PADULA – In risposta al nostro ultimo articolo (in ordine di tempo) sulla Certosa dal titolo “Certosa di Padula: l’attesa dell’accordo di valorizzazione mentre il declino inarrestabile continua… chiuso lo storico bar della famiglia Pannullo!!” la lettrice Marialuisa Isolani (che non conosciamo) ha postato il seguente commento: “…non mi piace … dovrebbe esistere anche questa opzione !” che, al di là della libertà di pensiero che appartiene ad ognuno di noi, mette chiaramente in evidenza un sequel già visto, ovvero la bocciatura preconcetta senza una spiegazione logica. Difatti se su Facebook manca il tasto “non mi piace” sicuramente non è colpa nostra, anzi cercheremo nel nostro piccolo di sollecitare la centrale FB in Arizona a farlo sollecitamente.
Abbiamo ripreso il suddetto post perché, sempre a nostro sindacabile giudizio, ricalca esattamente quello che ormai da decenni accade nel Vallo di Diano in una sceneggiata-comica napoletana tra i tantissimi amministratori, comunali e non, che se le suonano di santa ragione appena un altro amministratore e/o un personaggio di spicco si permette di esprimere il proprio pensiero o, meglio ancora, di suggerire soluzioni programmatiche e politiche. Solo per la cronaca vi invitiamo a riflettere su quanto accaduto non appena il presidente della Comunità Montana, in maniera del tutto legittima, ha cercato di portare in consiglio la “questione Certosa” perché, checché ne dica la sig.ra Isolani, la rinascita del monumento certosino appartiene a tutta la comunità valdianese e non soltanto al Comune di Padula. Apriti cielo, il sindaco guerriero di Padula non solo ha accusato il presidente della CM di sconfinare negli orticelli altrui (come opportunamente e abilmente riportato dal giornalista Antonio Sica su Italia2.it), come se la questione Certosa fosse soltanto roba sua, ma si è assentato anche dal consiglio. Niente di più sbagliato.
Ma noi nel ragionamento andiamo oltre per ricordare a tutti che l’attacco più duro verso tutti gli amministratori locali e, quindi, anche verso il Comune di Padula e la stessa dirigenza della Certosa è stato portato domenica 15 ottobre nel contesto di un convegno presso l’hotel Certosa dal direttore generale della Banca Monte Pruno, Michele Albanese; a questo attacco molto pungente, però, il sindaco di Padula non ha risposto né replicato come ha fatto contro il malcapitato presidente della CM. E ci chiediamo: “Ma il sindaco di Padula non ha risposto per le rime ad Albanese perché lo stesso rappresenta il vero potere economico di tutto il comprensorio valdianese ?”; a dare una risposta può essere soltanto il sindaco. Se così fosse saremmo di fronte ad un fatto di una certa gravità e, comunque, di una mossa politica di basso livello.
Ma ritorniamo all’inizio del discorso per capire e spiegare perché il “sequel già visto” nel Vallo di Diano, e sapientemente riportato a galla dal giornalista Antonio Sica di Italia/2 tv, la fa da padrone, a cominciare soprattutto dalla classe politica che regna indisturbata da una trentina di anni, salvo poche novità inseritesi negli ultimi anni grazie più alla loro personale abilità che al furore popolare contro la stagnazione del potere sempre nelle mani degli stessi attori (e il sindaco di Padula come il presidente della CM sono ottimi esempi nella negatività imperante).
L’attuale classe politica valdianese è stata partorita, per un buon 90%, dalla vecchia classe dirigente che attraverso la DC e il PSI era schierata l’una contro l’altra in assetto antisommossa; il PCI aveva un ruolo molto marginale, tanto è vero che oggi di amministratori ex comunisti non ce ne sono. Quindi tutti i personaggi, di seconda e terza fila, dell’allora Democrazia Cristiana e Partito Socialista sono oggi ai vertici della cosa pubblica e lì intendono rimanere contro tutto e contro tutti. Sono portatori, però, di un peccato originale, quello cioè di credersi tutti dei leader sulla scorta di quanto i loro sponsor (la classe politica degli anni 70-80) non sono stati in grado di passare con una formazione continua. In pratica i vari Quaranta, Brandi, Pica, ecc. per far crescere e conservare il proprio potere non pensarono minimamente a creare i delfini che avrebbero dovuto prendere le redini della cosa pubblica dopo la conclusione della loro vita politica; probabilmente non erano leader neppure loro ma soltanto personaggi dotati di un certo carisma e, dunque, capaci di assoggettare tutti gli altri ai loro voleri.
