Diego Cacciatore: un uomo … una storia

 

Aldo Bianchini

SALERNO – Con 6 voti su 9, gli assenti (Luigi Carmelo Della Greca – Domenico De Maio – Giovanni Savastano) hanno sempre e comunque torto, la giunta comunale di Palazzo Guerra il 10 luglio scorso ha deliberato di intestare una nuova strada di Salerno al compianto avvocato penalista Diego Cacciatore, deceduto all’età di 63 anni nel settembre del 1999. La città tutta e il Comune tappano un buco profondissimo, tra dimenticanze – distrazioni e noncuranze, e con gravissimo ritardo (sono trascorsi quasi vent’anni dalla morte del noto penalista) va a riempire una casella importante per la storia della città di Salerno, della Provincia, e non solo.

Parlavo all’inizio degli assenti che hanno sempre torto perché, soprattutto in casi come questi, ci dovrebbe essere schierata l’intera giunta e, forse, anche il Consiglio Comunale per ricordare, anche se con un atto formale, un uomo che ha dato personalmente tantissimo alla città ed alla provincia sulla scia di quanto aveva già dato il padre Francesco Cacciatore (detto Cecchino), avvocato penalista – politico insigne, senatore ed amministratore locale coraggioso. Una delibera del genere non è un fatto marginale e non deve essere declassata alla stregua di un compassata routine; con questo atto il Comune di Salerno consegna alla sua città il ricordo di un uomo, sicuramente al di sopra delle righe, che ha contribuito a scrivere nel corso della sua breve vita un pezzo della nostra storia contemporanea.

Il necessario, però, adesso è prendere atto che il buco è stato rattoppato alla meglio e potremo avere in città anche “Via Diego Cacciatore” nella zona tra Via Unità d’Italia e Torrione; anche se sarebbe stato molto meglio deliberare l’intitolazione della strada con un atto unico e non comprensivo di altre intitolazioni; il personaggio, l’uomo e il professionista lo meritavano.

Personalmente ho conosciuto poco l’avvocato Diego Cacciatore, l’ho seguito di più e meglio attraverso il suo impegno politico e professionale in cui non ha risparmiato energie ed in cui non si è risparmiato anche dopo le prime avvisaglie di una tempesta che stava arrivando in maniera inesorabile. Pochi, quindi, gli elementi di giudizio ma sufficienti a delineare il quadro di uomo vero, prima ancora che professionista e politico, capace di dire pane al pane e vino al vino e senza fare sconti a nessuno, neppure ai tantissimi magistrati con i quali nel corso della sua attività si è confrontato e spesso scontrato nelle aule del palazzo di giustizia dove, ancora oggi, risuonano il suo tono di voce e la passione forense che spendeva anche nei processi meno importanti.

Poche volte ho dialogato con lui ed ho sempre avuto la sensazione che avesse una innata disponibilità al dialogo, una sensibilità fuori del comune ed un altissimo senso del rispetto del ruolo degli altri, a cominciare da noi giornalisti.

Fu capace nel corso della sua vita forense di difendere l’ex magistrato d’assalto Alfonso Lamberti (caduto in grave disgrazia anche tra i colleghi dopo l’attentato e l’uccisione della figlia Simonetta) ma anche la primula rossa della camorra Pasquale Loreto che spesso ho definito “l’uomo dagli occhi di ghiaccio” (catturato a Pagani per colpa della sua dolce Melania).

Nel primo caso Diego Cacciatore colse, a mio avviso, tra le righe di un’inchiesta troppo forte  le motivazioni di grande dolore umano che stavano travolgendo l’uomo Lamberti prima che il magistrato; nel secondo esercitò fino in fondo e senza paura alcuna il ruolo di difensore che la toga gli imponeva. Non c’è stato mai nulla di stridente nella vita e nella professione di Diego Cacciatore perché è stato capace di vivere le due cose con grande convinzione della bontà delle sue scelte.

Ma non ha risparmiato neppure le toghe dei colleghi quando andavano redarguite a dovere e prima di ogni altro personaggio salernitano capì fin dall’inizio che la tangentopoli nostrana era una grande bufala nata, probabilmente, dalle amicizie salernitane dell’allora pm di mani pulite Antonio Di Pietro ed arrivò a definire un suo collega come “Calimero, pulcino tutto nero” in un memorabile fondo sulla prima pagina di Cronache del Mezzogiorno.

Insomma Diego Cacciatore è stato un maestro dell’avvocatura salernitana, e non solo; la sua passione per la toga lo portò, inevitabilmente, ad essere amato e odiato al tempo stesso; mi piace ricordarlo con una frase scritta dall’avvocato Gian Ettore Gassani all’indomani della sua improvvisa morte per colpa di un ferale infarto: “Il rapporto che mi legava con questo avvocato è stato davvero speciale. Ricordo che una volta fui gravemente minacciato all’Aula Bunker da un presunto esponente di un clan con il quale avevo avuto una discussione e Cacciatore fu il primo a venire da me per darmi il senso della sua solidarietà, invitandomi a bere un caffè con lui. Voleva  assolutamente capire cosa fosse successo. In quella occasione, questo immenso penalista mi disse: “Guai a te se hai paura a fare questo lavoro…”.

Ecco, Diego Cacciatore non aveva paura di niente e di nessuno e credeva ciecamente nella magia della toga intesa come servizio e mai come strumento di potere personale.

Spiccata anche la sua propensione umana e professionale vero un territorio come il Vallo di Diano dove il padre aveva scavato profonde radici con la sua ultima esperienza di amministratore locale con la carica di sindaco di Montesano sulla Marcella. Incuriosito dalla notizia ho chiesto al mio amico dr. Pietro Cusati (già dirigente amministrativo del tribunale di Sala Consilina) quale ricordo avesse dell’uomo e del penalista scomparso nel 1999. Secca e lapidaria la risposta: “Diego Cacciatore è stato un vero avvocato penalista, da cancelliere ascoltavo con molto interesse le sue arringhe che anche i magistrati seguivano e rispettavano; insieme all’avvocato Mario Rivellese -suo grande amico- ha lasciato una traccia indelebile nella storia giudiziaria del tribunale salese ed ha fatto da nave scuola per tantissimi giovani avvocati che si avvicinava a lui quasi in punta di piedi”.

L’ultima grande apparizione pubblica in cui ero presente, ‘avvocato Diego Cacciatore la consumò il giorno 10 dicembre 1996 nell’ambito del convegno “Medico e giudice a confronto: la responsabilità per colpa professionale tra prescrizioni normative e la informazione-disinformazione della pubblica opinione” tenutosi nei saloni dell’azienda ospedaliera di Salerno e nel corso del quale sciorinò tutta la arte oratoria su un argomento di grandissima sensibilità giuridica e giudiziaria.

E’ morto nel settembre del 1999 ed ora la sua città, la città che tanto amava, lo ricorderà per sempre con la Via Diego Cacciatore.

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