SALERNO – Stiamo assistendo ad una sorta di caccia all’uomo, tutti contro le Fonderie Pisano e tutti a favore della sua definitiva chiusura, nessuno che parla con dati scientifici alla mano dei presunti danni per la salute senza immaginare e/o ipotizzare una eventuale delocalizzazione. Per quest’ultima tutti schierati contro da Buccino a Canicattì, con l’arrivo sulla scena del medico oncologo e politico Tommaso Pellegrino (presidente del Parco Nazionale Cilento, Vallo di Diano e Alburni) che si è schierato contro la delocalizzazione rimarcando, a suo modo di vedere, i danni alla salute dei cittadini. Come altre volte per saperne di più sono andato nello studio dell’avv. Gaspare Russo ritratto nella foto con Papa Wojtyla il 26 maggio 1985 (sullo sfondo della foto si intravede l’allora sindaco Provenza).
Presidente la situazione delle Fonderie si complica ?
== Iniziamo dalla constatazione che i mezzi di informazione e, soprattutto, la stampa, stanno dando ogni giorno grande spazio alla problematica della delocalizzazione delle Fonderie Pisano. Ne cito alcuni; il presidente del Parco del Cilento ha annunciato la convocazione del consiglio del parco per formalizzare l’opposizione assoluta all’insediamento delle fonderie nel territorio del PNCVDA. Anche i quindici sindaci della Comunità Montana del Vallo di Diano hanno alzato le barricate. A Buccino le imprese alimentari sono pronte a chiudere, come scrive La Città mercoledì 11 aprile scorso.
Ma come si esce da questa situazione assurda ?
== Si, è una situazione assurda, complicata dall’assenza e dal balbettio della politica, dei politici, degli Enti maggiori. Il conflitto o lo scontro non è tra un’azienda industriale privata e il Comitato Salute e Vita. La vicenda va inquadrata in due valori fondamentali, costituzionalmente protetti, e cioè il diritto alla salute e il diritto al lavoro. Non si tratta, quindi, di un banale conflitto. Quello che appare preoccupante è il silenzio, l’assenza della politica, dei politici vecchi e soprattutto di quelli nuovi eletti il 4 marzo scorso, che hanno posto a base della loro azione il radicamento al territorio. Per non parlare della Regione Campania e del Comune di Salerno, che si affidano alle risoluzioni del Tar e poi del Consiglio di Stato, rinunciando ad una chiara scelta di azione politica e di politica industriale.
Presidente, dopo la saggia decisione del Tar di riaprire le fonderie si rischia che lunedì prossimo 16 aprile il Tribunale del Riesame le chiuda di nuovo sulla base del ricorso fatto dalla procura della Repubblica. A questo punto come la mettiamo ?
== Le istituzioni giudiziarie, sia quella amministrativa che ordinaria, stanno facendo egregiamente il loro lavoro. Viceversa gli Enti Pubblici (Regione, Provincia, Comune capoluogo, ASI, CCIAA, Sindacati, Associazioni Imprenditoriali) stanno a guardare, delegando, come da una vecchia consolidata abitudine, la risoluzione di problemi spinosi ad altri. Per non assumersi la responsabilità, che loro compete, di decisioni difficili e spesso impopolari.
Presidente ma Lei specificamente con chi ce l’ha ?
== Io sono un cittadino, fuori dalla politica attiva. Parlo da cittadino di Salerno, basandomi sulle mie conoscenze ed esperienze passate. Le Fonderie sono un ramo industriale di primaria importanza, che operano in tutti i Paesi. Le Fonderie Pisano sono una vecchia e fondamentale industria salernitana. Salerno è diventata una città terziaria, per maggior parte anche di basso livello. E’ un deserto industriale, con una grande area trasformata negli ultimi decenni in area per attività commerciali e impianti industriali collegati.
La domanda è: “Un’industria primaria, pesante, ha diritto o non ha diritto ad esistere ?”.
La risposta, a mio modesto avviso, è banalmente “SI”.
Nell’area industriale di Salerno esiste, lungo il fiume Fuorni, nella zona a monte della SS/18 un’ampia zona, voluta agli inizi degli anni ’60 dall’ex sindaco-podestà Alfonso Menna (presidente anche del consorzio per le aree industriali e dell’ Isveimer) per scongiurare la delocalizzazione del cementificio fuori dal territorio del Comune di Salerno. Dunque, la fonderia Pisano, una delle ultime industrie salernitane, va collocata in quella zona industriale a fianco all’esistente cementificio. E appena il caso di ricordare che un moderno impianto di fonderia non produce inquinamento che va al di sopra dei limiti delle norme esistenti. E aggiungo con emissioni di inquinamento atmosferico decine di volte inferiore a quelle prodotte dalla normale circolazione stradale. Quello che sconcerta, insieme all’assenza dei protagonisti della politica, e mi riferisco soprattutto a Provenza – Casciello – Conte e al Comune di Salerno, è la loro sostanziale estraneità dal problema e dalla indicazione di una sua soluzione.
Siamo di fronte ad una totale assenza di una politica industriale. Quale imprenditore volete che in queste condizioni politiche e ambientali possa immaginare di venire a fare investimenti a Salerno per creare occupazione, lavoro e crescita.