Annalisa Corinaldesi
SALERNO – Riceviamo e molto volentieri pubblichiamo la lettera aperta sulla Certosa di San Lorenzo di Padula, ovvero su come rilanciare il monumento del Vallo di Diano verso traguardi sicuramente possibili e molto più importanti di quelli finora raggiunti. Finalmente le istituzioni, e la Banca Monte Pruno che ha come direttore generale Michele Albanese (autore della lettera aperta) è senza dubbio una istituzione con propria capacità economica e di investimento.
Ci fa piacere prendere atto che il dibattito, più volte sollecitato da questa testata giornalistica con una lunga inchiesta, incomincia a muovere i suoi primi passi verso un ampliamento che possa coinvolgere davvero tutto il comprensorio territoriale trascinando anche la politica in un discorso che potrà essere la vera risorsa di un territorio che non riesce a cambiare pelle dopo decenni di abbandono.
“”A seguito del mio recente intervento sulla Certosa di Padula, si è sviluppato un ampio dibattito che ha coinvolto tutti gli attori sociali del territorio, enti, istituzioni e moltissimi cittadini. Questa attenzione riservata alla mia riflessione testimonia quanto il tema in questione sia sentito, a tutti i livelli, nel territorio valdianese. Mi preme, intanto, ringraziare tutti coloro i quali hanno inteso dare un contributo a questo dibattito, condividendo o meno le mie parole, suggerendo delle alternative oppure, come ho fatto io, mettendosi semplicemente a disposizione. Voglio, oltretutto, precisare che la mia proposta di Fondazione era solo l’esempio di uno strumento atto a garantire autonomia gestionale alla Certosa e come tale va considerato. Diversamente, la necessità di avere una direzione in loco, come è avvenuto per il sito archeologico di Paestum, mi pare decisiva e non più rinviabile. Ai pochissimi che hanno voluto strumentalizzare, a mezza voce, le mie parole, considerandole una indebita ingerenza in un settore che non mi appartiene o, addirittura, il preludio a una possibile candidatura politica, rispondo in modo netto: non ho alcuna ambizione in tal senso, anzi mi rattrista profondamente pensare che una presa di posizione così limpida, come la mia, possa essere ritenuta un mezzuccio da campagna elettorale. Sono logiche che rifiuto e che non appartengono al mio modo di essere e di operare. Rivendico, invece, con orgoglio, il diritto-dovere di interessarmi a questo territorio e, nello specifico, a un monumento che, se gestito nel modo migliore, potrebbe contribuire a risollevare le sorti, anche economiche, dell’area valdianese. Questo mi sta a cuore come uomo, cittadino e direttore di un Istituto che ha investito e scommesso sulle potenzialità del Vallo di Diano e che ha fatto del rapporto con il territorio la propria forza. Quello dei beni culturali è un settore in forte crescita, come dimostra anche la grande domanda di cultura e il desiderio di fruizione, ma è anche un settore in continuo e costante cambiamento. È necessario, perciò, adeguarsi alle “nuove” modalità di offerta del patrimonio culturale, a partire dai modelli di gestione per arrivare agli operatori del settore, che devono dimostrarsi in grado di rispondere alle esigenze di un pubblico sempre più consapevole. L’esempio delle gestioni di Paestum e Caserta ne sono la testimonianza. La Certosa di Padula al momento rappresenta, lo ribadisco, una enorme potenzialità inespressa, che non è assolutamente da meno ai predetti siti. Resto convinto che solo attraverso l’impegno di tutti gli enti e le istituzioni interessate, ma anche di privati e di singoli cittadini, sarà possibile rilanciarla in modo significativo e definitivo e farne il motore dell’economia del nostro territorio. Non serve, dunque, alcun protagonismo sulla vicenda né “salvatori della patria”. Serve invece la volontà di impegnarsi, con umiltà, a fare qualcosa di positivo, intervenendo sui tanti problemi presenti e sfruttando – mi sia consentito dirlo – anche chi ha messo a disposizione mezzi, strumenti e volontà per contribuire liberamente e, senza secondi fini, alla costruzione di un futuro migliore per il nostro territorio. A questo punto non mi resta che ringraziare per tutta l’attenzione riservata e sperare nell’impegno di chi può adoperarsi, nell’immediatezza, affinché venga dato alla Certosa quel ruolo a cui tutti auspichiamo. Cordialmente. Michele Albanese””.
Il direttore generale Albanese, esprimendo alcune sue convinzioni, ha chiarito con dovizia di particolari ogni dubbio (ma noi non ne avevamo !!) sulla sua volontà di impegnarsi lealmente per un territorio che ama e che sente suo, e non soltanto per ragioni di grossi investimenti che il suo istituto bancario opera ciclicamente sul predetto territorio.
Proprio in queste ore Dario Franceschini, ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, ha dichiarato che l’esperienza innovativa della conduzione manageriale nella gestione dei beni storico-culturali è stata un successo; ma giustamente “manager” non si diventa per carriera statale (salvo casi eccezionali che pure esistono) ma per predisposizione naturale (il famoso “quid” in più) al comando ed all’organizzazione. Come dice lo stesso Albanese basta guardare ai casi di Paestum e Caserta per capire che occorre “suonare la sveglia” per riuscire a smuovere l’elefantiaca lentezza evidenziata in questi ultimi anni nella gestione della Certosa di Padula. La politica, più che la banca o le associazioni, deve adesso recitare la sua parte e, come più volte abbiamo sostenuto, deve fare fronte comune per ottenere lo sganciamento del monumento certosino dal Polo Museale Campano e per affidarlo ad un manager capace, al di là di ogni bega o polemica politica che da tempo assillano il territorio.
direttore: Aldo Bianchini