SALERNO – Nelle scorse interviste il destino del Crescent è stato paragonato a quello del Fuenti, un mega albergo costruito in uno degli angoli più belli della Costiera Amalfitana dalla famiglia Mazzitelli che venne definito “Un misfatto ecologico esemplare” dal giornalista Antonio Cederna nel 1972.
Siamo ritornati, quindi, nello studio dell’avv. Gaspare Russo per saperne di più circa le eccezioni mosse al contenuto della sua precedente intervista dall’ing. Gaetano Perillo e dall’ex assessore comunale all’ambiente Gerardo Calabrese.
Presidente ha letto le eccezioni mosse dai due lettori di questo giornale ?
- SI, debbo fare alcune precisazioni. Chi vince le elezioni democraticamente ha il pieno diritto di realizzare le promesse elettorali e anche quelle che non hanno fatto parte della competizione elettorale. E’ la democrazia. Per quanto mi riguarda il parallelo tra la Piazza del Crescent e il Fuenti è semplicemente frutto della realtà, quando diventano oggetto di battaglie e di costruzioni di carriere politiche. Il Fuenti, grande albergo costruito nel territorio del Comune di Vietri sul Mare in una zona deserta e inaccessibile, negli anni successivi alla sua demolizione è stato considerato da una parte non marginale dell’architettura nazionale come un’opera d’arte. Infatti chi la costruì, l’ing. Orfeo Mazzitelli, si ispirò al palazzo delle nazioni dell’Eur fascista, considerato universalmente oggi come un’opera d’arte.
Presidente ma, allora, perché fu demolito ?
- Il Fuenti era non solo un’opera d’arte ma un grande volano per lo sviluppo del turismo in Costiera Amalfitana da Vietri a Positano. Fu demolito perché diventò oggetto di una contesa urbanistica, architettonica, ambientale promossa da una parte dell’intellighenzia nazionale nel disinteresse diffuso della classe politica e della società salernitana. Io non appartengo affatto alla categoria dei politici che cavalcano le demolizioni.
Eppure, Presidente, il Fuenti aveva anche avuto una utilità pubblica nel dopo terremoto dell’80; perché tutti lo abbandonarono ?
- Esatto. E’ una vicenda che ho vissuto in prima persona. In una riunione in Prefettura il giorno dopo il terremoto consigliai alla proprietà di non opporsi alla requisizione, anche perché nel post terremoto sarebbero accaduti interventi di ricostruzione con l’aggiunta di un valore sociale non trascurabile, data l’eccezionalità dei problemi posti dal terremoto.
E allora ?
- Una parte non trascurabile della cultura nazionale continuò nella battaglia di demolizione. E un bene importante fu distrutto. E il dopo, quando i proprietari hanno cercato di porre riparo alla ferita imposta al sito ed a un ripristino ambientale, sono stati egualmente contrastati. A mio avviso siamo fuori dal realismo che dovrebbe guidare la vita pubblica. Faccio un esempio salernitano. Senza pregiudizi e prevenzioni, mi riferisco alla stazione marittima. Perché è stato demolito sul Molo Manfredi il magazzino dei depositi generali che ben avrebbe potuto assolvere alla funzione di servizio per il turismo e anche altro, invece dei molti soldi che sono stati spesi per circa un trentennio per assicurare servizi minimali al turismo portuale. E d’altronde la mancanza di coordinamento nei tempi, che caratterizza la realizzazione delle opere pubbliche, è un ulteriore esempio.
Presidente a cosa si riferisce ?
- Ad una evidenza. La stazione marittima attuale, un’opera d’arte, stenta a trovare una sua funzione.
Visto il giudizio positivo che ha dato sul Fuenti, perché ha fatto l’accostamento con il Crescent ?
- Per diverse ragioni. Non è possibile nessun confronto tra il Crescent della Città di BATH e quello di Salerno. Suggerisco a chiunque, politici – amministratori – architetti, di andare a fare una visita turistica a Bath, ne vale la pena a tutti gli effetti anche per rendersi conto di cosa stiamo parlando. Le vicende politico-giudiziarie che accompagnano la realizzazione del Crescent salernitano, in particolare la deviazione del torrente Fusandola; il nubifragio del 1954 che causò centinaia di morti, dovrebbero far riflettere. Oggi il Crescent salernitano, campo di battaglia degli ambientalisti e di una parte del Mov. 5 Stelle, cioè una parte maggioritaria della politica ne rendono un futuro incerto. E del resto la parte fondamentale del Crescent salernitano è un grande palazzo per ricchi.
Presidente, per rimanere in tema, cosa era previsto al posto del Crescent ?
