Diversa abilità: Rita bussa … nessuno risponde !!

 

 

Aldo Bianchini

 

SALA C. // SASSANO – Le scuole sono chiuse e il grave problema di Rita sembra risolto, almeno a livello pratico, quello ufficiale resta; rimane in piedi e tutto per intero il problema di natura morale che ricade sulle coscienze di chi poteva fare e non ha fatto ciò che doveva fare per mettere Rita nelle condizioni più agevoli per accedere all’edificio scolastico in cui, fino a qualche giorno fa, ha frequentato la terza classe delle scuole medie.

Ma al di là del fatto meramente tecnico-pratico di accesso all’edificio scolastico e del problema di coscienza, dei quali continuerò a parlare più avanti, c’è un problema grosso come una montagna che riguarda direttamente la situazione psicologica della ragazza che tutti noi dovremmo aiutare a fare sentire meglio integrata, più accolta e assolutamente benvoluta senza insopportabili spifferi di dannosissimo pietismo.

E’ proprio questo il problema che oggi mi interessa trattare, più degli altri, per contribuire alla soluzione della situazione di Rita che molto probabilmente si ripresenterà all’inizio del nuovo anno scolastico; ed in questo dovranno lavorare all’unisono il sindaco di Sala Consilina (che ha già fatto tanto), la dirigente del liceo e il dirigente della scuola media (che hanno fatto fin qui molto poco).

Prima di andare avanti è giusto ricordare a tutti chi è Rita; è una ragazza di Sassano diversamente abile che per raggiungere la scuola G. Camera sita in Sala Consilina deve essere accompagnata da uno dei genitori e con la sedia a rotelle raggiungere la classe dal posto più comodo che sembra essere l’entrata del liceo del grosso edificio scolastico che per le medie è dotato di un ingresso a sud con rampa e ascensore per l’accesso ai tre piani ad esse riservate. L’aula frequentata da Rita è al terzo piano dello stabile che è, guarda caso, il piano terra del liceo classico in considerazione del dislivello altimetrico esistente in quella zona. Dunque molto più semplice per Rita, ovvero per chi l’accompagna, arrivare in macchina davanti all’ingresso del liceo, sistemarsi in carrozzella e raggiungere l’aula senza dover superare tante barriere. Perché, checchè se  ne dica, un ascensore ed una rampa sono da considerare barriere, addolcite ma pur sempre barriere.

Davanti all’ingresso il Comune (con lodevole lungimiranza) ha ricavato un posto con linea gialla riservato a Rita, ed a chiunque altro ne avesse bisogno, anche contro il parere (si dice) dell’ingegnere responsabile della sicurezza delle scuole medie che insisteva affinchè Rita dovesse servirsi, per forza, dell’ingresso a sud, della rampa e dell’ascensore.

Il problema, però, nasce quando Rita raggiunge il piccolo spazio antistante e trova il posto-riservato abitualmente occupato da un’autovettura (sempre la stessa ?); un fatto molto più grave dell’auto della Polizia Municipale lasciata casualmente e momentaneamente parcheggiata nel posto riservato e che la mamma di Rita aveva fotografato qualche settimana fa, così come ha spesso fotografato l’auto di colore scuro.

Di chi è l’auto spesso parcheggiata abusivamente ? Probabilmente di qualcuno che lavora, insegna, dirige il liceo classico o le scuole medie. Questo è il primo elemento di discriminazione nei confronti di Rita che vedendo il posto occupato incomincia a sentirsi, fin dall’esterno, meno integrata – meno accolta e non benvoluta. Difatti se qualcuno della tessa scuola agisce proditoriamente in danno della ragazza vuol dire che non comprende le esigenze della stessa.

Su questo aspetto dell’autovettura di colore scuro parcheggiata abusivamente i due dirigenti scolastici hanno il dovere di indagare a fondo con un’inchiesta interna per conoscere almeno le generalità di questo/a benpensante e sicuramente molto poco educata persona per assumere i dovuti provvedimenti che una scuola seria e titolata come quella di Sala Consilina dovrebbe adottare al fine di tutelare quello che resta dell’integrità prisco-fisica di Rita.

Difatti, mi chiedo, come mai nessun segnale è venuto dall’interno delle due scuole sull’eventuale inchiesta e successivi provvedimenti contro il possessore dell’autovettura, quando invece già tanto è stato fatto dal Comune nei confronti di quella incauta vigilessa (forse addirittura innocente !!) alla quale è stato notificato un provvedimento disciplinare per la sua azione che dovrà meglio spiegare dinanzi alla Commissione Trasparenza del Comune. Due pesi e due misure, con il Comune che si apre alle esigenze di Rita e con le scuole che invece si arroccano e si chiudono su se stesse, senza lasciare intravvedere alcun segnale di composta umanità.

Perché ho fatto questo ragionamento, non consueto per un giornalista; l’ho fatto perché discende semplicemente da un commento rabbioso e doloroso che la mamma di Rita (anch’essa docente) ha postato su FaceBook qualche settimana fa quando ha scritto di un emerito/a idiota che, in risposta alle lamentele per quel posto abusivamente occupato dall’autovettura di cui sopra, avrebbe risposto: “Tu approfitti della disabilità di tua figlia”. Un fatto, se rispondente al vero, di una gravità eccezionale, sul quale i due dirigenti scolastici dovrebbero indagare a fondo perché sembrerebbe che a pronunciare quella frase sia stato lo stesso proprietario della macchina in perenne sosta. Il condizionale, naturalmente, è d’obbligo anche perché in questa dolorosa vicenda sembra aver preso il sopravvento la rabbia di una mamma che nella frenetica ricerca delle migliori condizioni di vita della figlia potrebbe addirittura danneggiarla per quel principio che molti psicologi definiscono “effetto a rovescio” che può produrre maggiori squarci negativi per l’integrazione e l’accoglienza della giovane e incolpevole Rita.

Fino ad oggi nessuno degli attori in campo (il sindaco, i due dirigenti scolastici, la vigilessa e l’idiota) ha ritenuto, però, di porgere delle scuse pubbliche alla famiglia di Rita; per questo non lascerò cadere la vicenda nel dimenticatoio e già nella prossima puntata cercherò di analizzare la posizione della vigilessa (che appare molto alleggerita) e di entrare ancora meglio nei meccanismi di una scuola che non ha il coraggio di uscire allo scoperto.

 

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