Cancro: l’oncologo napoletano che va a Milano

 

 

Aldo Bianchini

 

SALERNO – Può un oncologo napoletano farsi operare a Milano ? Questo è il tema di grande attualità dopo che l’oncologo napoletano Antonio Marfella (dirigente responsabile del settore farmaco-economia  presso la direzione sanitaria del “Pascale”, autore di oltre cento pubblicazioni scientifiche e presidente dei medici per l’ambiente in Campania) ha annunciato pubblicamente che andrà a Milano dove è in lista di attesa per l’intervento operatorio in robotica che gli è necessario per debellare il cancro alla prostata che lo affligge da qualche tempo. Una contraddizione in termini, così si direbbe nel linguaggio tecnico di uno che pur essendo responsabile della farmaco-economia fa spendere soldi in più alla sanità pubblica.

Umanamente parlando ognuno ha diritto di scegliere dove, come e da chi farsi curare e operare; soprattutto quando si tratta di cancro, e per giunta alla prostata con tutti i rischi connessi. E giustamente il dr. Marfella, seguendo le linee guida indicate dal “Memorial Sloan Kettering Center” degli USA ha scelto di farsi operare dove gli interventi in robotica sono all’ordine del giorno, o quasi.

E l’oncologo Marfella, anche se non richiesto, spiega pure i motivi della sua scelta personalissima (fonte Corriere del Mezzogiorno del 9 marzo 2018): “Per il mio cancro devo essere sottoposto a un intervento in robotica … questo tipo di intervento vada eseguito da strutture che ne facciano almeno 250 all’anno … nell’intero mezzogiorno non esiste alcun ospedale, Pascale compreso, che superi i 100 interventi alla prostata con il robot” (quindi al Pascale detti interventi si fanno ?); poi fornisce anche una serie di spiegazioni (ripeto, non richieste): perchè un cattivo intervento potrebbe far rischiare l’impotenza, perché ci sono le sale operatorie ma mancano infermieri a sufficienza, perché già altri medici hanno fatto la stessa scelta, perché l’ambiente campano danneggia molti cittadini, perché c’è ancora gente che cerca di negare l’esistenza della Terra dei Fuochi, ecc. ecc.

E infine la ciliegina sulla torta (meglio sarebbe dire sulla frittata !!): “Ho deciso di condividere le mie vicende sanitarie per far rendere conto a tutti di come funziona male la sanità regionale. Occhio, al Pascale ci sono colleghi bravissimi, eccellenti, ma che non vengono messi in condizioni di lavorare come pure saprebbero fare”. E perché non inizia lui, il dr. Marfella per intenderci ?

Non c’è che dire, tutte decisioni umanamente comprensibili ma non giustificabili, anche perché con questa sua condivisione pubblica si impone a tutti la domanda di cui in apertura: “Può un oncologo napoletano farsi operare a Milano ?”, sicuramente no. Perché il dott. Marfella non è un semplice medico ma uno dei maggiori responsabili di uno degli istituti per la cura dei tumori noto in tutta Europa (altro che l’istituto europeo di oncologia di Milano !!) e come tale non può rivoltare come un calzino l’intera sanità pubblica campana partendo da una vicenda personalissima; perché a questo punto bisognerebbe chiedersi perché non l’ha fatto quando non aveva necessità di cure speciali.

Oltretutto, nella sua dichiarazione pubblica, l’oncologo parla di tutto e di tutti, meno che dei tantissimi pazienti che affollano le corsie del Pascale e che da oggi dovranno incominciare a temere il cattivo funzionamento denunciato da Marfella; e questo sicuramente non è bello.

Detto questo, non ci resta che augurare al dottor Marfella tutto il bene possibile.

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