli ultimi anni ha rappresentato il territorio nell’aula di Palazzo Sant’Agostino; e siete stati anche capaci di non far eleggere nessun altro al posto di Paolo Imparato (ancora sindaco di Padula). Braci davvero.
Eppure molti dei sindaci valdianesi ancora in carica hanno avuto come maestri dei “mostri sacri” della politica (Enrico Quaranta, Gerardo Ritorto, Domenico Pica, Lucio Mariano Brandi, solo per citarne alcuni), ma l’insipienza ha dilagato e non hanno fatto tesoro di niente..
E pensare che nella consiliatura 2004-2009 il Vallo di Diano era rappresentato in giunta provinciale addirittura da tre assessori e un delegato al turismo e spettacolo: Gaetano Arenare (cultura), Angelo Paladino (ambiente), Rocco Giuliano (trasporti) e Luigi Giordano (delega al turismo e spettacolo) che all’epoca definii come i “quattro moschettieri del Vallo” per la loro singolare abilità politica e per la loro capacità di aggregare i rispettivi progetti in funzione dei benefici da portare innanzitutto al loro territorio di provenienza prima ancora che all’intera provincia salernitana. E se vogliamo allargare lo sguardo dobbiamo anche aggiungere Donato Pica (consigliere regionale) e Gennaro Mucciolo (vice presidente del consiglio regionale)
Non sto parlando della preistoria ma di appena una decina di anni fa, era l’epoca della presidenza Villani e tutto lasciava prevedere che, dopo anni di battaglie e di incomprensioni anche di carattere personale, si dovesse finalmente arrivare ad una cristallizzazione delle posizioni istituzionali in ambito politico del Vallo di Diano attraverso i suoi uomini e i suoi giovani migliori.
Invece proprio da quel momento topico è incominciata la deriva; i personaggi che avevano rappresentato il territorio per vicende diverse tra loro hanno perso di vista gli obiettivi comuni e se le sono suonate di santa ragione (quasi sempre in silenzio ed in maniera occulta) rimanendo praticamente fuori dal “mercato politico” o nel migliore dei casi emarginati (anche se Giuliano resiste a Polla e Giordano a Sala Consilina) con il facile luogo comune del “nuovo”.
Ma dov’è, cosa è e da chi è rappresentato il nuovo ?
Facilissimo rispondere: non esiste; anche quei pochi giovani che hanno cercato di emergere sono stati stritolati dalla macchina perversa del desiderio del potere pensando solo al proprio inserimento personale e accontendandosi anche delle briciole. Questo da decenni gridano nel silenzio delle loco coscienze tutti quelli (sindaci, presidenti, assessori, consiglieri, direttori generali, ecc.) che lo hanno gestito e continuano a gestirlo anche a disdoro delle esigenze del territorio.
Se per la prima volta un territorio come il Vallo di Diano non riesce ad esprimere neppure un solo rappresentante in seno al Consiglio Provinciale vuol dire che un problema c’è; e se c’è, tutti dovrebbero vergognarsi per l’insipienza dimostrata ancora una volta e, forse, per l’ultima volta.
L’ultimo, in senso temporale, a rappresentare il Vallo di Diano in Consiglio Provinciale è stato (come dicevo) il sindaco di Padula Paolo Imparato, personaggio più unico che raro, ruvido quanto si vuole ma spontaneo, che non ha mai amato e non ama le mezze misure; lui è diretto, forse in alcune occasioni anche irruento, ma è comunque un personaggio assolutamente sincero, leale e scrupolosamente trasparente. Sicuramente poteva, in passato, evitare qualche irruzione in settori che, sebbene appartenenti alla politica, non facevano parte dei suoi interessi comunali e neppure territoriali. Come dimenticare la sua irruzione sull’autostrada SA-RC per piantare bene in vista allo svincolo di Padula un cartello turistico per pubblicizzare la Certosa; alla deluchiana maniera riuscì comunque a vincere anche quella battaglia che sembrava impossibile contro la Società Autostrade/Anas ed il cartello è rimasto ben fissato nel terreno. Ma i momenti in cui Imparato ha saputo difendere il territorio sarebbero tantissimi e difficili da elencare tutti. Con lui è assolutamente facile andare d’accordo anche per chi, come me, fa solo il giornalista e spesso lo contrasta, ma è altrettanto facile trovarsi rapidamente in disaccordo; è il gioco delle parti, un gioco che non dovrebbe incidere minimamente sul giudizio del personaggio e sulla sua validità e capacità, giudizio che è stato e rimane positivo.
Poi la sua consolidata posizione di sindaco e di consigliere provinciale ha cominciato, forse, a dare fastidio a qualcuno ed all’interno di un partito (sfaldato ed a brandelli e che a livello locale riesce ancora a sopravvivere pur essendo retto soltanto simbolicamente da un delegato che non ha mai detenuto la leader-schip) si sono scatenate le faide interne; lui non si è risparmiato a rintuzzare gli avversari ma questi ultimi, nella solitudine dei seggi elettorali, lo hanno punito. Ora, a scrutinio concluso, è il primo dei non eletti ed è possibile sperare in qualche ripensamento anche se tutti gli eletti deluchiani sono più kaimani del loro leader.
Il sogno di un Vallo di Diano decisamente ben rappresentato finisce qui; bisognerà continuare ad accontentarsi di Corrado Matera (nominato assessore regionale al turismo) e di Tommaso Pellegrino (presidente del Parco), frutto di scelte verticistiche e non elettive.
Soltanto per la cronaca ecco l’elenco degli eletti a far parte del Consiglio Provinciale:
Partito Democratico: Carmelo Stanziola, Paky Memoli, Antonio Rescigno, Luca Cerretani, Vincenzo Servalli, Roberto Robustelli;
Campania Libera: Antonio De Nicola e Antonio Sagarese;
Centristi: Felice Santoro e Fausto Vecchio;
Partito Socialista: Giovanni Guzzo.
Forza Italia: Roberto Celano e Giuseppe Ruberto;
Fratelli d’Italia: Clelia Ferrara,
Lega: Ernesto Sica.
La provincia di tutti: Dante Santoro