Aldo Bianchini
SAN RUFO – Sbirciando, più che leggendo, sul quotidiano La Città di martedì 14 agosto 2018 il mio sguardo è caduto, a pag. 23, sul titolo: “Consorzio di Bacino – Pure Esposito nel mirino di Fdi dopo la polemica su Zambrotti”; un articolo dal contenuto interessante fino al punto da darmi la possibilità di un severo e serio approfondimento.
Grazie, quindi, al giornalista Erminio Cioffi che ha firmato l’articolo senza avere l’onere di approfondire la notizia pur conoscendo tutti i soggetti in campo, forse meglio di me.
La notizia, così come raccontata, appare ai lettori superficiali come l’ennesimo atto teatrale di una sceneggiata alla napoletana, senza voler arrivare a vederla come l’ennesima battaglia di quella guerra politica che, ormai, è in atto su tutto il territorio (e non solo nel Vallo di Diano) contro tutti quelli che emergono non andando mai in apnea da parte dei politicanti, dei mestieranti ed anche della stampa poco accorta ai cambiamenti e, soprattutto, alle professionalità singole e collettive.
Difatti l’interrogazione parlamentare del sen. Antonio Iannone subito ripresa dal coordinatore comprensioriale di Fratelli d’Italia Giovanni Graziano, ma contestata duramente dal sindaco di Sanza Vittorio Esposito che è anche presidente del cda del Consorzio di Bacino con una difesa ad oltranza della posizione del malcapitato Enrico Zambrotti che da sempre è sotto i riflettori di tutti per il fatto che resiste a qualsiasi tsunami e non scende mai in apnea nei tempestosi marosi, difatti resta sempre e comunque a galla.
L’articolo, quindi, evidenzia tutti i caratteri di una battaglia politica corpo a corpo tra accusa e difesa, una battaglia incentrata tutta sul personaggio Zambrotti senza che nessuno riesca ad andare oltre per entrare anche nell’uomo Zambrotti e nelle sue capacità professionali (e non soltanto nelle sue ben note astuzie politiche). Sia chiaro che la battaglia politica c’è e come; ma sullo sfondo di ogni battaglia ci sono le motivazioni reali che molto spesso vengono dimenticate per far posto alla durezza dello scontro in atto che deve portare alla vittoria sull’avversario, e basta.
A me, come sempre, interessa molto poco se vince Esposito o Iannone ovvero se Graziano riesce a bacchettare l’antico rivale Zambrotti; a me interessa capire perché Enrico Zambrotti dopo circa quarant’anni è ancora al centro dell’attenzione generale e addirittura nelle grazie di chi fino a qualche tempo fa l’ha aspramente combattuto.
Sappiamo tutti che la politica è sporca e traditrice; sappiamo anche che la politica è “puttana” come spesso diceva il compianto Enrico Quaranta, e per tutto questo è anche affascinante; ma ha una caratteristica molto importante e significativa che viene utilizzata come minimo comune denominatore in ogni evenienza e/o scelta organizzativa presente e futura; per questo difficilmente guarda al passato.
Dunque più che soffermarsi sull’essenza della battaglia politica contro o pro Zambrotti varrebbe la pena chiedersi perché Zambrotti non affonda mai definitivamente pur essendo stato spesso ai limiti dell’annegamento; e per chiederselo bisognerebbe interrogarsi su “chi è Zambrotti”.
Zambrotti, almeno per me, è un personaggio complesso ed eclettico al tempo stesso, che quasi per caso o per gioco è stato prestato alla politica negli anni d’oro del Partito Socialista, e ancora prima; Zambrotti avrebbe potuto fare tranquillamente il manager di una grande industria privata, di una multinazionale o di una promanazione societaria dello Stato ed avrebbe avuto lo stesso successo, cioè sarebbe ancora sulla cresta dell’onda comunque e dovunque.
Perché ?, semplicemente perché Enrico Zambrotti (che è passato dalle banche all’informazione, dagli incarichi istituzionali a quelli politici) è un personaggio talmente preparato e versatile da far impallidire e intimorire chiunque lo incontri sul suo cammino. Ha una preparazione finanziaria, economica e legislativa di alto livello; una preparazione che riesce a mettere al servizio della politica non solo e non soltanto per legittimi interessi personali ma anche, se non soprattutto, per risolvere i numerosi problemi che la stessa politica incontra nella quotidiana esternazione della sua progettualità.
Questo è il succo del discorso che spiega perché Zambrotti resta al centro dell’attenzione generale come un personaggio ieratico ed immarcescibile, al di là dei venti di cambiamento e delle strumentali battaglie politiche condotte da personaggi che non hanno la capacità di guardare oltre il “politico Zambrotti” per entrare nell’essenziale dell’uomo Zambrotti che è ben altra cosa rispetto al semplice politico. Questo aspetto della vicenda, secondo me, l’ha capito soltanto Vittorio Esposito che riesce a difendere ciò che è apparentemente indifendibile; in pratica l’intelligente Esposito utilizza Zambrotti a precisi fini politici e per specifiche azioni politiche; non è Zambrotti che domina Esposito; entrambi riescono a portare a casa progettualità politica e gestione del corrente in maniera, molto verosimilmente, eccellente.
Non so quanti lettori di questo giornale conoscono o hanno semplicemente sentito parlare di Felice Marotta, il vero braccio destro di Vincenzo De Luca. Ebbene l’allora aspirante sindaco di Salerno incentrò la sua campagna elettorale del 1993 sulla figura di Felice Marotta, indicato come l’uomo ovunque di Vincenzo Giordano e destinato quindi all’immediata defenestrazione dai suoi già prestigiosi incarichi. Dopo venticinque anni Felice Marotta è ancora lì, nonostante il pensionamento, ad occupare cariche sempre più prestigiose. A chi gli chiede il perché De Luca risponde: “Trovatemi uno più bravo di Felice e subito lo sostituisco !!”. Probabilmente anche questo avrà pensato Vittorio Esposito quando ha ingaggiato il duello a distanza con Cirielli, Iannone e Graziano per difendere Enrico Zambrotti.