- Nel 1973 con delibera del Consiglio Comunale del 6 luglio n. 347, su mia proposta come sindaco fu approvata all’unanimità la realizzazione di un centro di servizi per la nautica da diporto a Salerno e lungo tutta la costa del golfo. Uno dei punti fondamentali della vita politica e amministrativa è rappresentato anche dalla continuità dell’azione. Certo si è padroni di iniziare tutto daccapo, ma bisogna mettere anche nel conto i costi, il tempo perso, ecc. ecc. Il progetto del 1973 si autofinanziava, facendo ricorso solamente a un intervento limitato del Comune. La piazza del Crescent attuale è frutto della realizzazione con i fondi comunitari di milioni e milioni di euro.
A proposito di soldi, Presidente, il Comune ha indetto una gara per la realizzazione dei giardini ai lati del Crescent in sostituzione delle due torri. E’ opportuno spendere oltre 15 milioni di euro ?
- Non voglio apparire come un bastian contrario, mi limito a ricordare che il progetto del 1973 prevedeva aree verdi e servizi pubblici, una mostra mercato per la nautica da diporto, parcheggi pubblici, ivi compresi quelli di cui è stata data notizia in questi giorni, attrezzature sportive, raddoppio del lungomare e tante altre cose che in questa sede sarebbe lungo elencare ma di cui si può avere un’idea osservando la foto che viene pubblicata.
Presidente, l’ex assessore Calabrese, le contesta che il Crescent è stato, invero, il cavallo di battaglia nel 2001 e che la popolazione rispose con un plebiscito elettorale ?
- Da sempre i programmi elettorali sono omnicomprensivi, un libro dei sogni. Il voto non è legato a questa o quell’opera ma ad un insieme di promesse.
Ma allora Presidente per chiudere, il futuro del Crescent è legato all’evolversi delle battaglie politiche ?
- SI, e oggi la maggioranza politica che è ambientalista naviga contro.
Sarebbe ingiusto non dare atto all’on. Russo per il rimpianto che va manifestando circa la mancata attuazione del Fronte Mare di Salerno, a suo tempo approntato e sostenuto nelle competenti sedi decisionali. Ero altrove a causa di impegni professionali e conosco poco i particolari di quella vicenda, certamente contrassegnata da contrasti e lotte politiche, da dotte disquisizioni sul piano tecnico/paesaggistico, ecc. che ne impedìrono la realizzazione.
Rimane il fatto che, pur essendo un’operazione che a quanto pare si autofinanziava, non trovò l’accordo necessario. Il risultato è stato che per circa un quarantennio l’area occidentale ha continuato a mantenere la sua deplorevole connotazione.
(Finché … non venne un uomo!!)
Secondo le migliori tradizioni non potevano però mancare i ripetuti NO al Crescent e ora, ad opera quasi compiuta, si arriva ad evocare la vicenda del Fuenti per chiederne l’abbattimento.
Intanto fa piacere sentire che il progettista del maxi albergo di Vietri, ispirandosi al Palazzo delle Nazioni (cosiddetto Colosseo Quadrato) di Roma, aveva realizzato un edificio architettonicamente valido e ben inserito nel paesaggio. Infatti molti, scevri da pregiudizi, ne danno ancora oggi un giudizio positivo considerandolo un’opera d’arte.
Anche Bofil ha tenuto a modello per l’edificio salernitano un altro già esistente e cioè il settecentesco Crescent di Bath. L’accostamento quindi dovrebbe smorzare certe critiche sull’opera dell’architetto spagnolo.
D’altronde il Crescent di Bath si apre su una distesa di prati verdi, tipici della campagna inglese, mentre il Crescent salernitano offre un’ampia visuale sul mare, incluse le due costiere delimitanti il golfo. Non credo che basti la diversa collocazione, una terrestre e l’altra marina, per sanzionare una drastica diversità fra le due realizzazioni.
Affiorano ancora accenni negativi sulla destinazione d’uso del Crescent riservato a determinate categorie di persone, perciò stesso giustamente tale da doverlo sottrarre alla loro fruizione e quindi da abbattere.
Mi domando allora perché non si fanno le stesse considerazioni per altri edifici di alto livello ugualmente destinati agli stessi usi?
O forse … l’abbattimento deve coinvolgere anche le persone che vi abitano?
Un’ultima considerazione su quanto si va affermando sul Fusandola.
Quando avvenne la disastrosa esondazione del 1954, non mi risulta che l’alveo del torrente avesse subito deviazioni di sorta lungo il tragitto da monte a mare. A detta di molti esperti, furono le ostruzioni a monte formate da una inestricabile vegetazione, presente per la scarsa manutenzione protrattasi per anni, che crearono un tappo e quindi la tracimazione delle acque.
Attribuire alla deviazione effettuata di recente alla foce del torrente la possibile causa di una nuova alluvione è fuorviante specie se si continua a trascurare l’ opera di disboscamento dell’alveo superiore. Ritengo infatti che chi ha realizzato quella deviazione si sia preoccupato di migliorare le capacità di deflusso della corrente piuttosto che creare un restringimento della sezione di passaggio delle acque.