Aldo Bianchini
SALERNO – Dopo le note polemiche tra Vincenzo De Luca e una parte del Governo Nazionale riunito in quel di Caserta per la firma del protocollo d’intesa contro la Terra dei Fuochi, la domanda del giorno è: “Salerno ha bisogno di un inceneritore o no ?”. La rivolgiamo, pari pari, all’avv. Gaspare Russo (già sindaco di Salerno e già presidente della Regione Campania) presso il cui studio, in Via San Giovanni Bosco di Salerno, mi sono nuovamente recato.
Presidente, allora Salerno ha bisogno dell’inceneritore ?
- SI. Ma il problema degli inceneritori va visto in un quadro generale, che riguarda il presente, cioè la produzione dei rifiuti e il loro ciclo, e soprattutto il passato, cioè i milioni di ecoballe, che giacciono in molti siti della regione.
Presidente, lei si riferisce al passato; vuol dire che il problema c’era anche ai suoi tempi ?
- SI. E fu affrontato con la costruzione dell’inceneritore o termovalorizzatore di Acerra, che è l’unico in funzione in Campania e che ci mantiene ai limiti di un’altra crisi epocale sui rifiuti.
E allora perché non si è provveduto negli anni scorsi a costruirne almeno un altro ?
- In sintesi, possiamo affermare, per l’opposizione degli ambientalisti e di Comuni vicini al sito di un costruendo inceneritore-termovalorizzatore.
In tutto questo quale ruolo ha svolto De Luca che governa da tantissimi anni ?
- Negli anni ’90 De Luca come vicesindaco e poi come sindaco partì con una iniziativa per la costruzione di un termovalorizzatore o inceneritore nella zona orientale di Salerno, in loc. Cupa Siglia, dove sono siti diversi impianti per il trattamento dei rifiuti che sono stati realizzati durante i periodi del sindacato di Menna e Russo.
Cosa è successo ?
- L’iniziativa si arenò in una serie di controversie relative agli appalti e ad una diffusa opposizione non da parte della città di Salerno, ma dei Comuni confinanti ad est della città capoluogo. La costruzione di un termovalorizzatore a Salerno era necessaria allora e lo è ancora di più oggi.
E come può essere superata questa situazione di stallo ?
- Innanzitutto occorre una scelta politica decisa, trasparente, capace di superare le molte opposizioni, che bloccano tutto. Oggi non si può fare niente perché da parte di Comitati, Comuni, forze politiche, vi sono molteplici ricorsi in sede penale, amministrativa e soprattutto al TAR.
E allora che si può fare ?
- E’ necessaria innanzitutto un’azione di sensibilizzazione e documentazione per convincere l’opinione pubblica della necessità di costruire dei termovalorizzatori o inceneritori, della loro non pericolosità, della loro necessità, superando le preoccupazioni legate all’impopolarità e alla perdita di consensi elettorali. A mio avviso per uscire dal disastro in Campania servono almeno altri tre termovalorizzatori. Uno nell’area della città metropolitana, cioè dell’intera provincia di Napoli, un altro a Salerno, e almeno un altro al servizio delle tre province Avellino – Benevento e Salerno. I termovalorizzatori di nuova generazione sono presenti in tutta Europa, a Vienna in Austria sono siti addirittura in zone centrali della città, e nel nord Italia ce ne sono almeno una decina.
Presidente, esistono altre soluzioni ?
- A mio avviso no. L’aspirazione ai rifiuti zero è una fantasia. Una per tutte, Napoli e alcuni comuni dell’area partenopea sono i maggiori produttori di rifiuti, la differenziata, che è il primo scalino per affrontare il ciclo dei rifiuti si aggira intorno al 37-38%.
E dunque ?
- In Campania ha vinto le elezioni il Mov. 5 Stelle e i maggiori responsabili, Di Maio – Fico – Di Battista – Tofalo e Cioffi, oggi al governo sono contrari.
Presidente, oltre ai rifiuti quotidiani cosa facciamo con quelli giacenti nelle ecoballe in Campania, compreso il territorio salernitano ?
