SALERNO – Qualche giorno fa Gabriele Cavallaro, esperto di vicende bancarie e collaboratore di questo giornale, ha scritto un interessante articolo sulla Commissione Banche dichiarando che la stessa è stata una occasione mancata. Mai affermazione fu più giusta ed appropriata.
La commissione parlamentare di inchiesta sulle banche -ha scritto Cavallaro- si è trasformata, come era prevedibile, in un palcoscenico di teatro dove ognuno recita a soggetto in vista delle prossime elezioni politiche e dove qualcun altro, come Vegas ex Presidente dalla Consob, tenta di sottrarsi alle sue responsabilità chiamando in causa, pur senza accusarla di niente, la Boschi. E come dare torto a Cavallaro ed alla sua tesi sul momento drammatico delle banche e della Commissione Parlamentare d’Inchiesta.
Quando Cavallaro ha scritto queste cose non sapeva, pero, della clamorosa recita a soggetto di Federico Ghizzoni, ex amministratore delegato di Unicredit -la banca che avtrebbe dovuto acquisire Banca Etruria in cui era vicepresidente il padre della Boschi-, che ha tenuto tutta l’Italia con il fiato sospeso per quella sua famosa frase –parlerò soltanto dinanzi alla Commissione– e che con le sue affermazioni ha scagionato in un colpo solo sia Maria Elena Boschi che Ferruccio De Bortoli già querelato dalla Boschi per le sue affermazioni nel libro sulle banche.
Un gande personaggio, non lo si puo nascondere, questo Ghizzoni perchè ha saputo mantenere tutti sulla graticola per arrivare alla fine e non dire assolutamente niente. Ghizzoni è lo specchio dell’italiano medio, possiamo essere fieri di lui per essere riuscito a navigare in mari tempestosi senza apparentemente alcun danno.
I lavori della Commissione, quasi certamente, non riusciranno a capire quanto accaduto e ad individuare precise responsabilità, anche perchè, lo si voglia o meno ricnonoscere, la Commissione è naturalmente politica. Del resto stento a ricordare una Commissione Parlamentare d’Inchiesta non politicizzata e, peggio ancora, che abbia raggiunto gli obiettivi dichiarati per tacitare le aspettative popolari.
Il caso più emblematico rimane quello della Commissione Parlamentare d’Inchiesta sul terremoto dell’80 dell’Irpinia, passata alla storia come Commissione Scalfaro, che produsse una relazione di circa tremila pagine senza una ricaduta sull’assetto politico del Paese ma che contribuì alla demolizione dello stesso assetto politico che l’aveva partorita, soltanto quando la magistratura decise di metterci le mani.
Ecco l’unica domanda possibile è perchè la magistratura non entra a piè pari nell’intricata vicenda delle banche decotte, come mai non riesce a trovare anche il più piccolo dei cavilli per entrare nel sistema, e come mai sempre la magistratura assiste inerte al palcoscenico della macchiette della Commissione d’Inchiesta relativamente alle affermazioni, una più pittoresca dell’altra. Si sicuramente qualche tentativo è stato fatto, basta ricordare l’inchiesta Consip, ma niente di più. Sembra quasi che il sistema di potere nazionale, tra politica – banche – imprese e istituzioni sia talmente forte e ramificato che tutti, anche la magistratura, devono arrendersi all’evidenza.