da Giovanna Santucci e Alfredo Di Domenico
Mi chiedo se ci sia un modo diverso di raccontare “I PROMESSI SPOSI”…. insomma, se lo leggi da un angolazione diversa, ovvero come appassionato di cucina, ti accorgi che il “polpettone” di Manzoni, è ricco di accenni culinari…
Un capolavoro dove la lotta alla sopravvivenza e alla fame si scontra con la viltà ed il coraggio!!
Il polpettone di carne piace tanto a tutti, ma per comprendere meglio quello che per tutti gli studenti è stato da sempre definito un” polpettone”, oggi lo prepareremo assieme, utilizzando tutti gli ingredienti e mantecandolo con grande ironia…!
Ne risulterà un buon piatto che si conferma ” capolavoro della letteratura “ e… della cucina classica italiana.
Utilizzeremo dell’ottima carne tritata , una presa di pessimismo e un pizzico di seduzione ; lo rosoleremo a fuoco lento per poi metterlo al forno cospargendolo con un po’di sano ed amaro umorismo e di quel pizzico d’ironia che non guasta mai…
Scherzi a parte, vorremmo proporre una gradevole rilettura del capolavoro manzoniano, in maniera mai irriverente, rivolta ai momenti gastronomici ivi descritti, per meglio comprendere la tavola dei poveri ed in particolare quella comasca .
Manzoni traccia, senza pari, un ritratto del mondo rurale, della civiltà contadina e della tradizione culinaria; racconta, inoltre, dell’agonia di un’umanità privata della materia prima della vita…
La fame scatena le passioni…che con dignità e moralità si affronteranno; nel mentre, i “promessi sposi” Renzo e Lucia, due poveri giovani al cui matrimonio si oppone don Rodrigo, per un capriccio e una scommessa fatta col cugino don Attilio, per 38 capitoli affronteranno viaggi, separazioni, carestie, peste , fino a ritrovarsi per poi riuscire a sposarsi!!
All’interno del romanzo, tra le difficoltà dei due giovani, la cattiveria di Don Rodrigo, la codardia di Abbondio e la bellezza sbattuta, sfiorita, quasi scomposta della Monaca di Monza, assistiamo ad un viaggio culinario, quasi un ricettario di: stufati, polpette, polenta bigia e formaggi come la robiola.
Si discute di menù, di minestre con il riso, brodo, pane, fichi e pesche…e si paga l’onorario dell’azzeccagarbugli con i capponi!!
La Perpetua entra in scena con un cavolo verza sotto il braccio per la preparazione della cassoeula o per preparare la minestra di riso e verza…
La narrazione è ricca di francesismi : si parla di consommé , carrè , purè e dessert…
La Monaca di Monza beve una calda tazza di cioccolata fumante per rendere meno amara la permanenza in convento; Attilio, l’aristocratico nobile ozioso cugino di Don Rodrigo, tra scherzi, sciocche dispute cavalleresche e comportamenti frivoli, beve della Vernaccia e ne loda le qualità!!
Ecco pronto il polpettone: lo sforneremo e lo lasceremo raffreddare per gustarlo molto lentamente per poi pregare la Provvidenza che lo faccia digerire facilmente…
Come chiosava Manzoni alla fine del romanzo: “questo è il sugo della storia”!!
“Il libro è servito”
Buona lettura!!