Aldo Bianchini
SALERNO – Ritorna di attualità il problema gravissimo del Porto di Salerno che la scellerata politica deluchiana ha, praticamente, regalato alla più grossa ed inavvicinabile dimensione dell’area portuale napoletana. Chissà per quale arcano mistero quelli che potevano arginare questa deriva, Vincenzo De Luca e Fulvio Bonavitacola, non lo hanno fatto o, quanto meno, non hanno fatto tutto quello che sarebbe stato lecito aspettarsi da loro.
I due, invece, hanno senza alcun ripensamento sacrificato sull’altare del “potere per il potere” l’unico personaggio, Andrea Annunziata, che poteva essere l’unico in grado di battere i napoletani, almeno sul piano dell’organizzazione e del modello lavorativo, nonché per la luminosa immagine a livello mondiale (dalla Cina agli Usa) che era stato in grado di assicurare al Porto di Salerno nel corso dei due mandati quale “Presidente dell’Autorità Portuale” di Salerno, l’ultima autorità che la città ha avuto modo di conoscere.
Dopo circa un anno e mezzo, ultimi in ordine di tempo, in cui abbiamo assistito ai proclami del presidente e del segretario dell’Autorità Portuale di Sistema (così adesso si chiama il complesso macchinone che dovrebbe go vernare e regolare la portualità campana nella sua interezza, o quasi) arriva adesso la ferale notizia che i lavori di “approfondimento dei fondali del porto” si sono fermati, e se non sono del tutto fermi registrano ritardi gravissimi e insuperabili.
Scende in campo, come spesso ha fatto in passato (passando tranquillamente dai caldoriani ai deluchiani … ma è il mestiere degli imprenditori !!), Agostino Gallozzi, presidente del “Gruppo Gallozzi spa” che se la prende, pensate un po’, non con chi ha bruciato per politica il porto di Salerno ma con chi è arrivato appena da qualche mese al governo nazionale; in particolare in un lungo comunicato stampa scrive: “”Senza dubbio l’accelerazione impressa nell’ultimo anno all’iter delle procedure, da parte del presidente e del segretario generale dell’Autorità Portuale di Sistema, consente oggi di avere un quadro chiaro. Così come è fuor di dubbio che la loro azione è stata determinante nel rispondere ed adempiere positivamente a tutte le innumerevoli prescrizioni emerse dal rimpallo tra le varie componenti della filiera, regionale e nazionale, riferibile al Ministero dell’Ambiente. Nonostante questo continuo stop and go, ad oggi tutto ciò che andava fatto per l’ottenimento della “autorizzazione finale” è stato fatto. Adesso – in questa storia senza fine – l’impasse è circoscritta al via libera definitivo da parte del Ministero dell’Ambiente e, quindi, al passaggio in sede di Provveditorato regionale per le opere pubbliche. Solo dopo si potrà procedere all’appalto vero e proprio. È pertanto ora indispensabile un ultimo slancio, un ultimo scatto in avanti, ed è quindi a mio avviso necessario, con estrema urgenza, allargare lo sguardo e chiamare in causa, con spirito costruttivo, la filiera istituzionale: Ministero dell’Ambiente in primis, ma anche Ministero delle Infrastrutture e Ministero dello Sviluppo Economico e del Lavoro. Sono Ministeri tutti riconducibili al Movimento 5 Stelle, premiato il 4 marzo scorso in maniera consistente in Campania e nella nostra città di Salerno, oltre che nella nostra provincia. Come pure vanno chiamati in causa gli esponenti istituzionali eletti nel nostro territorio: il Sottosegretario allo Sviluppo Economico Sen. Andrea Cioffi e il Sottosegretario alla Difesa On. Angelo Tofalo””.
Agostino Gallozzi se la prende cioè con il Mov. 5 Stelle salernitano che soltanto dal maggio scorso è entrato nei gangli inesplorati del potere romano; nel contempo con lo stesso comunicato difende a spada tratta la Regione Campania e la sua politica: “”Naturalmente, un ruolo istituzionalmente determinante è quello della Regione Campania, il cui presidente ha sempre seguito con la massima attenzione le problematiche del nostro porto””. E con questo non intendo minimamente escludere dal discorso le eventuali responsabilità sia di Andrea Cioffi che di Angelo Tofalo.
