JOE PETROSINO: la leggenda sbarca a Cascina

 

 

 

 

 

 

Aldo Bianchini

SALERNO / CASCINA – Sabato 10 novembre 2018 Joe Petrosino, o almeno la sua leggenda, sbarcherà in Toscana e per la prima volta approderà a Cascina, una ridente località pisana, dove è molto attiva l’ Associazione Amici del Vallo di Diano presieduta dall’ottimo dr. Gesualdo Russo (originario di Sassano).

            Il mito o la leggenda sono da sempre accompagnati dalla storica domanda: Joe Petrosino, l’uomo nato detective che riscattò l’Italia conquistando l’America, è stato un giustiziere o un difensore della legalità ?

                In tanti hanno provato a rispondere e pur fornendo dissimili spiegazioni non sono mai riusciti a dipanare tutti i dubbi e le incertezze che hanno, comunque, fatto di quell’uomo piccolo e sgraziato un grande poliziotto antimafia, uno dei più efficaci di tutti i tempi nella lotta alla criminalità organizzata.

            Sabato 10 novembre ci penserà il pronipote Nino Melito Petrosino a raccontare per filo e per segno tutto quello che c’è da sapere sulla domanda che ancora oggi accompagna il nome del mitico poliziotto italo-americano è da ritenere una metafora o più semplicemente la trasposizione letteraria del pensiero corrente sul grande investigatore.

            Del resto Nino Melito Petrosino lo ha chiaramente spiegato nel suo ultimo libro “Joe Petrosino, l’incorruttibile” che presenterà e illistrerà anche a Cascina, dopo averlo fatto in mezzo mondo, per svelare aspetti assolutamente inediti del grande pro-zio. Il libro è già stato distribuito, in versione inglese, anche negli USA in occasione dei festeggiamenti annuali che New York non dimentica mai di dedicare al suo più grande uomo di legalità mai conosciuto.

            Ma chi è, o meglio chi è stato Joe Petrosino ?

            In America, si sa, Joe Petrosino è tuttora un personaggio che a distanza di 109 anni dalla sua morte per mano mafiosa è ancora molto vivo nell’immaginario collettivo degli statunitensi più che degli stessi italiani. Il resto lo spiega magistralmente il suo pronipote padulese nel libro sopra citato.

            Nino Melito Petrosino è stato capace, con la sua grande abilità oratoria e coinvolgente dialettica, a far letteralmente rivivere l’immagine, il mito e la leggenda del pro-zio fino a portarlo in giro per tutto il pianeta, da Padula a New York, da Tokio a Sidney, da Mosca a Rio de Janeiro, ecc.

Il libro “Joe Petrosino, l’incorruttibile”:     

