Aldo Bianchini
SALERNO – Qualche giorno fa è andato in scena l’ultimo “coup de foudre” della giustizia nostrana e Pasquale Aliberti è stato spedito ai domiciliari a Roccaraso (in provincia de L’Aquila) insieme ai genitori e senza braccialetto elettronico.
Alla luce di quest’ultima sceneggiata della commedia iniziata il 18 settembre 2015 mi viene soltanto da sorridere; naturalmente non posso fare altro che riproporre la cronistoria di questa lunga “via crucis” che ha travolto un innocente con un nome e cognome: Angelino Pasquale Aliberti, già sindaco di Scafati e uomo politico di punta del centro destra salernitano.
Gli uomini della DDA (Direzione Distrettuale Antimafia di Salerno) fanno un blitz, agli ordini del pm Vincenzo Montemurro, presso il Comune di Scafati, in casa e nell’ufficio degli Aliberti (marito e moglie) alla ricerca di prove concrete a sostegno dell’accusa di “scambio elettorale politico-mafioso”; è l’alba del 18 settembre 2015 ed è l’inizio delle disavventure giudiziarie per Pasquale Aliberti.
La richiesta di arresto per Aliberti, avanzata dal pm in data 18 giugno 2016 (cioè dopo nove mesi dal blitz) viene respinta dal Gip Donatella Mancini che smonta l’accusa riducendola a semplice “corruzione elettorale”; è il 28 giugno 2016 ed inizia una strana ma inquietante batti e ribatti tra Procura, Gip, Riesame e Cassazione.
Difatti il 7 luglio 2016 la Procura si oppone al rigetto della richiesta di arresto e chiede al Tribunale del Riesame di cancellare la decisione del gip Mancini.
Il 24 novembre 2016 il Riesame accoglie la richiesta della Procura e ordina l’arresto di Aliberti; pronto il ricorso per Cassazione da parte della difesa dell’ancora sindaco di Scafati.
La suprema Corte di Cassazione si pronuncia e rimette la decisione ad un nuovo collegio del Riesame; sembra aprirsi uno spiraglio per Aliberti ma a fine gennaio 2017 il Tribunale della Libertà riconferma il giudizio favorevole all’arresto.
Il 7 marzo 2017 nuovo ricorso per Cassazione da parte della difesa; passa quasi un anno e la Cassazione, infine, il 23 gennaio 2018 si pronuncia in favore dell’arresto in carcere dell’ormai ex sindaco di Scafati; difatti Aliberti diversi mesi prima della decisione della Cassazione si è dimesso dalla carica anche al fine di non offrire elementi di appiglio e per dimostrare che non può inquinare, non può reiterare e non può fuggire.
La mattina del 24 gennaio 2018 gli uomini della DDA si presentano in un’abitazione di Pagani, dove Aliberti è ospite di amici, e trascinano l’ex sindaco nel carcere di Fuorni.
Almeno due le richieste di scarcerazione avanzate dalla difesa e cadute nel nulla; almeno fino al 19 febbraio 2018 quando il nuovo gip Giovanna Pacifico riformula la decisione già assunta qualche giorno prima e ordina la scarcerazione dell’imputato anche senza il braccialetto elettronico (che come sempre non si trovava) spedendolo in un’abitazione di Roccaraso nella disponibilità dei genitori di Aliberti che hanno così la possibilità di risiedere insieme all’imputato.
Ma la procura, sicuramente, non ci sta e molto verosimilmente si opporrà; e noi continueremo a seguire la vicenda. Anche l’ultima mossa di perquisire casa e studio di Pasquale Coppola (già presidente del Consiglio Comunale di Scafati, prima amico e poi avversario di Aliberti) non lascia ben sperare su un ammorbidimento della posizione da parte della Procura. Vedremo !!
In questi ultimi provvedimenti mi sembra di rivedere, al rallentatore, la sceneggiata dell’arresto dell’allora presidente del Consiglio regionale Sandra Lonardo Mastella che venne spedita ai domiciliari fuori regione e cioè nel Lazio in casa di amici; con sempre la stessa motivazione: “fuori regione per impedire all’indagato di tessere ancora rapporti in sede locale o comunque di inquinare le prove”.
Per carità non mi permetto di mettere in discussione la motivazione ma alla luce di quanto accaduto per lady Mastella mi sembra una riedizione di una indiscutibile sceneggiata; anche perché per la Mastella sappiamo tutti come è finita e sappiamo anche che fra qualche giorno molto probabilmente salirà le scale di Palazzo Montecitorio per sedersi tra i parlamentari della repubblica.
Per questa ragione sento di poter dire a Pasquale Aliberti di rimanere il più possibile calmo; tanto fra qualche tempo anche lui potrà scalare la rampa di Montecitorio in forza della sua enorme popolarità che gli ha procurato consensi elettorali inimmaginabili per chiunque altro.