Fonderie Pisano: dopo il Consiglio di Stato, Picarone … perché non parli ?

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Aldo Bianchini

 

SALERNO – In uno dei precedenti articoli sulle Fonderie Pisano avevo svelato che uno dei massimi esponenti della giunta regionale deluchiana è il figlio di uno degli ex dipendenti dello stabilimento di Fratte; un dipendente che, oltretutto, si era sempre distinto per l’attaccamento al lavoro svolto con passione per alcuni decenni.

            Posso adesso svelarne il nome; è Franco Picarone, esponente di spicco del team che gestisce le sorti regionali campane.

            Lo svelo senza particolari intendimenti perché è stato lui stesso a rivelarlo durante un convegno dal titolo “Ambiente, fonderie e biodiversità” tenutosi il 6 maggio scorso nell’aula conferenze delle Terme Capasso di Contursi; e giustamente la giornalista Mariateresa Conte lo ha scritto nel contesto del suo articolo pubblicato da La Città sulla manifestazione.

            Ovviamente a Contursi il consigliere regionale Franco Picarone ha parlato anche delle Fonderie Pisano e, a quanto risulta dall’articolo de La Città avrebbe dichiarato:

            “”E’ comprensibile l’atteggiamento dei cittadini della Valle del Sele. E’ evidente che il destino delle fonderie deve collimare anche con i provvedimenti che risolvono tale questione e trovare un’area industriale pronta ad ospitare tali aziende. Bisogna salvaguardare l’economia già martoriata e i suoi livelli occupazionali, ma il Cratere che è ricco di biodiversità, non è il territorio giusto dove collocare questo tipo di industrie pesanti””.

            Un’altra dichiarazione che dice tutto e niente; un’altra dichiarazione improntata soltanto alla tutela dei consensi in sede politica; niente di più e niente di meno.

            Naturalmente sulla ricchezza ambientale della Valle del Sele si potrebbe scrivere tutto e il contrario di tutto; sicuramente la sua scellerata e forzata industrializzazione, incontrastata e addirittura richiesta dalle stesse popolazioni in maniera pressante, specularmente attuata anche a fini di illecito arricchimento personale ha scippato per sempre i colori e i calori di quella valle che poteva essere oggi, e non lo è, un simbolo anche della biodiversità. Per spiegarcelo non è necessario che venga Franco Ortolani, sarebbe sufficiente volgere lo sguardo al recente passato per capirlo da soli. Ma questa è altra storia che certamente la presenza di uno stabilimento come le fonderie non riuscirebbe mai, da solo, ad alterare ulteriormente; questo, però, nessuno lo dice perché tutti quelli che vengono chiamati a dispiegare le loro relazioni (scientifiche e politiche) hanno tutto l’interesse di cavalcare l’onda emozionale del popolo che viaggia a velocità supersonica in tutt’altra direzione.

            Allora per capirne di più sono necessarie altre cose, altri racconti, altre storie; come la storia del dipendente delle fonderie Picarone, papà del consigliere regionale che, come la statua di Mosè appena partorita dal mitico Michelangelo, non parla.

                                                                                                                                   Perché non parli, dunque, Franco Picarone ?

            Le tue parole potrebbero essere esaustive, nell’uno o nell’altro verso non importa, ma davvero esaustive in un discorso assai complicato che attiene la salute dei tanti cittadini di Fratte sulla quale la scienza non si pronuncia mai univocamente e che per questo sulla stessa vengono innestati ragionamenti e problematiche incredibili e assurde, anche da parte di chi non ha alcuna competenza. Andrebbe sul velluto Picarone, soprattutto dopo l’ordinanza del Riesame e il pronunciamento del Consiglio di Stato, entrambi favorevoli alla Pisano.

            Le parole di Franco Picarone potrebbero svelarci tanti segreti, tanti momenti di vita vissuta, tante eventuali perplessità familiari, probabilmente anche lamentele di un genitore che ogni mattina andava in fabbrica per ottemperare al suo dovere di lavoratore. Per tutto questo sarebbe interessante conoscere i dettagli, senza voler violare alcuna privacy, di come il lavoro del congiunto all’interno di una fabbrica (che oggi un comitato vorrebbe accreditare come “altamente pericolosa per la salute e inquinante per l’ambiente”) veniva trascinato e vissuto in famiglia; per amore della verità Picarone dovrebbe confessare le eventuali ansie e preoccupazioni per la salute del padre oppure dovrebbe chiarire una volta per tutte che all’interno di quella fabbrica non si annida il “mostro del cancro” (come la De Gregorio ha fatto risaltare con il suo speciale televisivo “FuoriRoma”) e che, soprattutto e innanzitutto, le maestranze di quella stessa fabbrica hanno operato (se lo hanno fatto, e non ho ragioni per metterlo in dubbio !!) sempre e comunque con un alto senso di responsabilità e di comprensione e prevenzione per la salute di tutti i dipendenti.

            Le giuste risposte a queste domande può contribuire a darle il consigliere regionale Franco Picarone che ha vissuto, di riflesso, i momenti forse più difficili e di trasformazione della fabbrica; non scrivo in favore della parte datoriale, lotto per raggiungere una possibile verità, quale che essa sia.

            Ben sapendo che le eventuali rivelazioni di Franco Picarone sarebbero comunque soltanto una parte della storia non si può non rimarcare che esse sarebbero importantissime per capire come si sono comportati i responsabili dello stabilimento e per dare una risposta forte e decisa a quella giornalista televisiva e forse teleguidata, che ha infangato non la fabbrica ma l’intera città di Salerno.

            Franco perché non parli ?

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