SALERNO – Riprendiamo il discorso da dove nella puntata precedente lo avevamo lasciato e cioè dalla preparazione dell’attentato alla vita dell’ex presidente della Regione Campania avv. Gaspare Russo.
Presidente come venne a conoscenza che il suo nome era stato inserito tra quelli da colpire ad opera delle Brigate Rosse ?
== Con la rivendicazione della colonna delle Brigate Rosse “Siamo i nuclei armati martiri di Genova” il giorno dell’assassinio a Napoli dell’assessore regionale democristiano Pino Amato, che diceva : “Questa mattina (20 MAGGIO 1980) abbiamo giustiziato il boia Amato, domani giustizieremo il boia Gaspare Russo. F.to: Siamo i nuclei armati martiri di Genova”.
Presidente per lei furono ore di ansia e paura; cosa accadde dopo ?
== Io fui messo a conoscenza della mia condanna a morte da parte delle BR campane soltanto qualche giorno dopo. Nessuno mi informò. Siccome la rivendicazione delle BR era stata diffusa dalla Tv Telecapri, un mio zio abitante a Capri tentò inutilmente di contattarmi, ma non ci riuscì. In sostanza fu l’unico che fra i tanti, Autorità – Forze dell’ordine – Prefettura ecc. come è possibile leggere nel messaggio che avete già pubblicato, ritenne di informarmi. Il primo allarme da parte mia si manifestò il giorno dopo, essendo io determinato ad andare a Napoli, in ospedale, dove giaceva la salma dell’assessore Amato giustiziato. Mi trovai di fronte a molte resistenze, da tutte le parti cercarono di impedirmi questa determinazione di raggiungere Napoli per un saluto alla salma di Amato e un momento di vicinanza alla sua famiglia. Vista la mia irremovibile decisione di andare a Napoli, Prefettura e Questura organizzarono una complessa operazione di scorta per me. Questa situazione mi diede da riflettere. Francamente mi sembrò eccessiva. Ho capito dopo quando mi è stato recapitato una copia del messaggio dei Carabinieri della Compagnia di Sorrento sull’assassinio di Amato e la minaccia nei miei confronti.
Presidente come è possibile che nonostante la minaccia scritta nessuno l’allertò ?
== Purtroppo è così. E qui bisognerebbe aprire una riflessione a tutto campo sul comportamento delle molte autorità civili, militari e dell’antiterrorismo. Mi sono sempre posto una domanda come mai le molte autorità, in primo luogo quelle dell’intelligenze dei servizi segreti, non abbiano allertato Aldo Moro, sottovalutando ed ignorando il clima esistente.
Presidente come proseguì la vicenda ?
== Il giorno dopo durante la notte tra il 20 e il 21 maggio 1980 le Brigate Rosse campane, o almeno quello che era rimasto dopo quanto era successo il giorno 20 di maggio a Napoli, mi tesero un agguato, che stava riuscendo. Stavo a casa a Salerno insieme a diversi amici affranto per l’omicidio di Amato, giunse alla mia utenza telefonica che era pubblica (come lo è tuttora) che mi segnalava un incidente automobilistico all’uscita dell’autostrada a Piazzale Risorgimento, nel quale era stato coinvolto mio figlio. Come avrebbe fatto chiunque pensai di affrettarmi ad andare sul posto. Gli amici presenti a casa mia a mente più fredda mi fermarono dicendomi di fare qualche verifica con i Carabinieri o con l’Ospedale e la Questura per sapere cosa e se era realmente successo questo incidente. Da un giro di telefonate a Carabinieri, Questura, ospedale la risposta fu completamente negativa, nessuno sapeva niente. Nel frattempo mio figlio si ritirò a casa. L’agguato era fallito.
Poi tutto finì lì o lei ha avuto altre sensazioni ?
== Quella notte tutto finì lì. Mi resi però subito conto che la situazione era drammatica, ma non si poteva fare affidamento su niente e su nessuno.
Presidente le fu assegnata una scorta ?
== Me la offrirono, ma la rifiutai, nella convinzione risultata poi fondatissima fino al 1985 –epoca della distruzione della colonna BR campane- che le scorte in generale così come venivano organizzate servivano poco. Come del resto ha dimostrato la vicenda Moro. Bisognava difendersi da soli con altri mezzi, cosa che ho fatto.
E quali erano e sono questi mezzi ?
== Sono molti. E non vale la pena di enumerarli.
Presidente mi dica però qualcosa di più preciso ?
== Occorerebbe un libro. Mi limito a raccontare un fatto, che può dare l’idea della situazione in cui viveva e in gran parte vive ancora il nostro Paese. Circa una settimana dopo il capo e il vice capo del servizio civile, denominato SID, mi chiesero un incontro, che avvenne a casa mia. Con un certo imbarazzo il capo e il vice capo del SID cercarono di dare una sostanza alla loro visita. Dopo i convenevoli, per uscire dalla vaghezza dell’incontro feci loro vedere il comunicato delle BR. Con grande franchezza mi dissero che nessuno delle autorità menzionate nel comunicato di rivendicazione delle BR, li aveva messi a conoscenza.
Presidente lei qualche anno dopo ha conosciuto le BR a Parigi ?
== Non quelle operanti in Campania, ma alcuni di loro operanti in altre parti d’Italia, che si erano rifugiate a Parigi, ed erano protette dalla DOTTRINA MITTERAND, presidente della repubblica francese, tra questi anche Cesare Battisti che adesso è rifugiato in Brasile, che però non ho conosciuto direttamente. Ne ho conosciuto altri come Oreste Scalzone, Paolo Persichetti ed altri ancora, spinto dalla curiosità di conoscere il nemico.
E quale impressione ne ha ricavato ?
== Salvo alcuni protagonisti, pochi, di alto e medio livello, il resto era tutta manovalanza.
Presidente, per chiudere, quando ha preso realmente coscienza del grave pericolo ?
== Lentamente !! Era obiettivamente difficile per chiunque e per un normale operatore politico comprendere la gravità e la drammaticità della situazione. Avevo ad esempio del tutto sottovalutato l’assassinio del procuratore della repubblica di Salerno Nicola Giacumbi in pieno centro, il 16 maggio, cioè quattro giorni prima dell’assassinio di Pino Amato. L’azione fu rivendicata dalla colonna delle BR Fabrizio Pelli con una telefonata a Telecolore. Un’azione folle nei confronti di un magistrato indifeso, fuori dalla politica, operata dalla cellula terroristica salernitana. Eppure io sottovalutai completamente il significato dell’omicidio mentre quattro giorni dopo a Napoli era stato deciso il mio turno.
Presidente, perché Lei non si è subito allarmato dopo Giacumbi ?
== Me lo sono chiesto anche io e non ho trovato risposte ragionevoli alle azioni delle BR nei confronti di operatori politici, me stesso, Cirillo, Delcogliano. Dopo il sequestro Cirillo eravamo tutti quanti convinti che l’offensiva delle BR avesse come obiettivo il fallimento del “compromesso storico”. In realtà l’ideologia che ispirava le BR era oltre la pazzia. Noi, commettendo un errore madornale, gli attribuivamo un significato e un valore che era completamente fuori dalla loro visione. Mi spiego. Era comune convinzione che la politica delle BR fosse finalizzata a far fallire, come detto, il compromesso storico, cioè l’accordo tra la DC e il PCI. Invece la logica delle BR, pazzesca, era un’altra, perché né Amato, né Cirillo, né Delcogliano erano fautori del compromesso storico, semmai lo ero io soltanto, tra gli obiettivi designati.