Aldo Bianchini – Ennio Sica
PADULA – Nel precedente articolo abbiamo scritto in merito alla difesa sviscerata, ma anche giusta e condivisibile, che il prof. Nicola Spinosa aveva inscenato in favore di una dirigente come Mariella Utili (moglie di Guido Savarese – responsabile del Consorzio Arte’m-net che si è aggiudicato l’appalto per la gestione dei servizi nella Certosa di Padula) dalle eccezionali doti professionali ed organizzative (è Spinosa a dirlo).
Avevamo anche scritto, proprio in chiusura, che il prof. Spinosa nel momento in cui spendeva tutto se stesso in difesa della Utili non sapeva che di lì a poco sarebbe arrivata una tempesta anche per lui; probabilmente in un bicchier d’acqua ma sempre tempesta è.
Ma prima di affrontare questo punto è anche giusto spiegare chi è il prof. Nicola Spinosa, vero e proprio totem intoccabile nel firmamento dei beni artistici e culturali del nostro Paese.
“”Spinosa, nasce a Napoli nel 1943, si laurea nel 1965 presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Napoli, diventa dal 1984 Soprintendente, attualmente della Soprintendenza Speciale per il Polo Museale Napoletano. Già docente di Storia della miniatura e delle arti minori presso l’Università della Calabria dal 1973/74 al 1976/77, e attualmente docente di Museologia e storia del collezionismo presso il corso di Conservazione dei Beni Culturali dell’Istituto Universitario Suor Orsola Benincasa ha curato, tra l’altro, numerosissime e importantissime mostre, da Caravaggio a Giordano, da Cavallino al Barocco, da Barcellona a Valencia, da Capodimonte al museo del Prado a Madrid, per finire con Tiziano e Raffaello””.
E’ l’ 11 luglio del 2017 quando la Corte dei Conti rispolvera un vecchio fascicolo portato alla sua attenzione addirittura venti anni prima, nel 1997 per il seguente caso: ““Una parte dei soldi incassati dalle vendite dei biglietti per mostre e musei dovevano «tornare indietro», investiti in attività di promozione culturale. Era un modo per poter pubblicizzare i musei stessi e le opere che venivano messe in mostra, la quota da reinvestire arrivava fino al 30 per cento, mentre il 15 per cento, al massimo, andava a chi vendeva quei biglietti e il resto al museo. Ma tutto ciò in Campania e in particolare a Napoli non sarebbe avvenuto nel corso degli ultimi anni, ovvero dal 2000 al 2008”” (fonte Cormez del 12 luglio 2017).
Sempre dalla stessa fonte si legge: “Ieri la Corte dei Conti della Campania, dopo una indagine del pm contabile Francesco Viti Elio, delegata la Guardia di Finanza, ha notificato quattro inviti a dedurre per un danno erariale, dovuti a mancati introiti, di oltre otto milioni di euro: un milione per ogni anno. L’indagine ruota attorno a Nicola Spinosa, ex Soprintendente ai Beni culturali: «Primo responsabile del danno erariale». Oltre a lui c’è Guido Savarese, amministratore delegato delle aziende che si occupavano della riscossione, e due società che hanno ottenuto la concessione per la vendita di biglietti, ovvero la Mondadori Electa e l’associazione Civita. Nel mirino gli incassi milionari del museo Villa Pignatelli, Museo di Capodimonte, la Certosa di San Martino e la Certosa di San Giacomo a Capri. «Il mancato investimento nella promozione e nella programmazione di eventi da parte del concessionario, che si traduce in una mancata entrata per il polo museale, costituisce pregiudizio per lo Stato e soprattutto in danno del Mibact», scrive il pm contabile””.
La Corte dei Conti parla anche di un danno quantificabile in complessivi 8milioni di euro in quanto chi era responsabile dei controlli non avrebbe fatto quanto previsto dalla legge.
Ma la Corte non si è fermata qui ed ha allargato le indagini anche su personaggi come Rosa Russo Iervolino, Luigi De Magistris, Antonio Bassolino e Luigi Cesaro che nel corso degli ultimi venti anni hanno gestito, in maniera diretta e indiretta, il flusso economico legato alla bigliettazione dei grandi attrattori culturali e monumentali della Regione Campania.
L’inchiesta sarebbe tuttora in corso; ma noi ci permettiamo di aggiungere come è già noto a tanti che comunque le inchieste della Corte dei Conti vanno prese sempre con il beneficio dell’inventario; difatti sono tantissimi i casi in cui si sono concluse con un nulla di fatto.
Ma continuiamo a chiederci, nell’attesa di una sperata risposta, come ha fatto la Centrale Unica di Committenza incardinata nella Comunità Montana Vallo di Diano a non conoscere tutti questi aspetti prima di esaminare la pratica ed assegnare l’appalto per la gestione dell’Accordo di Valorizzazione dei servizi della Certosa di Padula e, quindi, anche della bigliettazione che in altre parti è sotto inchiesta.
La Certosa di San Lorenzo di Padula c’entra con questa inchiesta della Corte dei Conti ?
Cercheremo di scoprirlo nella prossima puntata.