da On. Gigi Casciello (Forza Italia):
«Questo Governo, a conferma di essere contro le imprese e i lavoratori, ha bocciato, tra gli altri, l’emendamento con il quale Forza Italia ha proposto di portare a 24 mesi la scadenza dei contratti a termine per le imprese che nei 12 mesi precedenti abbiano incrementato la propria forza lavoro attraverso assunzioni a tempo indeterminato» così l’On. Gigi Casciello (Forza Italia), durante la presentazione alla Camera dei Deputati di un emendamento presentato da Forza Italia al “decreto dignità”.
«Nelle intenzioni iniziali del Governo – ha spiegato l’On. Casciello – questo doveva essere il decreto per la dignità dei lavoratori e delle imprese ma è evidente che si sta trasformando nel decreto dell’incubo degli stessi lavoratori e delle imprese. Gli obiettivi, anche i più giusti, in questo caso vengono affrontati in maniera approssimativa, talvolta con provvedimenti disadorni. In questo modo si rischia di fare più danni rispetto a quelli che si voleva affrontare». Il deputato azzurro ha continuato: «Chi volete che non sia a favore di provvedimenti che eliminano il precariato, che lo minano nelle forme e nella sostanza? Ma sicuramente non può essere questa la strada da percorrere. Ricordo anche che al principio avevate diversi obiettivi: ad esempio chiudere le agenzie di somministrazione, ridurre al 20% del totale i contratti a termine. Tutte ipotesi che poi si sono rivelati insostenibili. E non vi siete resi conti che interrompere un contratto a termine dopo 12 mesi di lavoro, senza possibilità di rinnovo, mette soprattutto le piccole imprese in difficoltà, con delle vere prospettive di disoccupazione».
L’On. Casciello rivolgendo ai colleghi Deputati in Aula si è chiesto: «Come si può giustificare il voto contrario a questo emendamento, di fronte agli imprenditori, in particolare quelli del Sud, che pagheranno pesantemente per questo provvedimento che penalizza soprattutto i lavoratori. Le imprese sono disponibili ad assumere a tempo determinato o indeterminato se sanno che posso crescere nella produzione. Se non c’è crescita non c’è e non ci sarà mai spazio per il lavoro. E questo decreto è la dimostrazione che avete un’idea di Stato assistenziale e non di uno Stato per il lavoro».