Scario, interno notte –
Il velario del cielo spinge le nubi vestendo e svestendo una luna interrotta qua e là dalle fantasie del vento.
Sono un licantropo. Vivo da quest’ora. Morirò fra poche ore. Trafitto dalla luce. Vivo da clandestino. Mentre scrivo, il mare nero davanti a me sospinge e sbuffa dentro le insenature selvagge, brucia in gola la sua saliva di sale, mentre le onde fra le barche sciaguattano piccoli schiaffi d’argento.
E’ una notte importante. La notte in cui morire. Chissà perché si muore quasi sempre di notte. Gli occhi si chiudono al buio eterno e non sanno cosa ci sarà dopo. Oltre la coltre. E’ una delle poche cose che non si imparano vivendo. Ma morendo.
E si muore ogni giorno. La cosa più bella della vita è che è a tempo. E non sai quando è scaduto, il tuo tempo. La gente corre, grida, si dispera ogni giorno, credendo di dover vivere per sempre. Ma non sa quando è giunta l’ora di andare.
Tutti hanno bisogno di qualcuno per vivere. Nessuno sa quanto sia bello aver bisogno di qualcuno per morire.
Ma il punto è un altro. Chi sceglie chi uccidere? Sono un magnetofono della vita nelle mani della vita. Io registro. E’ questo il mio mestiere. La mia vocazione. Il mio talento. Chi sceglie chi uccidere?
Prendete il viaggio a due. Si chiama rapporto. Quasi sempre naufraga fra le onde di una proiezione irreale, che diventa surreale. Ci si giura fedeltà, si procrea, si dorme in due, si fa all’amore, ci si dice buongiorno. Poi buonanotte. Ci si dice sempre qualcosa. Questo è il punto: si parla.
Ma c’è sempre un dolore, dietro le parole. E ci sono i segreti, dentro quel dolore. Questi sono i rapporti. Nel migliore dei casi vivono di reciprocità. Nel peggiori muori dentro, fra l’indifferenza, il disprezzo, il livore, la rabbia covata da troppo tempo e di cui non ti sei mai accorto. C’erano i segni forieri di un malessere. Ma non sei stato capace di sparare. Nei rapporti umani ciò che conta è sparare. Spara la verità, urla il tuo dolore con tutto il fiato che hai in gola. L’amore è uno sparo di verità. Una fucilata di bellezza. Uno scoppio di affinità. Un’eruzione di emozioni. Un boato di energie che procedono coraggiose contro il fato come le prime file di una legione, condannate a morire. I primi a cadere. L’amore è morte.
Questi sono i rapporti. C’è però una via di salvezza, un punto di fuga, un’uscita? Sì.
Si chiama incontri ravvicinati, quella via di salvezza. Al contrario dei rapporti non vivono di segreti. Ma di mistero. E tu non sai cosa ti lega all’altro, non sai perché lo hai riconosciuto, non sai da quante vite lo conosci, quell’amore tuo. Non ricordi chi è stato, tante vite fa. Se era uno sconosciuto, un amante, un conosciuto. Se ti ha già amato. Se ti ha già odiato. Se ti ha già ucciso con le sue stesse mani. E lo hai riconosciuto per rendergli il male. O lo hai riconosciuto per rendergli il bene. Se ancora, te lo hanno messo accanto perché tu comprendessi di comprenderlo. Vivono di mistero, gli incontri ravvicinati. Sono inconciliabili con la quotidianità. Al contrario dei rapporti non conoscono segreti. I segreti sono fatti per essere svelati. Peggio, quando non c’è nessuno a cui interessi svelarli. Quindi sono banali, riduttivi, tristi. E pensare che la gente si danna pur di conoscerli!
Il mistero non va svelato. Va sparato. Occorre mirare bene per comprendere che non vi è nulla da comprendere, nel mistero. Ma solo da cogliere. E accettare la propria impotenza. Di mistero si nutrono gli incontri ravvicinati. Davanti al mistero di un incontro ravvicinato devi arrenderti. Devi accettare. Devi subire. Soffrirai, ma lo sapevi. Piangerai, ma era già scritto. Ti dannerai, ma eri già dannato e condannato prima ancora di quell’incontro. Talvolta è il presagio di come morirai, di chi morirai, chi ti ucciderà, quell’incontro ravvicinato.
No. Non sono per tutti, gli incontri ravvicinati. E neanche per molti. Al contrario, sono per pochissimi. E sono rari. Per fortuna. Altrimenti l’umanità si sarebbe già estinta. Perché sono pericolosi, gli incontri ravvicinati. Ti sparano e senti una ferita che brucia e che vedi schiudersi nel sangue di un fiore vivo mentre muori, di quell’incontro ravvicinato. Sì, ti sparano, gli incontri ravvicinati. E’ un campo che conosce l’amore dell’odio. Ma mai l’odio nell’amore. Riconosce e distingue l’odio dall’amore, l’incontro ravvicinato, Distingue il merito dalla colpa. Perché ci si riconosce, negli incontri ravvicinati. Non ci sono le parole, negli incontri ravvicinati. Solo pallottole vaganti. E lunghi silenzi. Che sparano verità. Non ci sono domande, negli incontri ravvicinati. Ovunque ci sia un incontro ravvicinato, là c’è Dio.
Mai prima.
Caro Direttore,
La ringrazio per la possibilità che da ad Eppe Argentino Mileto di pubblicare i Suoi scritti.
Innanzi tutto, voglio dire la mia personale interpretazione sull’autore di tali pagine.
Questi non è alla ricerca di una visibilità o utilizza la sua vita privata per farsi pubblicità, non ne ha bisogno.
Il dott. Argentino Mileto puo vantare una identità personale, di molto superiore a tanti mediocri cittadini del nostro comprensorio.
La sua vita privata è affar esclusivamente Suo.
Io, ho le mie personali tendenze di affetto, Lui le sue, Ognuno le proprie.
Fatta questa doverosa premessa, possiamo analizzare, scevri da ogni preconcetto, i suoi scritti.
Mi ha coltpito, questo suo, ultimo scritto.
Anch’io una notte la passai su quella panchina di Scario.
Non sapevo se l’acqua che mi bagnava venisse dal mare, dal cielo o dalle lacrime.
Le lacrime versate non per essere stato violentato fisicamente, ma per essere stato violentato psicologicamente, da parte di chi, ectoplasmi destinati al nulla, erano desiderosi di cancellare un passato, fatto di estrema onestà ed impegno.
La panchina di Eppe è la mia panchina, ed è la panchina di chiunque può sedersi con Onore su quel simbolico podio.
Non c’è posto su quella panchina per atleti dopati, truffatori, mentitori e coloro che utilizzano le posizioni raggiunte per propri interessi personali, ignorando i bisogni e le esigenze dei loro stessi concittadini.
Ai traditori e collaborazionisti consigliamo altri posti dove passare le loro notti …..protetti da pareti blindate d’ipocrisia.