SALERNO – Il dado e’ tratto, si vota il 4 marzo 2018. Il capo dello stato Sergio Mattarella dall’alto della sua enorme capacita’ istituzionale ha deciso, credo, in perfetta solitudine ubbidendo soltanto alle regole costituzionali ed alla prassi ormai piu’ che consolidata. Lo hanno tirato per la giacca un po’ tutti, il PD che voleva posticipare il voto fino a maggio e il centro destra che voleva addirittura anticiparlo nell’autunno appena passato: non si e’ fatto influenzare da nessuno ed ha deciso secondo coscienza sciogliendo le camere proprio nel momento e nel modo in cui dovevano essere sciolte mandando tutti a casa.
Moltissimi dei parlamentari uscenti non siederanno piu’ a Montecitorio e a Palazzo Madama e ritorneranno alle attivita’ precedenti, ammesso che le abbiano mai avute. Oltre trecento di loro hanno cambiato piu’ volte bandiera nel corso della legislatura appena conclusa per un totale di oltre cinquecento passaggi; incredibile ma vero, nel segno di un orami inesistente senso di appaenenza.
Da martedi 2 gennaio la battaglia sara’ aspra e giocata a tutto campo senza esclusione di colpi, ci saranno alleanze vere e quelle di convenienza; ci saranno portatori di progetti e di idee ma anche semplici portaborse e approfittatori. Una cosa e’ certa: le elezioni della primavera 2018 saranno elezioni che, comunque vada, cambieranno qualcosa almeno dal punto di vista del futuro assetto politico anche in funzione del voto che la gente esprimera’ nel segreto della cabina elettorale.
Il PD, stando ai sondaggi, si presentera’ alle urne in una posizione di rincalzo rispetto ai due grossi aversari che gli osservatori indicano in Mov. 5 Stelle e l’alleanza di centro destra; di sicuro sembra esserci il fatto che Matteo Renzi ha perso la partita prima ancora di cominciarla; il renzismo e’ durato molto poco, gli errori sono stati tantissimi (fanno ancora parlare la Serracchiani !!) e dal novembre 2016 e’ stata una caduta continua. Se ne sono accorti per tempo i bersaniani che hanno dato, forse, il tocco finale per una sconfitta inquietante. Renzi voleva rottamare ma ha finito per personalizzare la battaglia contro i vecchi custodi del partito e della sinistra preferendo bravi ma inesperti ed anche presuntuosi giovani alla grande esperienza di chi la sinistra l’ha fondata e preservata nei suoi valori essenziali. Ma non ha fatto in tempo, Matteo, a creare una vera leader schip che possa guidare il Paese; perfino Gentiloni e’ lontano mille miglia dalle posizioni del segretario nazonale del partito democratico che di democratico non ha assolutamente niente.
Il quadro politico del dopo elezioni non appare molto sereno, se i pentastellati diventeranno il partito di maggioranza relativa il presidete Mattarella non potra’ esimersi di chiamare Di Maio per la formazione del governo e la situazione di sicuro si complichera’. Insomma ci aspetta di tutto e di piu’ nel dopo elezioni del 4 marzo.
Alcuni opinionisti avanzano, seppure cautamente, l’ipotesi che il voto fissato per il 4 marzo possa essere dannoso per Renzi che aveva bisogno di piu’ tempo per elaborare un nuovo progetto vincente.
Questo lo sapremo soltanto il 4 marzo, e solo allora potremo probabilmente dire che l’attacco a Renzi da parte di tutta la sinistra ha raggiunto il suo obiettivo.