Felice Bianchini junior
(Corrispondente e notista politico)
ROMA – Dopo una settimana di mal tempo, si respira un’aria diversa a Roma. Il Campidoglio, che era minacciato da qualche nuvolone in lontananza, si è ritrovato sotto un cielo sereno dopo l’assoluzione del sindaco Raggi: il fatto non costituisce reato dice il giudice, spazzando via, come dice Raggi, due anni di fango.
Parte della scena se la prendono Di Maio e Di Battista, che attaccano i giornalisti che hanno titolato contro il sindaco, tirando quel fango che ora Raggi ritiene cancellato.
Tanti i problemi all’ordine del giorno, tra buche, stabili occupati e delinquenza. Raggi si dice fiduciosa e supportata dal governo, il quale ha promesso un riguardo particolare alla capitale. L’abbandono da parte del Movimento, che era stato raccontato dai media, per il sindaco non rispecchia la realtà, che vede la mano dei 5stelle ben salda alla sua, già da prima della sentenza; afferma, però, di essere stata pronta anche ad un’eventuale condanna, per la quale avrebbe accettato di dimettersi, nel rispetto del codice etico del Movimento che ha sottoscritto.
Se con la sua fazione politica dichiara di andare d’amore e d’accordo, non nega di pensare che il Movimento possa stare in qualche modo dando fastidio alla Lega. Proprio il partito di Salvini sembrava, anzi sembra aver puntato la Capitale, quasi utilizzando Roma come un ring per una lotta interna alla maggioranza. Dopo la sentenza, il ministro dell’interno si è detto soddisfatto: “è una bella notizia”; non ha risparmiato però di dire tra le righe che il giudizio politico di Roma è ancora aperto e in mano ai cittadini romani; si è poi fatto notare per lo sgombero del Baobab – di fatto una tendopoli abusiva nei pressi della Stazione Tiburtina. Tuttavia, anche se scenico (con le ruspe! ndr), lo sgombero del sito può avere, a detta della stessa Raggi, un effetto negativo, ovvero un semplice spostamento delle persone. Effettivamente la ruspa strappa applausi, ma se non è seguita da un serio ricollocamento delle persone non è nient’altro che parte di un teatrino – e va detto che il Baobab di questo genere di teatrini è stato palcoscenico per circa ventidue volte: sgomberato e rimesso in piedi, poi sgomberato ancora e nuovamente messo in piedi. Secondo chi gestisce e ha gestito il Baobab, la loro soluzione (che è un grande spazio abbandonato adibito a città improvvisata con lamiere, tende e bivacchi) “è meglio di niente!”, il che non fa una grinza; ma non si dovrebbe cercare di andare oltre la mentalità del “meglio di niente”, cercando di rispondere seriamente e concretamente a un problema come questo? Alcune delle persone che stabilmente ormai vivevano lì è stato detto che lavorano: è accettabile che un lavoratore in questo Paese viva in una tenda?
Gli sgomberi dovrebbero andare avanti, anche se il sindaco rivendica la sua posizione decisionale di rilievo in questo ambito, rammentando l’impegno preso da Salvini con San Lorenzo quanto a invio di forze dell’ordine (250 uomini ndr), intervento che invece è pienamente in mano al Viminale. “L’Opa su Roma di Salvini è fallita” dicono in molti; Raggi da Floris dice “Salvini si metta in fila”; per ora, quindi, il Campidoglio sembra lontano da cambi di colore politico. La giunta, tuttavia, è sotto esame: ormai bisogna correre, come dice il sindaco; e chi non lavorerà probabilmente sarà sostituito, fa intendere Raggi.
In programma l’atteso piano di lavoro sul verde della città, seguito da un non meno importante pressing sulla manovra: 250 i milioni (da piazzare tramite emendamento) richiesti da Roma al suo governo, forte di promesse che vanno mantenute – se si vuole lasciare l’immagine di chi rispetta la parola data.
Da parte sua, anche il sindaco promette; in particolare, oltre al verde, ha una certa rilevanza il tema viabilità: dati ci dicono che Roma batte tutte le altre capitali in quanto ad utilizzo di mezzi di trasporto privato, facendo risuonare le parole di Grillo, che da tempo dice che il numero delle macchine quasi arriva a superare quello degli abitanti. C’è chi usa questi dati e ciò che nella realtà comportano, ovvero code asfissianti un po’ ovunque per la città, per attaccare il sistema di trasporto pubblico, manifestamente inefficiente, soprattutto se messo a confronto con i suoi omologhi in altre città – sicuramente quest’inefficienza e il degrado del trasporto pubblico influiscono sull’utilizzo di mezzi privati. Annunciati, a questo proposito, nuovi bus e un risanamento di Atac.
Va detto che il comune di Roma che la pentastellata si è trovata ad amministrare a partire dal 2016 possedeva un debito molto alto, che ha avuto anche la sorte di essere dirottato verso una gestione commissariale. A gravare ancora di più sulla “mobilità” economica della capitale (ma di buona parte del Paese in fin dei conti), un sistema di appalti viziato, sia a livello di codice, sia da un punto di vista pratico, considerata la gestione malavitosa portata avanti dal giro di mafia capitale per tanto tempo.
Tuttavia Raggi non molla: ci sono ancora due anni di governo e vuole sfruttarli al massimo per non arrivare alla fine del mandato con la certezza di perdere alle prossime comunali, alle quali non anticipa esplicitamente se parteciperà o meno. Se prima della sentenza era data per spacciata, adesso il sindaco tira fuori i denti, agguerrita per questo sprint finale, forte del fatto che i suoi alleati al governo dovrebbero fare di tutto per non arrivare alle prossime elezioni senza aver soddisfatto il programma per il quale sono stati premiati dai romani, col rischio di cedere la capitale, magari proprio agli altri alleati di governo.