INPS: Boeri minaccia o è minacciato ?

 

Aldo Bianchini

SALERNO – Non si spegne la polemica violentissima tra il ministro del lavoro on. Luigi Di Maio e il presidente dell’INPS dr. prof. Tito Boeri (economista di chiara fama); i toni si sono notevolmente abbassati ma il livello culturale della polemica resta e come.

Il prof. Boeri, da tecnico, è alla guida dell’Inps (il maggior istituto di previdenza italiano e forse europeo) dal 2014; e la cosa già incomincia a mettermi qualche dubbio, soprattutto perché quando i tecnici, pur se validissimi, guidano i ministeri o gli istituti i risultati non sono mai stati di livello ottimale. Probabilmente, anzi certamente, Boeri sarà un’eccezione, ma l’eccezione conferma comunque la regola.

Dall’altro lato c’è un ministro molto giovane che parla a voce alta e senza peli sulla lingua; un ministro che conoscendo molto bene i suoi limiti prima di parlare si circonda di altrettanto validi tecnici-professori almeno del calibro di Boeri. Quindi lo scontro non è tra Di Maio e Boeri ma tra due correnti di pensiero che vanno ad incastrarsi tra loro ed a produrre effetti notevolmente deleteri per il “sistema lavoro” di questo Paese.

Ma trattandosi di un duello ad armi pari chi deve vincere: l’ultimo romantico della sinistra ormai datato nel tempo o l’astro nascente del nuovo che avanza e travolge tutto e tutti che, pur con qualche errore, sempre nuovo è; e noi dovremmo tifare comunque per il nuovo.

La battaglia è stata subito sposata dalla stampa nazionale e ridotta alla stregua di un duello rusticano tra due persone, la questione riguarda due filosofie completamente diverse che non hanno nemmeno un punticino in comune.

Ilk quotidiano Il Mattino del 30 luglio 2018, a pag. 9, titolava: “La battaglia sul decreto – Boeri all’attacco: Io minacciato – L’ira del governo – il presidente Inps alla Camera: Di Maio ha perso il contatto con la crosta terrestre – Palazzo Chigi: toni inaccettabili”. In tutta sincerità il ruolo di minacciato mi sembra più adatto a Di Maio che a Boeri.

Lo dico perché non si può non essere d’accordo con Palazzo Chigi sulla inaccettabilità dei toni: Boeri è un uomo dello Stato e come tale deve comportarsi, tacendo e ubbidendo in pubblico, semmai parlando e consigliando nelle sedi opportune, ma non deve andare oltre i suoi compiti. Capisco che gli ultimi mesi di un mandato sono sempre quelli più a rischio, ma il servizio in favore dello Stato è un’altra cosa. E se il prof. Boeri vuole fare politica, prima deve candidarsi e dopo essere stato eletto, se dovesse avere un incarico, soltanto in quel momento avrebbe la facoltà di parlare.

Ovviamente è inutile meravigliarsi più di tanto, viviamo in un Paese dove parecchie cose vanno a rovescio e la dritta via sembra smarrita.

Come finirà ? finirà che Boeri andrà via e Di Maio continuerà a fare il ministro; poi ci penserà la stessa sinistra a mandare definitivamente a casa ed ai suoi studi il valente economista.

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