Per dichiarare questo ci vogliono essenzialmente due cose: una stampa opportunamente distratta ed una bella faccia tosta. Una stampa opportunamente distratta perché Agostino Gallozzi è al vertice di uno dei gruppi industriali più facoltosi del Mezzogiorno e, forse, del Paese e quindi i suoi riflessi di potere segnano pesantemente il corso della storia giornalistica di questa provincia. Una bella faccia tosta perché per negare l’evidenza dei fatti che sono sotto gli occhi di tutti è necessario non solo avere l’abilità di mistificare la realtà ma avere anche le basi economiche (e Gallozzi le ha tutte) per farlo senza correre il rischio di poter essere pesantemente contraddetto. Senza nascondere gli interessi che lo stesso “Gruppo Gallozzi” ha nel porto di Napoli, interessi imprenditoriali legittimi che la politica ha contribuito a garantirgli.
Parliamo d’altro, quindi, se vogliamo davvero aiutare la ripresa economica ed occupazionale di un Ente portuale che, da solo potrebbe garantire un migliore stato sociale per tutta la Provincia di Salerno.
Non c’è che dire. “L’approfondimento dei fondali del porto” non poteva che richiedere ancora … approfondite indagini, approfondite valutazioni, approfonditi esami di impatto ambientale, approfonditi balletti burocratici fra i più svariati enti, ecc. Così, prima che si arrivi alla definizione dei finanziamenti e all’avvio dei lavori di scavo, l’opera rischia di “sprofondare” nel pantano se non nel nulla.
Purtroppo è il destino che accomuna la realizzazione di quasi tutte le opere in Italia, grandi e piccole. Anche quando – dopo defaticanti, lunghi esami e confronti preparatori – si riesce a partire, si assiste sovente all’insorgere di altre motivazioni che ne mettono in discussione e poi in dubbio la validità, col risultato che si arresta l’avanzamento dei lavori per tempi indeterminati, se non per sempre, e senza alcuna preoccupazione per i danni economici o di altro tipo che tale processo provoca.
Oppure si tira in ballo il tanto conclamato binomio costi / benefici, eccependo la sua ormai mancata validità a fronte delle mutate condizioni e ad una attualità di situazioni mutata rispetto a quelle iniziali.
Viene allora citato anche il comportamento del conte di Cavour che notoriamente era molto sensibile al rispetto della giusta e corretta valutazione dei benefici correlati ai costi necessari per conseguirli. Ma poi egli, da politico responsabile, era fermamente deciso affinchè le opere fossero eseguite in tempi congrui ai fini del mantenimento delle proporzioni fra costi e benefici inizialmente messi a calcolo.
(Per inciso, peccato che il conte e i suoi successori abbiano fatto applicare tale politica essenzialmente per le regioni del Nord Italia e non abbiano tenuto conto che altrettanti benefici – magari non in tempi brevissimi – si sarebbero potuti ottenere impegnando risorse anche al sud, specie per realizzare infrastrutture stradali e ferroviarie nonchè opere portuali. Si sarebbe così evitato il consolidamento del gap nel settore delle comunicazione mantenutosi nel tempo – è tuttora esistente – fra le due Italie).
Ora il porto di Salerno non sfugge a questa inesorabile realtà. Inoltre, col cambio dei protagonisti responsabili subisce le conseguenze della loro maggiore o minore capacità manageriale e abilità dirigenziale.
Oltretutto la cosa riguarda non solo il lavoro sui fondali, ma anche Porta Ovest, la piena attivazione della Nuova Stazione Marittima, la ristrutturazione di banchine moli e imboccatura, e per ultimo – ma non meno importante – il sempre più indispensabile raccordo ferroviario diretto fra lo scalo marittimo e la rete nazionale.