Da Gabriele Cavallaro
Tutte le forze politiche impegnate in campagna elettorale per giustificare le promesse elettorali e trovare le risorse necessarie si impegnano a rilanciare la cosiddetta spending review ( taglio delle spese inutili).
Presentando il suo programma a Porta a Porta Luigi Di Maio ha sostenuto che vi è la possibilità di tagliare la spesa pubblica attuale per circa 40mld annui per finanziare il reddito di cittadinanza.
Un ipotesi del tutto fantasiosa come sostiene l’esperto nazionale in materia Cottarelli nel suo recente libro : i setti vizi capitali dell’economia italiana
Si tratterebbe, infatti, di aggredire una spesa pubblica che secondo le stime più recenti contenute nella nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza ammonta a 843 mld per il 2017.
A questa cifra vanno sottratti gli interessi passivi per debito pubblico che sono pari a 65 mld .
Occorre quindi concentrarsi su una spesa di 777, 7 miliardi per trovare le spese inutili da tagliare tenendo conto che la spesa per pensioni è pari 264,6 mld mentre le uscite per sanità e servizi sociali sono pari a 343,8 mld e la spesa per la platea dei lavoratori della pubblica amministrazione è pari a 166,7 mld.
Come si vede il sentiero è molto stretto sempre che non si pensi a tagliare la spesa per pensioni e a sfoltire ancora di più i lavoratori della pubblica amministrazione ,cosa che nessuna forza politica si permetterebbe di fare in campagna elettorale.
Altro dato da considerare rispetto alla spesa pubblica è il rapporto con il Pil che per il 2017 è pari al 49,1% che non è molto lontano dalla media europea 46,3 .
Questo significa che la spesa pubblica italiana non è molto più alta in termini assoluti nei confronti della media dei paesi europei anche se i maggiori squilibri rispetto alla media europea si registrano nell’area della spesa pensionistica che in Italia è pari al 15,9 del Pil contro il 12,7 .
E’ giusto, quindi ,razionalizzare la spesa migliorando l’efficienza della pubblica amministrazione a tutti i livelli ma questa operazione richiede tempo e forte volontà politica.
D’altra parte il blocco delle assunzioni nella pubblica amministrazione e nella sanità, soprattutto in alcune regioni meridionali come la Campania, rischiano di rendere ancora meno efficiente la macchina amministrativa ed in alcuni casi di mettere in discussione l’erogazione di servizi essenziali come quelli sanitari, oltre a bloccare l’ingresso dei giovani che sono portatori di quella innovazione digitale necessaria per modernizzare l’amministrazione statale e locale.
Come si vede l’obiettivo a cui bisognerebbe puntare è quello di far crescere l’economia ad un ritmo più veloce di quello attuale dopo anni di recessione per la crisi finanziaria venuta dall’America, che ha distrutto il 20% della produzione industriale e creato milioni di disoccupati.
Si tratta di agire utilizzando le risorse disponibili per investire nell’economia reale attraverso la formazione e gli investimenti produttivi oltre a lanciare una vera campagna contro l’evasione fiscale e contributiva che secondo le ultime stime ammonta a circa 110 mld annui.
In America chi evade il fisco va in galera. In Italia tra ricorsi e controricorsi se la cava sempre fino all’immancabile condono tombale con la conseguenza che pagano più tasse quelli che sono meno ricchi vale a dire lavoratori dipendenti e i ceti medi che non possono evadere.
Di questo in campagna elettorale non ne parla più nessuno e si promettono riduzione di tasse per tutti: ricchi, poveri ed evasori scaricando sull’Europa la responsabilità della mancanza di risorse da investire .
Lo stato Italiano come diceva il buon Rino Formica è paragonabile a quel “convento povero frequentato da monaci ricchi”.
I dati, infatti, ci dicono che a fronte di un debito pubblico pari a 2300 Mld la ricchezza privata delle famiglie( mal distribuita da una politica fiscale ingiusta degli ultimi 25 anni che ha visto crescere le diseguaglianze sociali) ammonta ad oltre 9000 Mld di cui 4200 ricchezza finanziaria .
Se questi sono i dati sarebbe ora che gli amministratori del Convento Italia ponessero ai monaci ricchi il problema di contribuire a ricostruire la struttura economica sociale e produttiva per non mettere in discussione la loro stessa ricchezza e la coesione sociale.
Per ridurre la pressione fiscale su famiglie e imprese non basta proporlo occorre dire, tenendo conto dell’attuale struttura della spesa pubblica abbastanza incomprimibile , cosa occorre fare in concreto senza mai sottovalutare il livello del nostro debito pubblico la cui sostenibilità( capacità di pagare le cedole di interesse e di restituire il capitale prestato) è costantemente monitorato dagli investitori internazionali che lo sottoscrivono.
Nel 2011 l’Italia ha rischiato il fallimento e per calmare gli investitori internazionali che fuggivano dal nostro debito pubblico( circa 700 mld del nostro debito è sottoscritto da investitori esteri) ha dovuto pagare fino al 7% di tasso di interesse per finanziare il debito a 10 anni.
In un contesto cosi grave è bene ricordarlo che il tanto odiato governo di Mario Monti dovette adottare misure di austerity per impedire il fallimento dell’Italia a partire dall’odiata riforma delle pensioni per finire famosi tagli lineari che hanno colpito la spesa per sanità ed enti locali.
Solo l’intervento della Bce guidata da Mario Draghi con la politica monetaria espansiva e l’acquisto dei titoli di stato ha consentito ai tassi di interesse del debito a 10 anni di scendere dal 7% annuo di allora all’attuale 2,00 circa con enormi risparmi per gli interessi che lo stato paga per finanziare il debito.
Le proposte elettorali che non tengono conto di questo contesto economico finanziario internazionale e europeo rischiano di trasformarsi in false promesse elettorali che illudono i cittadini.
Sarebbe bene che anche gli elettori più responsabili ne prendessero atto se vogliono il bene dell’Italia.