SALERNO – Lunedi scorso tutta l’America (U.S.A.) e’ stata attraversata, senza se e senza ma, dalle celebrazioni dell’89esimo anniversario dalla nascita di uno dei suoi figli migliori: “Martin Luther King Jr., nato Michael King Jr. nato ad Atlanta il 15 gennaio 1929 e ucciso a Memphis il 4 aprile 1968), King è stato un pastore protestante, politico e attivista statunitense, leader del movimento per i diritti civili degli afroamericani.
Il suo nome, da sempre, viene accostato per la sua attività di pacifista a quello di Gandhi, il leader della non violenza della cui opera King è stato un appassionato studioso, e a Richard Gregg, primo americano a teorizzare organicamente la lotta non violenta. L’impegno civile di Martin Luther King è condensato nella Letter from Birmingham Jail (Lettera dalla prigione di Birmingham), scritta nel 1963, e in Strength to love (La forza di amare) che costituiscono un’appassionata enunciazione della sua indomabile crociata per la giustizia.
Unanimemente riconosciuto apostolo instancabile della resistenza non violenta, eroe e paladino dei reietti e degli emarginati, “redentore dalla faccia nera”, Martin Luther King si è sempre esposto in prima linea affinché fosse abbattuto nella realtà americana degli anni cinquanta e sessanta ogni sorta di pregiudizio etnico. Ha predicato l’ottimismo creativo dell’amore e della resistenza non violenta, come la più sicura alternativa sia alla rassegnazione passiva che alla reazione violenta preferita da altri gruppi di colore, come ad esempio i seguaci di Malcolm X.
Decisivo per la sua azione antirazziale e per la sua vita in genefe fu l’incontro con John F. Kennedy e con il fratello Robert (Bob) il 23 giugno del 1960; i Kennedy lo rassicurarono affermando che ritenevano fondamentale la questione del diritto al voto e che erano favorevoli da sempre ai diritti civili. Una sorta di conversione ad U rispetto al loro pensiero di qualche anno prima, una conversione che tranquillizzo’ King che sostenne a spada tratta per tutta la campagna elettorale del futuro presidente degli Stati Uniti. Fino al punto che i Kennedy invitsrono il pastore a tenere un discorso ma il reverendo non poté accettare l’invito in quanto si doveva dare conto a Nixon e invitare anche lui, e a tale obiezione non si organizzò più nulla.
Il 10 dicembre 1964, a Oslo, ricevette il premio Nobel per la pace.
Alle 18:01 del 4 aprile 1968, a Memphis dove doveva tenere un discorso King uscì sul balcone del secondo piano del motel e venne attinto da un colpo di fucile di precisione alla testa.
Estremamente celebre è rimasto il discorso che Martin Luther King tenne il 28 agosto 1963 durante la marcia per il lavoro e la libertà davanti al Lincoln Memorial di Washington e nel quale pronunciò più volte la fatidica frase I have a dream (“Io ho un sogno”) che sottintendeva la (spasmodica) attesa che egli coltivava, assieme a molte altre persone, perché ogni uomo venisse riconosciuto uguale ad ogni altro, con gli stessi diritti e le stesse prerogative, proprio negli anni in cui, per dirla con le parole di Bob Dylan, i tempi stavano cambiando.
E’ soltanto pura immaginazione ma tutta la vicenda King lascia pensare che la sua morte possa anche essere messa in relazione all’uccisione dei due fratelli Kennedy: John Fitzgerald venne ucciso il 22 novembre 1963 a Dallas quando era presidente degli USA, mentre Bob venne assassinato il 6 giugno 1968 a Los Angeles poco minuti dopo aver tenuto un discorso ai suoi collaboratori per ringraziarli della vittoria nelle primarie della California che lo proiettavano verso la Casa Bianca e dopo aver parlago ampiamente dei diritti civili e della morte del suo amico King avvenuta due mesi prima.
Il sogno di Martin Luther King e’ ancora li immobile nella storia; molte cosesono state realizzate e conquistate dalla popolazione afro-americana, tantissime cose sono ancora di la’ da venire per la realizzazione completa del sogno. L’America ha avuto addirittura un presidente afro-americano che, comunque, non e’ riuscito a dare ai suoi simili tutti i diritti civili che necessitano pr una parita’ razziale reale.