Oggi, nel Vallo di Diano, ci ritroviamo con tantissimi sindaci e/o personaggi delle istituzioni (tutti rigorosamente ex DC e PSI) che ritenendo ingiustamente di essere leader attaccano a testa bassa chiunque si azzardi a sbarrare la loro strada verso un ipotetico successo. Rarissimamente gli amministratori del Vallo si ritrovano d’accordo su decisioni. Insomma quelli di oggi che hanno ereditato le cattive posizioni (per non dire altro !!) di quelli di ieri, non riescono a trasferire le “buone pratiche” ai giovani rappresentanti delle generazioni future. Trovatemi un giovane che è nato, cresciuto ed avviato al successo all’ombra di uno dei qualsiasi cosiddetti leader di oggi e noi cambieremo mestiere.
Proprio i giovani sono il problema più serio per il futuro del Vallo di Diano; quelli virtuosi sono già andati via e quelli che sono rimasti si sono già arresi alle logiche spartitorie e di potere, locali e provinciali, anche mettendosi in coda ai “figli del kaimano”. Il caso del presidente del Parco è un caso a se per almeno due motivi: 1) appartiene alla categoria degli adulti ma quando ha iniziato era giovane; 2) si è costruito da solo ed è cresciuto da solo arrivando nel Vallo addirittura da Napoli già con l’elezione a parlamentare nazionale in tasca. Dunque anche in questo caso, più unico che raro, i vecchi soloni della politica locale non hanno fatto niente, anzi quando hanno potuto sicuramente hanno cercato di sbarrargli la strada.
Ma il discorso sarebbe troppo lungo e, quindi, bisogna prendere al volo casi come lo scontro sopra descritto per entrare a piè pari in un mondo che si sta incartando su se stesso e che si avvia verso la fatale consunzione. Per chiudere, ci meraviglia molto che il presidente della CM sia rimasto sorpreso dall’uscita fuori luogo del sindaco di Padula rischiando di rimanere anche lui impigliato nella puntata di “scherzi a parte” andata in scena sulle frequenze mediatiche del Vallo di Diano. E mi viene spontanea la domanda: “Ma Imparato ha reagito perché Accetta voleva discutere della gestione della Certosa o perché lo stesso Accetta ha insidiato la serenità dell’amministrazione comunale di Padula ?”; beh !! ad essere sincero credo che nella sua intromissione Accetta sia caduto in un auto-tranello quando al giornalista Antonio Sica confida che “Proprio io sono stato testimone quella domenica 15 ottobre dell’episodio che ha innescato la denuncia del direttore Michele Albanese. Ci trovavamo in Certosa per l’inaugurazione della giornata FAI, e furono proprio un consigliere e un assessore del comune di Padula a raccontare a me e Michele Albanese l’episodio dei 30 turisti tedeschi costretti a rinunciare alla visita per la mancanza di una guida in lingua tedesca e l’impossibilità di utilizzare la propria”. Insomma in maniera abbastanza trasversale il presidente Accetta fa balenare il sospetto che due esponenti della maggioranza padulese hanno tramato alle spalle del sindaco ma si astiene dal fare nomi e cognomi dei due velenosi e sotterranei accusatori-dissidenti; la reazione del sindaco di Padula potrebbe essere, quindi, anche giustificabile se letta solo sotto questo aspetto. Ma chi sono i due cospiratori ? Cercheremo di scoprirlo nella prossima puntata.
Lo stato quo non fa entrare a nessuno che non sia del solito gruppo dominante nei paesetti del vallo di diano.
La straordinaria e inigualabile Certosa di San Lorenzo, sita in Padula, dobbiamo essere d´accordo, appartiene a tutta Italia, direi che si tratta di un bene dell´ umanitá. É di tanta importanza che il municipio padulese solo, non puó subrugarse potere assoluto su quella grandiosa struttura e tutto quello che succede interessa a tutto il vallo, a Italia e al mondo.