Aldo Bianchini
SALERNO – Il resoconto del convegno avente per tema la cosiddetta “Emerging Insolvency” tenutosi mercoledì 9 maggio 2018 presso l’Università degli Studi di Salerno –Dipartimento di Scienze Economiche e Statistiche e l’Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Salerno– mi ha convinto, semmai ce ne fosse stato ancora bisogno, di focalizzare la mia attenzione su un giovane personaggio della finanza bancaria locale che risponde al nome di Cono Federico.
Prima di farlo, però, è opportuno capire, in parole semplici, cosa è la cosiddetta emerging insolvency. In pratica è la pratica attiva (ovvero la vera “best practice”) che in teoria dovrebbe favorire l’emersione dell’insolvenza che nella maggior parte dei casi è sommersa per un lungo arco di tempo; nascosta cioè nel ‘crepuscolo’ dell’attività imprenditoriale che è e rimane, per definizione, sotto le pieghe di difficoltà soltanto apparentemente risolte. Per essere più esplicito il crepuscolo è quella fase in cui, con oculatezza e intelligenza economico-finanziaria si intende fare riferimento al più o meno lungo momento nel quale sono già compiutamente emersi taluni segnali della crisi, ma non si è ancora (puntualmente) palesata una situazione di insolvenza e talora non si è neanche manifestata la necessità di assumere i rimedi connessi alla riduzione o alla perdita del capitale sociale.
Per favorire l’emersione dell’insolvenza e prestare il necessario soccorso terapeutico quando ancora è fattibile in maniera non traumatica per nessuno dei due contraenti (banca e investitore !!) bisogna essere capaci di entrare ed esplorare, anche nei minimi dettagli, l’animus confitendi dell’imprenditore che accede al credito bancario, preservandone la privacy, qualunque esso sia. Bisogna altresì essere capaci di prevederne gli sviluppi e di pilotarne gli effetti non soltanto a tutela della banca ma, soprattutto, a garanzia dell’imprenditore-correntista il quale fino a quando sarà capace di esporre una situazione economica-finanziaria accettabile lavorerà anche a garanzia della stessa banca che così, e soprattutto così, potrà continuare a prosperare anche in favore della comunità del territorio che si ritrova a servire. E chi può fare tutto ciò ?
Può farlo innanzitutto: 1) chi possiede nel suo dna almeno un gene della finanza, un gene che deve aver curato e valutato, con gli studi generali e di nicchia, anche caratterialmente un efficace e confidenziale rapporto con la controparte senza mai eccedere a disdoro della funzione che si svolge; 2) chi riesce a prevedere i flussi e i riflussi finanziari in conseguenza delle crisi anch’esse per buona parte sommerse; 3) chi è abile a leggere anche soltanto nei conti e nelle operazioni bancarie degli imprenditori e degli investitori privati per prevederne eventuali sviluppi negativi; 4) chi riesce a creare un pool umano e un modello lavorativo all’altezza della situazione; 5) chi con la giusta ambizione di carriera sa aspettare il suo turno in silenzio mentre studia ancora e cresce all’interno del suo mondo; 6) chi ha avuto, soprattutto, la grande fortuna di avere alle sue spalle un mentore capace di scegliere, formare, lanciare il suo delfino senza se e senza ma; 7) insomma chi è nato e cresciuto all’ombra di un leader dotato anche di carisma, facendo la giusta distinzione tra leader e personaggio carismatico.
Ebbene, chi rappresenta tutto questo, fa tutto questo e gode di tutto questo è, senza tema di smentite, il giovane Cono Federico, vice direttore generale della Banca Monte Pruno, che io non esito a definire il nuovo e giovane “enfant prodige” (inteso come persona che in età relativamente giovane ha raggiunto una posizione di grande rilievo nell’ambito di una professione generale o di nicchia) con tanto di laurea specifica della Bocconi; una laurea che sicuramente Federico non ha appeso al chiodo mettendola subito in discussione nell’apparato bancario privato e preferendo la competizione continua, avvincente ma rischiosa, al posto di una più comoda poltrona pubblica che nessuno gli avrebbe negato.
E dove c’è un enfant prodige c’è sempre, naturalmente, un leader tutor che ti sceglie, ti prende, ti forma, ti fa crescere e ti lancia nel firmamento pubblico e mediatico ben sapendo di aver scelto e calcolato bene i suoi e i tuoi passi, uno per uno, volta per volta; e questo tutor, nella fattispecie raccontata, ha un solo nome e cognome: Michele Albanese, personaggio di mezza età, leader indiscusso non solo nella “sua banca” ma anche, se non soprattutto, in tutto il territorio che è chiamato a servire e che va da Salerno a Potenza passando per il Cilento e il Vallo di Diano dove la sua fama e la sua fortuna sono nate ed hanno proceduto di pari passo, arrivando fino nel cuore pulsante dell’Università degli Studi di Salerno-Fisciano; proprio lì dove il suo allievo preferito è esploso, pochi giorni fa, in tutta la sua professionalità.
Difatti Cono Federico, nel convegno del 9 maggio di cui sopra, non ha deluso le attese del suo mentore e, soprattutto, non ha sfigurato al cospetto del Prof. Nicola Rocco di Torrepadula, Ordinario di Diritto Commerciale dell’Università degli Studi di Salerno, che con il massimo rispetto che si deve ad un monumento della finanza, Cono Federico, ha sfidato raggiungendo in molti passaggi livelli di assoluta parità.
Il cammino, però, per il dottor Cono Federico è ancora lungo, articolato e complicato; non dovrà mai farsi superare dalle sue giuste ambizioni che, in alcuni casi, possono anche travolgere e stravolgere un impianto costruito negli anni con grande meticolosità. Dovrà continuare a studiare e fare uso anche della psicologia più spicciola tenendo conto che la controparte, imprenditoriale o privata che sia, ha anche bisogno di questo. Poi, di sicuro, arriveranno nuovi e sempre più straripanti successi.