SALERNO – La questione delle cosiddette “quote rosa” non riesce proprio ad andarmi giù, ma non per un malcelato senso maschilista, piuttosto per un principio insopprimibile di legittimità elettiva. La legge sulle quote rosa in politica è un clamoroso obbrobrio perpetrato sull’onda di una cattiva interpretazione dell’altrettanto cosiddetta “parità di genere”. Se ci fermiamo all’analisi letterale del termine “parità di genere” è semplice capire che parità sta per parità naturale e non certamente per parità imposta da una legge.
Il caso clamoroso del Comune di Prignano Cilento, magistralmente condotto sul filo del diritto dall’avv. Marcello Feola, è molto significativo ed esplicativo in merito al concetto che cercherò di esprimere con questo articolo. Per capirne di più è necessario pubblicare integralmente il comunicato con cui il prof. Feola ha diffuso la notizia della condanna del Comune: “”Sindaco del Comune di Prignano Cilento non ha rispettato le quote rosa nella composizione della Giunta. Su ricorso del consigliere comunale Cataneo Antonella, già Sindaco del Comune cilentano, rappresentata e difesa dal sottoscritto avvocato , con sentenza n. 1746/2017 il Tar di Salerno ha affermato l’illegittimità della composizione della Giunta Comunale di Prignano Cilento, in quanto composto da soli componenti uomini (monogenere). Il Tar di Salerno è pervenuto a tale decisione sul presupposto che la legislazione di settore obbliga al rispetto delle quote di genere anche i piccoli Comuni..Salerno lì 12 dicembre 2017 – F.to: prof. avv. Marcello G. Feola “”.
La vicenda di Prignano, al di là della sua legittimità sul piano del diritto, dovrebbe indurre almeno ad alcune riflessioni; e se non le fa la stampa queste riflessioni chi le deve fare ?
La prima domanda è tutta politica: quale soddisfazione c’è nel reclamare un posto in una giunta municipale quando a monte c’è stata probabilmente una sconfitta elettorale ? Capisco che il sindaco nella nomina dei suoi assessori avrà sbagliato andando al di là della legge, ma rimane il fatto che, sul piano squisitamente politico, una sonora sconfitta non può ritorcersi con una condanna a carico del vincitore. Il concetto della “parità di genere” va benissimo quando una donna viene danneggiata sul piano di un giusto concorso pubblico solo perché donna, ma dovrebbe essere rivisto quando si tratta di applicarlo alla politica. In pratica la donna in questo caso viene favorita due volte, la prima per la candidatura e la seconda (come per Prignano) anche nella formazione della giunta in cui non avrebbe diritto politico ad entrare perché sconfitta dagli elettori.
La seconda domanda è tutta di carattere etico-sociale: quale soddisfazione c’è nel rivendicare una carica che l’elettore ti ha impedito di conquistare legittimamente, Capisco che c’è la legge, ma ormai tutto l’impianto delle quote rosa dovrebbe essere rivisto sul piano legislativo perché non più adeguato ai tempi e anche alle giuste e legittime aspettative delle donne che hanno tutto il diritto di primeggiare, ma non dopo essere state bocciate dal voto democratico degli elettori.
Un’ultima considerazione bisognerebbe allargarla allo “stato sociale” conquistato dalle donne in questi ultimi quarant’anni, da quando cioè iniziarono le grandi battaglie femministe per la conquista della parità. In questi ultimi decenni in tutti i settori non elettivi le donne, con la loro perspicacia e intelligenza, hanno conquistato ruoli importantissimi sia dal punto di vista professionale che da quello di importanza della carica ricoperta dopo severi concorsi: la magistratura è fatta dal 70% di donne, la scuola dall’80% circa, gli enti locali dal 60%, ecc. ecc. L’ondata impressionante della conquista delle donne si ferma dinanzi alla porte della politica, ma qui ci ha pensato la legge che impone addirittura agli elettori di votare per forza anche una donna dopo semmai aver votato un uomo. Se tutto questo soddisfa le donne non mi rimane che arrendermi e porgere le mie felicitazioni alla consigliera comunale Antonella Cataneo di Prignano Cilento che ha vinto la sua battaglia legale ma, forse, ha perso qualche elettore.
Il sindaco Giovanni Cantalupo se ne faccia una ragione, tanto questo scempio presto finirà.