Capaccio: Palumbo … il sindaco giustiziere ?

Aldo Bianchini

SALERNO – Una dichiarazione pubblica del sindaco di Capaccio, Franco Palumbo, ha scatenato una lunga serie di commenti di consensi e di dissensi. Come spesso accade le esternazioni dei personaggi poltici vengono quasi sempre strumentalizzate e quasi mai analizzate nella loro effettiva sostanza.

            In pratica il sindaco Palumbo ha, piu’ o meno, detto (fonte La Citta’) che: “”La comunità deve sapere che c’è un sindaco che non trascura niente, e che punta al cambiamento. A gennaio partiranno delle procedure di licenziamento, andremo fino in fondo i corrotti andranno via dal Comune. La velocità amministrativa è sostanza. Le assunzioni vanno riviste: per 60 dipendenti spendiamo 1 milione di euro all’anno. Capaccio Paestum è come un’azienda, la più importante del Cilento, e ha una capacità di 160 dipendenti. Ne mancano 100 ad oggi. Se avessimo fatto ciò che andava fatto saremmo in una direzione diversa, senza mortificare la dignità dei lavoratori con ricatti continui. Stiamo avviando tutte le procedure per recuperare capacità d’assunzione tramite concorsi trasparenti. L’anno prossimo assumeremo sei dipendenti. Il secondo anno altri 10 e così via …  È una sfida personale e politica non farò un mezzo passo indietro rispetto all’interesse di un popolo, che mi ha dimostrato un grande affetto e non posso non ripagarlo con un impegno serio e deciso””. 

            Una dichiarazione del genere è ritenuta sicuramente fuori delle righe da chi non conosce fino in fondo il sindaco di Capaccio; perfettamente in linea con il suo temperamento per chi, invece, lo conosce e lo segue da tempo.

            Comunque sia, la dichiarazione del Sindaco ha, comunque, suscitato scalpore in un mondo della politica aduso a mezzucci e squallidi compromessi avendo in  mente sempre e soltano le elezioni e i voti da conquistare a tutti i costi. In questa categoria non rientra ceramente il sindaco Palumbo che ha posto al centro dela sua azione politica soltanto l’interesse del suo popolo che e’ schierato, a grande maggioranza, con il suo modo di governare la citta’ piu’ importante del Cilento.

            Ma per chi non dovesse credere alle qualità amministrative di Palumbo è pregato di girare lo sguardo verso il Consorzio Farmaceutico Intercomunale; da quando Palumbo è presidente sembra essere calata sul prestigioso consorzio salernitano una ventata di aria assolutamente nuova in grado di combattere legittimamente anche le manie di prepotenza gestionale del Comune di Salerno, principale socio al comando dell’immarcescibile armata deluchiana.

            Ma chi e’ in realta’ il sindaco Franco Palumbo ? Sicuramente non è un giustiziere, piuttosto è semplicemente un uomo che sta cercando di rimettere in piedi un’amministrazione comunale che viene da antichi malgoverni, per non arrivare alle inchieste giudiziarie che, comunque, l’hanno attraversata e rallentata.

            C’è comunque nella dichiarazione di Palumbo qualche aspetto che richiama alla mente l’antico modo di lanciare messaggi trasversali; nella fattispecie, però, questi messaggi devono essere chiari e leggibili, ovvero il sindaco deve fare nomi e cognomi per non cadere nella trappola delle reazioni legali dei dipendenti che, forse, non mancheranno.

            Il collega Sergio Vessicchio sul suo giornale online Agroplinews.it cosi’ definisce la vicenda: “”Un arrampicata sugli specchi di Palumbo molto pericolosa doverosa di un seguito totale e cioè subito arricchita di denunce alla procura della Repubblica facendo nomi e cognomi  altrimenti Palumbo rischia di finire sotto processo per diffamazione e calunnia e in città c’è  già chi vuole portare le parole del sindaco al vaglio della magistratura””. Non è proprio cosi’, ma il rischio c’è ed è concreto. In provincia e, forse, in Italia c’e’ un unico personaggio politico a cui è consentito di sparare a zero su tutti senza fare nomi, si chiama Vincenzo De Luca, a tutti gli altri questo privilegio non è accordabile.

            In genere quando si parla di pubblici dipendenti (nonostante le dicerie giuste o malevoli sul loro conto) bisogna sempre andarci con i piedi di piombo per non correre il rischio di azioni eclatanti che poi si ritorcono contro il loro autore.

            Insomma per capirne di piu’ quando si parla, ripeto, di pubblici dipendenti è bene dare una ripassata anche veloce al libro “I nullafacenti” di Pietro Ichino; un libro che soprattutto la CGIL e la sinistra di questo Paese hanno rapidamente seppellito nell’oblio del tempo cosi’ come hanno zittito il suo stesso autore che, grazie a quel libro, ora naviga comunque e tranquillamente nel Transatlantico di Montecitorio.

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