Questa volta, mi assale un vero e proprio impulso che mi spinge a dire basta nei confronti delle squallide beghe di cortile che attanagliano le cronache della politica italiana. Ammesso che ve ne sia ancora una, che sappia pensare a una strategia di medio periodo (sarebbe infatti troppo pretenderne una di lungo periodo!), e quindi a tattiche contrapposte di breve periodo.
Oggi, dove sono finiti tutti quei cantori dell’economia globale che inneggiavano ai patti commerciali stipulati e da stipulare tra i vari partners delle diverse potenze economico-finanziarie mondiali? Oggi, sì proprio oggi, che abbiamo ricevuto la notizia di un decisivo accordo commerciale tra gli USA e l’UE, con il beneplacito del FMI, che metterebbe fine all’avallo e alle minacce reiterate di dazi sull’importazione di entrambi i paesi. Notizia sì importantissima per il futuro di entrambe le aree politiche e commerciali di scambio, ma presente tutt’al più in un annuncio-trafiletto di prima pagina del Sole 24 ore e viceversa relegata direttamente nelle pagine interne di cronaca estera dagli altri maggiori quotidiani nazionali.
Così, direi piuttosto che prende forma definitiva la strategia americana, annunciata anche da Kissinger nel suo saggio dal titolo italiano “Ordine mondiale” in uscita nel 2014, tesa alla ripresa di una propria leadership mondiale; in contrasto con l’avanzata della Cina, favorita dal processo di globalizzazione dell’ultimo medio-periodo, per l’appunto ai danni soprattutto degli Stati Uniti. Una vicenda, questa dell’ultimo medio-periodo, che anche l’Unione europea ha finito con il subire mediante la produzione nelle aree al proprio interno di un fenomeno generalizzato di vero e proprio dumping sociale, a cui il fenomeno – sia detto chiaramente: tragico (!) – dell’immigrazione ha finito per fare addirittura da contorno.
L’uscita della Gran Bretagna dall’Ue unitamente all’elezione di Trump hanno rappresentato senz’altro l’inizio di un percorso inverso, che tende nel tempo a concretizzarsi nelle diverse realtà dei paesi europei, e che riprende e favorisce il dialogo tra potenze anch’esse poste in difficoltà dall’avanzata cinese, come nel caso della Russia e dell’Arabia Saudita.
Quanto all’Italia, invece, è chiaro che il governo giallo-verde, con la sua impostazione di fondo e le sue scelte presenti e future, dovrebbe, almeno nel più breve periodo, rispondere meglio al vento di questo cambiamento. In attesa che le opposizioni del Pd e di Forza Italia cambino la strategia degli ultimi dieci anni, a partire dalla crisi di debito pubblico dei PIIGS emersa in Europa nel 2008, collegata alla crisi dei mutui subprime statunitensi.
Nel frattempo, quanto alle vicende parimenti occorse alla sinistra in genere, ritengo che l’idea sia stata piuttosto quella d’instaurare un regime economico che azzerasse i tassi d’interesse all’interno di ogni singola area commerciale di scambio e livellasse gli stessi tassi nei rapporti tra aree di scambio viceversa reciproche. Tentativo, che ritengo anche legittimo sia stato compiuto a sinistra, ma che è evidentemente fallito alla prova dei fatti. Con buona pace di quel pragmatista che, a sinistra, dicevano fosse Karl Marx e al quale oggi gli stessi dicono che occorra ritornare. Ipocriti.