SALERNO – Il quotidiano “la Repubblica”, edizione sabato 8 dicembre 2018, a pag. 30 ha pubblicato, nel settore riservato ai commenti, uno sfizioso articolo dal titolo “Il contratto dell’Eros” a firma di Filippo Ceccarelli (giornalista e scrittore).
L’articolo, in chiave molto ironica ma anche molto realista, mette in evidenza soprattutto i “vizi sessuali” dei parlamentari di tutti i tempi e di tutti i colori, fissando delle linee di demarcazione tra prima, seconda e terza repubblica.
Secondo Ceccarelli la terza repubblica è quella in cui “il dominio dell’Osceno” (con la O maiuscola !!) la fa da assoluto padrone sia sul piano prettamente politico che su quello squisitamente sentimental-sessuale.
Il giornalista-scrittore di “la Repubblica” fa un’analisi molto dettagliata ed anche molto condivisibile (così come la condivido personalmente) partendo dal “vecchio Viminale di Giolitti – Mussolini e De Gasperi per arrivare al rovescio, cioè alla moderna vulgata social con il selfie after sex: il vicepresidente del Consiglio nudo e dormiente, la sua amata con l’occhione appagato in primo piano”.
Qui siamo ancora ad una differenza, sicuramente marcata, tra le varie repubbliche ma ancora accettabile sotto il profilo dell’eros; i tempi sono cambiati, le abitudini pure e, quindi, ognuno sceglie i luoghi (romantici o meno) per le proprie esternazioni amorose; dire il contrario significherebbe apparire come “vecchi babbioni indignati”; anche perché nessuno è vecchio e nessuno è babbione, indignato forse. Dai personaggi pubblici ci aspetteremmo sempre e comunque dei comportamenti in sintonia con il loro ruolo pubblico di esponenti politici scelti e votati.
Appena qualche anno fa se avessimo scoperto Amintore Fanfani o Giulio Andreotti, ma anche Bettino Craxi o Massimo Dalema, in posizioni hot avremmo tutti gridato allo scandalo; noi abbiamo superato queste barriere a dir poco ridicole (come accade in America dove l’istituto della famiglia è dissolto ma si pretende dai personaggi pubblici il massimo rispetto del decoro) ma negli ultimi tempi forse si sta esagerando per davvero.
Sicuramente un colpo decisivo alla “morale dei personaggi pubblici” l’ha inferto con brutalità Silvio Berlusconi con le sue olgettine; ma l’ex presidente del Consiglio lo faceva a casa propria nei confini smascherati della sua privacy; e non si è mai sognato di postare su Face Book le sue imprese amorose (ammesso che si sia trattato di imprese !!).
Qui invece siamo al degrado totale e in questo ha ragione Ceccarelli quando scrive: “Non è solo un fatto di porcherie e oltraggio al pudore; il dato stilistico, che poi è di sostanza, sta nella progressiva coincidenza, confusione, compenetrazione e infine nel botto di soggetti, oggetti, cose e parole fino a ieri comprese in un unico mischione di istituti, istinti, interessi, paure, desideri, esibizionismi e commerci. Di qui il nuovo dominio dell’Osceno. Di cui, per inciso, non si conosce bene l’etimo, salvo il fatto che viene dal latino degli indovini, e che voleva anche dire di cattivo auspicio”.
Con questo non voglio assolutamente dire e significare che il “contratto di governo” si è trasformato e materializzato come “contratto dell’eros”, ma la rivelazione fatta su “la Repubblica” appare abbastanza specifica in ordine al degrado dei tempi e dei luoghi dell’amore.
Prima, scrive il giornale, andavano di moda i salotti con divani e poltrone imperiali sotto tende damascate oppure i famosi ascensori foderati di rosso fermati tra i piani, oggi vanno di moda gli “anfratti destinati alle fotocopie” o i “cessi di Montecitorio” dentro uno dei quali sarebbe stata sorpresa una coppia di parlamentari intenti a dare sfogo alle proprie pulsioni sessuali; fino al punto, scrive Ceccarelli, che “l’alleanza nazional-populista trovò sintesi espressiva nel celeberrimo dipinto murale in cui i due leader, Salvini e Di Maio, si baciavano con un’intensità fino ad allora sconosciuta nei rapporti politici”.
Ora, ovviamente, ognuno può pensarla come vuole ma un fatto è certo: i due parlamentari che fanno l’amore nel cesso fanno impallidire finanche le olgettine di berlusconiana memoria.
Insomma, come dire che ogni ciclo di potere ha la sua scena; e se la Prima Repubblica aprì i retroscena e la Seconda le messinscene, sicuramente la Terza può tranquillamente essere paragonata ad una scena oscena.
direttore: Aldo Bianchini