Aldo Bianchini
SASSANO – “Largo ai giovani”, in tantissimi lo dicono e lo ribadiscono ma soltanto a chiacchiere; sul piano pratico e praticabile, però, nascono subito i problemi inerenti il rapporto troppo spesso incompreso e incomprensibile, per non dire tempestoso. Accade nelle vicende interpersonali ma anche tra le istituzioni e le classi giovanili; ma accade, purtroppo, anche dove non dovrebbe mai accadere, cioè tra la Chiesa e la cosiddetta “meglio gioventù”.
In epoca non tanto remota, comunque pregressa, c’erano gli “oratori” all’interno dei quali sono cresciute tantissime realtà giovanili divenute poi le classi dirigenti del Paese; anzi c’è stato un tempo in cui dall’oratorio si passava nelle sedi dei partiti per proiettarsi nel futuro istituzionale e gestionale del Paese. E’ vero che tutto questo è da tempo finito, ma è altrettanto vero che i giovani hanno trovato altri momenti e luoghi aggregativi, come ad esempio lo sport.
Accade, però, che contrariamente a quello che dovrebbe essere lo stesso messaggio universale della Chiesa per i giovani (messaggio voluto e sostenuto con forza da Papa Francesco) il sistema educativo-aggregativo non funziona così; ad esempio a Sassano in provincia di Salerno sembra di vivere il messaggio al contrario, ovvero di chiusura senza alcuna spiegazione verso i giovani ai quali spesso viene negato un semplice momento di aggregazione come potrebbe essere, e come è, una rigenerante partita di calcetto.
E dire che proprio qualche settimana fa l’Amministrazione Comunale di Sassano (sicuramente attenta alle problematiche dei giovani) aveva inaugurato, con un torneo di bocce che ha avuto molto successo, la ristrutturazione e la restituzione all’utilizzo della comunità di alcune strutture sportive che da qualche anno erano precipitate nel degrado.
Ma la storia di oggi riguarda il campetto sportivo esistente alle spalle del Santuario di San Rocco, campetto che è stato realizzato qualche anno fa sulla scorta di due tipi di contribuzione pubblica: il Comune di Sassano e le offerte dei fedeli per San Rocco. Se è incontestabile che il denaro scucito dal Comune è “denaro pubblico”, anche il denaro raccolto con le offerte mi appare essere denaro pubblico (in caso contrario qualcuno mi spieghi di quale tipologia di denaro si tratta) perché, come quello elargito dal Comune, anche quello delle offerte proviene da noi cittadini, cioè dal pubblico.
E proprio perché pubblico bisogna renderne conto in ogni sede e ad ogni richiesta di chiarimenti, sempre che (per non cadere in contraddizione) vi sia una evidente violazione dell’interesse pubblico. E qui c’è tutto.
Ma andiamo avanti con il discorso. Qualche anno fa venne realizzato il campetto in questione e messo a disposizione delle attività ludico-sportive dei giovani sassanesi o di chi ne facesse regolare richiesta; questo sembra su specifica condizione posta dal Comune al momento della concessione in uso alla Chiesa; ragionamento che non fa una grinza se si pensa al fatto che il Comune stesso aveva investito ben 150mila euro per la realizzazione dell’impianto su terreno che la Chiesa medesima aveva acquistato in gran parte con le offerte pubbliche per il Santo. Questa sembra essere la situazione di fatto; uso il condizionale soltanto perché non ho elementi ed atti cartacei di supporto alla mia ipotesi.
La cosa ha funzionato per qualche tempo e tutto sembrava veleggiare per il meglio fino a quando il parroco del paese ha assunto una posizione molto dura e restrittiva per la concessione dell’impiantistica sportiva adducendo motivi legati alla cattiva educazione dei giovani nella tenuta del prezioso campetto che è stato sempre molto frequentato dalla gioventù locale che, a quanto riferiscono le cronache, ha sempre lasciato la struttura dopo l’uso in perfette condizioni igieniche e tecniche. Due tesi contrastanti, dunque, sulle quali chi di dovere dovrebbe far luce.
Il risultato, oggi, è sotto gli occhi di tutti; campetto abbandonato a se stesso, erbacce e degrado anche di natura ambientale.
Mi chiedo come sia possibile che una struttura pubblica (sfido chiunque a dire che è privata) debba essere lasciata in balia di una decisione assunta apoditticamente da una sola persona, anche se quella persona è il parroco pro-tempore del paese.
Perché, a questo punto, il Comune non interviene per restituire ai “suoi giovani” la possibilità di praticare sana attività sportiva su un campetto che, grazie alla sua posizione topografica, è funzionale anche a momenti successivi di aggregazione (bar, piazza, chiesa) che potrebbero avere anche una certa stratificazione culturale. Oltretutto il Comune ne avrebbe pieno titolo avendo speso per quella struttura sportiva la modica cifra di 150mila euro (sempre che le notizie raccolte siano veritiere).
In passato mi ero già interessato di quelle che furono definite “le campane di San Rocco”, ed in quella occasione si registrò un intervento abbastanza opportuno della Curia con la decisione diretta di S.E. Mons. Antonio de Luca (vescovo di Teggiano – Policastro) che determinò la giusta regolamentazione del suono delle stesse campane che aveva invaso la zona travalicando i limiti fissati dalla legge in fatto di decibel.
Per risolvere il “caso campetto” spero non debba essere necessario un nuovo intervento del Vescovo, alla cui attenzione invierò comunque questo articolo.