FARMACIA DI MURIA: UN CONSIGLIO AL GIORNO L’USO DEI FARMACI ANTIEPILETTICI IN GRAVIDANZA

 

da Dr. Alberto Di Muria

Padula-Un problema frequente nell’attività clinica dell’epilettologo è il consiglio da dare alla donna con epilessia che vuole iniziare una gravidanza. La gravidanza di per se non determina usualmente variazioni nell’andamento dell’epilessia materna, poiché nella maggior parte dei casi la frequenza delle crisi non cambia. Tuttavia, il timore di malformazioni nel bambino è tale da indurre a volte la madre ad abbandonare la terapia, con gravi conseguenze. Le donne con epilessia devono essere rassicurate, poiché con un programma adeguato e con una guida attenta, la gravidanza è possibile con minimi rischi sia per la madre sia per il nascituro.      
Nelle donne in generale il rischio di malformazioni fetali è del 2,5-3,5% delle gravidanze, mentre nelle donne con epilessia il rischio sale al 4-7%, a seconda della gravità della epilessia e del carico farmacologico. L’aumento del rischio malformativo secondario all’azione del farmaco sullo sviluppo embrionale e fetale avviene soprattutto per le terapie con più farmaci e, soprattutto, per l’assunzione valproato, e, molto meno, di carbamazepina, fenitoina e fenobarbital. Il valproato provoca un forte incremento delle malformazioni legate alla mancata chiusura del tubo neurale. Poiché non è semplice sostituire un farmaco assunto da tempo con buoni risultati, per questo motivo è meglio evitare la prescrizione di valproato a donne in età fertile.

Anche la comparsa di crisi in gravidanza comporta, oltre ai pericoli per la madre, un incremento dei rischi per il neonato, soprattutto in caso di crisi maggiori, caratterizzate da perdita di coscienza e convulsioni. Le complicanze provocate dall’epilessia sul decorso della gravidanza sono rare e consistono in un lieve aumento percentuale delle minacce di aborto o di parto prematuro.

A parte il rischio malformativo, l’effetto della terapia antiepilettica sul feto non è rilevante. Nel sangue del bambino, alla nascita, è presente una quota dei farmaci assunti dalla madre, e il bambino può presentare, subito dopo la nascita, una sedazione eccessiva con ipotonia e minore vigore nel succhiare il latte, ma il disturbo è di lieve entità e regredisce in pochi giorni. Alcuni farmaci, poi, come i barbiturici e la fenitoina, possono aumentare nel feto il consumo di vitamina K e ridurre la produzione di fattori della coagulazione, con conseguente tendenza alle emorragie nel neonato. Per questo è opportuno somministrare alla madre, nelle ultime due settimane prima del parto, un supplemento di 20 mg al giorno di vitamina K.

Infine, l’allattamento non costituisce un rischio per il neonato in quanto la quantità di farmaco contenuta nel latte materno è molto bassa.

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