SALERNO – Un arresto inutile ma caparbiamente voluto non solo dagli inquirenti ma anche da tanti suoi avversari politici, non ultimi quelli che prima di lui hanno sfiorato il carcere per reati ben piu’ gravi di quelli imputati all’ex sindaco di Scafati Pasquale Aliberti.
Un arresto che, seppure confermato dalla Cassazione, mi appare non dico immotivato ma quanto meno assolutamente forzato; dopo piu’ di tre anni di inchieste, di ricorsi e di controricorsi, delle dimissioni da sindaco, della decisione di incandidabilita’, dovremmo tutti chiedere perche’ e per cosa Aliberti e’ andato in carcere dalla mattina del 24 gennaio 2018.
Il quadro accusatorio, come si registra in tantissimi casi, sepure basato soltanto su delazioni interconnesse appare abbastanza solido per come esposto dalla Procura; bisognera’ vedere se reggera’ all’urto della difesa in dibattimento. Nel frattempo se non ci saranno fatti nuovi Aliberti rimarra’ in carcere anche se non potra’ piu’ fuggire, reiterare e inquinare. Anzi c’e’ di piu’, Aliberti ha gia’ dato ampiamente prova di non voler fuggire e non aveva piu’ (gia’ da tempo) possibilita’ di reiterare i reati e/o di inquinare le prove. Difatti gli atti sui quali si e’ discusso per la sua carcerazione sono cristallizzati da anni.
E allora perche’ la carcerazione: una prova muscolare della Procura, un’esigenza vitale per gli investigatori, un appiattimento del Riesame sulla Procura o piu’ semplicemente una questione nata per motivi investigativi e divenuta personale ?
Difficilissimo rispondere; conosce ndo almeno due della parti in causa (Montemurro e Aliberti) stento a credere ad una radicalizzazione dello scontro fino a livelli molto personali che nulla c’entrano con la egittimita’ di un’inchiesta che e’ nata, ripeto, soltanto sulla base di delazioni che hanno evidenziato falle clamorose dappertutto. L’azione legittima e leale del PM non evidenzia niente di personale, cosi’ come la difesa dell’indagato che pur apparendo spesso estremizzata e’ rimasta sempre nei binari del legittimo e innegabile diritto a difendersi con tutti i mezzi, anche con i social che la Procura, sbagliando, a cercato immotivatamente di bloccare.
L’ultimo post inviatomi da Aliberti sul whats-app risale a venerdi 19 gennaio 2018 (ore 7.35), dal suo contenuto non traspare alcuna preoccupazione per l’imminente decisione della Cassazione (23 gennaio) a dimostrazione di una tranquilla consapevolezza di innocenza.
Il giorno 26 novembre 2017 con uno dei tanti articoli dedicati alla vicenda avevo ipotizzato, per grandi linee, una lettera che Aliberti avrebbe potuto scrivere a Montemurro: “”Caro Dottor Vincenzo Montemurro, in questi anni e ancora di più in questi ultimi mesi ho ascoltato, ho letto giornali e visto commentatori che, molto spesso senza avere cognizione del procedimento penale che mi vede coinvolto per il reato di scambio politico mafioso, hanno espresso le loro opinioni in libertà, spesso senza considerare che dietro una vicenda così complessa ci sono uomini, famiglie e amici che vivono momenti di grande sofferenza …””.
Ma nella realta’ carceraria di oggi cosa potrebbe scrivere Pasquale Aliberti al pm Montemurro e per esso alla giustizia in genere ?; questo lo vedremo nella prossima pungtata.
Nel frattempo non mi resta da uomo libero che augurare al malcapitato Pasquale Aliberti una rapida soluzione della sua drammatica vicenda con la verita’ che presto verra’ alla luce e che vedra’ gli stessi suoi odierni detrattori pronti a schierarsi al suo fianco.