- Sono milioni le ecoballe che sono site nel territorio campano, con un enorme costo già di custodia, nella reale impossibilità, con costi stratosferici, di mandarle ad incenerire in altre regioni d’Italia e nei paesi esteri. Non le vuole nessuno, non le vogliono neanche in Africa. E allora bisogna essere realisti, affrontare l’immensa problematica delle ecoballe in Campania con la costruzione di almeno tre nuovi termovalorizzatori, diversamente non se ne esce.
Presidente, perché non le vuole nessuno ? forse perché il nostro diniego fa passare loro per imbecilli e poco attenti alla scienza ?
- Non è il caso di ripetersi. I termovalorizzatori esistono, sono stati costruiti e funzionano in tutta Europa. Esiste una copiosissima letteratura e soprattutto l’esperienza, che non sono pericolosi, ma addirittura produttori di risorse. Il problema è che le forze politiche devono vincere la preoccupazione di perdere dei consensi elettorali.
Presidente, per chiudere, perché solo in Campania i termovalorizzatori sono dannosi ?
- Le forze politiche che hanno vinto le elezioni in Campania, in primis il Mov. 5 Stelle, ma anche quelle tradizionali, come il PD inseguono soluzioni fantasiose, che non tengono conto della situazione esistente e nemmeno di quella quotidiana. Negli anni passati si è consentito una massiva distruzione di suolo, detto in parole povere sono state consentite le costruzioni di abitazioni dappertutto, in alcuni casi anche nelle aree industriali. Del resto basti pensare alle vicende dell’isola di Ischia. La politica deve essere anche impopolare.
Non trovo argomenti per contrastare pareri e argomentazioni espressi in questa intervista dall’avvocato Gaspare Russo. Anzi mi sento di essere pienamente d’accordo con lui quando manifesta il suo rammarico per il mancato completamento della mappa dei termovalorizzatori che avrebbero dovuto sorgere in Campania (ma in senso lato anche in tutto il meridione d’Italia), affinché le varie amministrazioni territoriali avessero potuto avvalersi di una rete di impianti in cui far smaltire, secondo le previste procedure di salvaguardia ambientale, i rifiuti raccolti nei centri urbani e ricavandone anche vantaggi economici in termini di produzione di energia e di alimentazione di impianti calorifici.
La situazione in Italia purtroppo non è nuova. Capita sovente che il prevalere di spinte al negativo generate da comitati o associazioni in grado di cavalcare certe tematiche, oppure l’insorgere – a volte strumentale – di interessi particolari, oppure ancora l’intromissione di gruppi con intenti eversivi pronti a intromettersi per affermare la loro presenza, per queste e altre ragioni molti programmi di potenziamento di infrastrutture e impianti industriali non riescono a volte neanche ad essere ipotizzati che già si formano i primi partiti del NO.
Andando per sommi capi e citando solo quelli maggiormente significativi, mi vengono in mente i Reattori nucleari. Niente da dire sulla loro bocciatura per referendum popolare. Ci fu una prevalente opera di convincimento dei fautori del NO. Tuttavia altrove se ne costruirono tanti, che ora sono quasi a fine vita e saranno dismessi. Nel frattempo hanno continuato a produrre energia, quella stessa che in parte l’Italia è andata a comprare all’estero, non avendone a sufficienza in casa.
Altro caso, il rinnovamento del sistema viario e ferroviario intorno alla città di Genova. Concepito da oltre dieci anni ancora non è partito e viene posto in discussione per una nuova analisi di costi/benefici. Il non previsto cedimento della campata di un ponte vitale per la movimentazione veicolare per il porto e per la città causa danni incalcolabili. Se ne terrà conto?
Senza dilungarmi, si possono fare considerazioni analoghe per TAV e TAP, dove oltretutto si é coinvolti anche per partneriati con paesi esteri.
Infine, più in piccolo, ci sono le vicende dell’aereoporto di Pontecagnano Faiano. Cosa vale di più interrompere il suo ammodernamento/potenziamento nel rispetto delle pertinenti procedure e normative di costruzione, oppure farlo languire come una piccola, incompiuta cattedrale nel deserto osservata con orgoglio da chi si sta opponendo al suo sviluppo??