  • Duecento pagine, o poco più, per illustrare (è il termine più giusto) la storia, la figura e l’opera del mitico poliziotto nato a Padula e giovanissimo emigrato in America, a New York, dove iniziò dal mestiere unico e tipico di quasi tutti gli emigranti dell’epoca (siamo verso la fine del 1800): il lustrascarpe. Ma lo fa, quel mestiere, di fronte ad una della stazioni più importanti della polizia di New York; ed è proprio lì, in quei pochi metri che separano lo “store” di Petrosino dalla stazione di polizia che nasce il mito: “Dici ai tuoi colleghi che non si facciano troppi problemi per me, in quanto sono arrabbiato con i miei connazionali che, invece di esservi grati per l’ospitalità, hanno messo a soqquadro New York; quando saprò qualcosa di utile per voi verrò a riferirvela, senza mai accettare compensi, ciò ve lo dico in modo preciso, perché non collaboro con voi per ricavarne utili”. Una frase che racchiude al meglio tutta la vita personale e pubblica di quello che diverrà, dopo alcuni anni, il più temuto poliziotto del mondo. Nelle parole di Joe si legge quel senso della legalità verso cui tutti dovremmo avere un rapporto di vicinanza e di stretta osservanza; uno che si batte per la legalità non è uno spione, è questo il concetto che dovrebbe essere assunto da tutti come un momento di crescita culturale; una regola che è ampiamente prevista dalla nostra legislazione ma che viene puntualmente disattesa. Nel libro di Nino Melito Petrosino spesso ricorrono i nomi di Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Carlo Alberto Dalla Chiesa ed è proprio su questi nomi che dovremmo porci, tutti, la seconda domanda: “Come mai sono stati necessari più di sessant’anni dal sacrificio di Joe Petrosino per arrivare a quello dei suoi successori e perché è necessario sacrificare, a volte, la vita per l’affermazione di principi di legalità talmente basilari e semplici nella loro accezione ?”. Molto complicato rispondere su due piedi e con pochi righi di un articolo giornalistico, ci vorrebbero libri e libri per spiegare la genesi dell’essere umano che, pur nella consapevolezza della legalità come cardine principale alla base di ogni società, spesso evade dalla correttezza che intrinsecamente è presente in ognuno di noi e passa dall’altra parte della barricata per delinquere. Il filo conduttore del libro non scritto ma magistralmente narrato da Nino Melito Petrosino è proprio questo, cioè la ricerca affannosa della legalità come strumento di lotta contro l’illegalità che ormai è penetrata soprattutto nelle sedi istituzionali locali, nazionali e mondiali. Nino non ha scritto un libro di letteratura, nel leggerlo non aspettatevi un saggio letterario, il libro non è assolutamente un esercizio pseudo culturale; Nino non ha nessuna di queste intenzioni, Nino racconta, Nino è la voce narrante che pervade tutte le pagine del libro, anche quelle che molto semplicemente ed in maniera efficace riportano fotografie e documenti di un certo valore storico-rappresentativo. Tutto è incastonato ed incastrato in una sceneggiatura che non è scritta ma narrata in maniera assolutamente al di sopra della media. “Per me non era e non è soltanto un eroe internazionale, ma soprattutto una persona nata e cresciuta nella mia stessa casa, “quella casa” che ha dato i natali anche a me”. Ecco quella che potrebbe apparire, ad una prima e superficiale lettura, come un’affermazione apodittica e di circostanza è, invece, la dimostrazione più plastica della grandissima abilità narrativa di Nino che in poche parole e con grande umiltà mette in gioco tutta la sua credibilità partendo dalla vera genesi del problema che riguarda l’emigrazione, l’immigrazione e soprattutto l’integrazione. Elementi, oggi, molto discussi e dibattuti a livello planetario e che quel “povero” Joe Patrosino, emigrato per necessità familiari e ambientali, aveva già risolto più di cento anni fa quando, appena giunto sul suolo americano, fece capire a tutti la sua totale disponibilità ad integrarsi con un popolo diverso per cultura e tradizioni; e lo fece nel migliore dei modi richiamando a se tutte le energie positive in un complessivo discorso di legalità. Una legalità che non ha padri e né padrini e, soprattutto, non ha colorazioni e neppure bandiere.  

            Ma sabato 10 novembre 2018 alle ore 10, nella Biblioteca Comunale “Peppino Impastato” di Cascina, sarà lo stesso Nino Melito Petrosino (accompagnato da Filomena Chiappardo, assessore alla cultura di Padula – Leonardo Cosentini, assessore alla cultura di Cascina e Vincenzo Lamanna, presidente Assoc. Intern. Joe Petrosino) con la sua voce possente e suadente al tempo stesso, a calamitare l’attenzione dei soci dell’Associazione Amici del Vallo, degli studenti dell’ IISS Antonio Pesenti e del Liceo Artistico F. Russoli di Cascina, e di tante altre persone; e sarà un sicuro successo perché Nino quando sale in cattedra dà tutto se stesso e spesso va anche oltre la nostra possibile immaginazione. Lui fa vedere le scene, i movimenti, le trasformazioni e le azioni veloci e decise del suo mitico pro-zio, quasi come se davanti alla platea non ci sia un solo relatore ma una intera compagnia teatrale.

            E il mito del super poliziotto si allargherà ancora di più nell’immaginario collettivo di tutti.

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